19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Calcio

Costacurta: “Il Milan ha gestito male il post 2012”

L’ex difensore rossonero analizza la pessima organizzazione della società milanista dopo le epurazioni di quattro anni fa, inizio dell’inesorabile declino del Milan berlusconiano

MILANO - Il 3-3 casalingo del Milan contro l’ormai quasi retrocesso Frosinone, peraltro raggiunto per il rotto della cuffia e fortunosamente, non dovrebbe stupire, visto lo sbando che regna nella già mediocre squadra rossonera, eppure qualcuno che strabuzza gli occhi c’è ancora, qualche vecchio nostalgico o qualche illuso che spera ancora nella rinascita di un club praticamente alla canna del gas. Contro Carpi, Verona e Frosinone, ovvero tre delle ultime in classifica, il Milan di Brocchi (cioè dell’uomo che avrebbe dovuto trasformare il letame in oro in meno di un mese) ha raccolto due punti, anche troppi per come la squadra ha giocato. Un Milan che si trascina ormai per il campo, vagando senza meta, interrogandosi sul perché giocatori simili indossino una maglia così gloriosa; e questo accade da quattro anni, da quell’estate del 2012 che ha posto fine all’epopea rossonera di Silvio Berlusconi. Pian piano ci stanno arrivando tutti, persino i tifosi che hanno smesso di prendersela con Adriano Galliani e sono giunti alla conclusione che il responsabile della morte sportiva del Milan è Silvio Berlusconi; ci hanno messo quattro anni, ma meglio tardi che mai.

Gestione errata

Anche Alessandro Costacurta, ex difensore del Milan dal 1986 al 2007, riparte dal 2012: «Credo che il Milan abbia gestito malissimo il post cessioni eccellenti - afferma l’ex campione rossonero - perché non puoi vendere Thiago Silva e Ibrahimovic e continuare a dire che la squadra è in gioco per lo scudetto. Se vendi Thiago Silva e Ibrahimovic, oltre all’addio dei senatori, devi avere l’umiltà di riconoscere il tuo ridimensionamento e dire la verità: Non siamo più competitivi. Invece Berlusconi e Galliani hanno insistito ogni anno a spacciarci il Milan come una delle formazioni migliori del campionato, creando un danno ai tifosi ma anche all’interno dello spogliatoio, con allenatori costretti a concorrere per traguardi impossibili». Questo era chiaro fin dal giorno successivo alla doppia cessione che ha dilaniato il Milan, nonostante l’illusione di un terzo posto (stagione 2012-2013) strappato alla Fiorentina con tanta fortuna e una gestione (quella sì perfetta) di un grande allenatore come Massimiliano Allegri, defenestrato sei mesi dopo dal savio Berlusconi e bollato come l’ultimo dei fessi. E’ dura scoprire di essere diventati piccoli e indifesi, eppure va accettato, capito e ci si deve regolare di conseguenza; al Milan, invece, hanno continuato (e continuano) a far la parte dei nobili caduti in miseria e convinti ancora di aver diritto alla servitù. Il Milan pareggia in casa col Frosinone al termine di una gara dominata dai ciociari: un tempo sarebbe stata una barzelletta pure mal raccontata, oggi è la realtà dei fatti, è la logica conseguenza di una gestione societaria scellerata, di una dirigenza sgangherata e ridotta ad una macchietta comica (anche se i tifosi non ci trovano nulla da ridere), una realtà destinata anche a peggiorare. La cessione delle quote di maggioranza rimane l’ultimo appiglio, l’ultima ciambella di salvataggio per ridar vita ad un encefalogramma desolatamente piatto.