24 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Opera

Muti lascia l'Opera di Roma. Polemica con Fuortes

Il maestro non dirigerà l'«Aida» inaugurale e le «Nozze di Figaro» in programma per la primavera 2015. A causare la rottura le continue polemiche con sindacati, maestranze e teatro

ROMA - Riccardo Muti dice addio all'Opera di Roma. «Non ci sono le condizioni per garantire quella serenità che mi è necessaria per il buon esito delle rappresentazioni». Così il maestro, con due lettere indirizzate ai vertici del teatro e al sovrintendente Carlo Fuortes, lascia dopo sei anni, complici le tensioni che vanno avanti da tempo con sindacati, maestranze e teatro. Non sarà dunque lui a dirigere l'«Aida» inaugurale e le «Nozze di Figaro» in programma per la primavera 2015.

FUORTES SOTTO ACCUSA - «Apprendiamo con dispiacere e preoccupazione della decisione del maestro Riccardo Muti di rinunciare a dirigere le due opere in cartellone per la prossima stagione del Teatro dell'Opera. Auspichiamo un suo ripensamento», scrive Alberto Manzini, segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio. «Più che un semplice ringraziamento ci saremmo aspettati da parte del presidente del Teatro nonché sindaco di Roma Capitale e da parte del sovrintendente Fuortes provvedimenti idonei a garantire la permanenza del maestro Muti in questa prestigiosa istituzione, soprattutto per continuare la politica di investimento culturale intrapresa, come è stato fatto da altre fondazioni in Italia in casi analoghi. Il risultato di eccellenza, conseguito in questi anni, è stato minacciato dalle continue dichiarazioni dequalificanti da parte dell’attuale governance e seguite da comportamenti destrutturanti la capacità produttiva del Teatro».

FANCESCHINI: «LO CAPISCO» - Intanto, Muti continuerà il suo lavoro a fianco dell'Orchestra Cherubini, mentre guardando Oltreoceano avvierà una nuova collaborazione con la Chicago Symphony Orchestra, cui il maestro 73enne è legato da anni. Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini solidarizza con il maestro: «Ho conosciuto nella mia vita poche persone che amano profondamente il proprio Paese come il maestro Muti. Debbo anche dire con profonda amarezza che capisco le ragioni che lo hanno portato alla scelta, dolorosa per lui e per tutti, di interrompere il rapporto con l'Opera di Roma. Spero che almeno questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative e autolesioniste, l'impegno per quel cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo per stare al passo coi tempi e per cui lo Stato è impegnato con convinzione e risorse, dal decreto Bray in poi».