25 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Calcio

Bilancio 2015: il Milan perde anche in finanza

Brutte notizie dal mondo economico per la società rossonera, già vessata sul campo da una crisi tecnica irreversibile

MILANO - La famosa teoria della pallina sul piano inclinato dice più o meno che una volta dato un impercettibile colpetto alla sfera, essa rotolerà giù assumendo sempre maggiore velocità e senza possibilità che si fermi. Tale teoria si può facilmente associare al Milan, gloriosa e blasonata società di calcio, un tempo il club più titolato al mondo, oggi semplice comparsa del panorama calcistico italiano. Un pedigree da 18 scudetti, 7 Coppe dei Campioni, 5 Coppe Italia, una serie infinita di Supercoppe Italiane ed Europee, oltre a varie Intercontinentali, tutto vanificato dalla pessima gestione degli ultimi 5 anni con Silvio Berlusconi occupato a cedere i pezzi più pregiati della squadra, cambiare allenatori a raffica e decretando la fine di un’epoca che il Milan ha segnato più di ogni altra squadra europea.

Bilancio in rosso

Come se non bastassero i problemi sul campo, ecco che il Milan si trova ora ad affrontare anche quelli sul piano finanziario con la lettura del bilancio 2015. Milano Finanza, infatti, afferma che la società milanese si avvia a chiudere l’esercizio al 31 dicembre 2015 con una perdita di 90 milioni di euro, numeri non lontani da quelli del 2014. Non vanno meglio i ricavi, passati da 222 a 200 milioni di euro, mentre cresce il monte ingaggi nonostante gli stipendi risparmiati di Pazzini , Robinho, Essien, Muntari e Bonera (che percepiva 2,4 milioni di euro per mandare in gol Berardi circa 5 volte l’anno), sostituiti però dai pesanti emolumenti dei nuovi arrivi Bacca, Romagnoli, Luiz Adriano, Bertolacci e Kucka. Il tutto per ottenere risultati scarsi, in una società che sembra un cane che si morde la coda: i bilanci sono in rosso perché i risultati non arrivano, ma i risultati non arrivano perché bisogna salvaguardare i bilanci. La soluzione più logica ci sarebbe: mettere il Milan in vendita e lasciare spazio a nuovi compratori che possano portare liquidi e idee nuove, ma l’attuale presidenza rossonera si ostina ad offrire solamente il 48% della società e, naturalmente, nessuno ha interesse a diventare proprietario di un’azienda per poi non avere potere decisionale.