28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Calcio

Luca Serafini: “Vedo un Milan avvilito”

Il noto giornalista di Mediaset sintetizza con poche ma chiare parole il momento critico della squadra rossonera

MILANO - Da quando nell’estate 2012 la presidenza del Milan ha deliberatamente e consapevolmente scelto di chiudere i battenti di un’epoca gloriosa, accontentandosi di vivacchiare (male) nell’anonimato, uno dei pochi (forse l’unico) ad inquadrare sempre la realtà senza gettare illusioni patetiche a nessuno, è stato Luca Serafini, apprezzato giornalista della redazione sportiva di Mediaset, che mai si è nascosto dietro frasi di facciata, analizzando la nuda e cruda verità di un Milan allo sbando. Anche ora che le cose (ovviamente) non sono migliorate, Serafini fa il punto della situazione alla vigilia della sfida dei rossoneri contro la lanciatissima Juventus dell’ex allenatore Allegri: «Vedo un Milan avvilito - afferma il giornalista - è avvilito l’allenatore, è avvilita la squadra, sono avviliti i tifosi. Gli unici a credere ancora in un Milan vincente sono quelli della società, convinti che il Milan sia ancora forte e increduli di fronte agli insuccessi di Honda e Balotelli che, non si sa perché, non ricalcano le orme di Gullit e Van Basten».

Prospettive a tinte fosche

Il problema della dirigenza milanista è proprio questo: nessuno si è calato nella mentalità del centro classifica (ovvero ciò che il Milan vale ora) e si continua a farneticare di scudetto e nuove finali di Coppa dei Campioni, quando il Milan in Coppa dei Campioni non tornerà mai più se non cambierà proprietà. Tutti si sono accorti di questa realtà, tranne Berlusconi e Galliani, chiunque provi ad aprir loro gli occhi viene o sbeffeggiato (vedi striscioni dei tifosi o giornalisti poco compiacenti) oppure messo da parte, vedi Barbara Berlusconi che da quando ha detto (giustamente) che il Milan vale la Coppa Uefa, non è stata più messa nelle condizioni di aprir bocca. Il Milan, fra tre o quattro anni al massimo, lotterà per non retrocedere (anche questo è un dato praticamente certo), ma nessuno pare preoccuparsene e l’unico problema sembra scegliere il nuovo allenatore, il nuovo agnello sacrificale sull’altare del fallimento rossonero.