Silenzio, parla Silvio…
Berlusconi torna a parlare di Milan, ma le sue parole vanno interpretate: «Seedorf ha ancora due anni di contratto» vuol dire che l’olandese ha finito il suo tempo a Milanello; «Non vendo ma è difficile competere con gli arabi» significa che non c’è nessuno disposto ad offrire le cifre richieste.
E’ ormai talmente tanto insolito, soprattutto in quest’ultimo periodo, sentire Silvio Berlusconi parlare apertamente del Milan, che quando capita bisogna prestare estrema attenzione alle sue parole, distillarle pazientemente e cercare di tirarne fuori tutti i contenuti possibili.
In un’intervista rilasciata a Radio Capital, il presidente onorario rossonero ha risposto ad alcune domande, che circolano viziose da parecchie settimane dalle parti da Milanello, senza peraltro riuscire a fornire risposte sufficienti per provare a sbrogliare l’ingarbugliata matassa Milan.
Inevitabile che il primo interrogativo abbia avuto come protagonista Clarence Seedorf, sedotto e poi abbandonato da Silvio Berlusconi che, prima ha fatto ferro e fuoco per strappargli di dosso la maglietta n.10 del Botafogo e portarlo ad allenare il Milan, poi lo ha dimenticato lì, come un maglione vecchio in fondo ad un cassetto, senza preoccuparsi minimamente di difendere il suo (ex) pupillo dalle speronate a colpi di tank con cui Galliani sta lentamente demolendo il tecnico olandese. Ebbene, finalmente Silvio ha parlato, è già questa è una notizia, ma chi si aspettava rivelazioni sconvolgenti, rimarrà deluso. Anche se l’ennesimo indizio, relativo ad una lettera di licenziamento già pronta sulla scrivania del gran capo, è arrivato: «Su Seedorf decidiamo tutti insieme, nella riunione del Cda alla fine del campionato. Ha un contratto che dice starà con noi prossimi due anni».
Che l’olandese abbia un vincolo che gli garantirà 2,5 milioni di stipendio netti l’anno per la prossime due stagioni lo sapevamo anche noi, ma sarà permesso a Seedorf di continuare la sua avventura sulla panchina del Milan?
Era questa la domanda alla quale Berlusconi avrebbe dovuto rispondere. Invece il Cavaliere ha dribblato il quesito e, considerando che solo le sue parole oggi potrebbero salvare il soldato Clarence, il numero uno rossonero ha azzerato le speranze di chi vorrebbe ancora l’olandese alla guida del Milan per la prossima stagione.
Sono stati sfiorati anche altri argomenti, tipo il caso Balotelli. Silvio Berlusconi, come il 99% degli appassionati di calcio, lo vede più vicino all’area di rigore avversaria, considerando soprattutto il suo status riconosciuto di «centravanti». «Io lo porterei ai Mondiali – ha suggerito Berlusconi - ma Prandelli si prepari a fare un grande lavoro, a convincerlo sulla sua posizione in campo. Noi, al Milan, ancora non siamo riusciti».
Inevitabile anche un pensiero sulla questione torrida di questi giorni, il fenomeno di recrudescenza della violenza negli stadi e la protesta delle curve nei confronti delle istituzioni con le consuete e ormai stucchevoli provocazioni legate alla discriminazione territoriale. Berlusconi ha commentato i fatti di sabato sera con fare «pilatesco», cercando quanto più possibile di tenersi fuori dalla polemica: «Non mi sono mai capitate delle situazioni del genere e non so se sia stato neppure il presidente del Napoli ad avere questa idea. Dobbiamo però distinguere – sottolinea l’ex presidente del Consiglio - gli ultras violenti da quelli che ci credono e si identificano con la loro squadra e lo fanno con vera passione: su tutti i giornali, in questi giorni, si presentano gli ultras del Napoli come dei violenti, o addirittura dei delinquenti».
Con una strizzatina d’occhio finali a chi governa la curva sud di San Siro ormai da diversi anni: «Gli ultras, quelli, per esempio, che conosco io del Milan, sono assolutamente delle persone dallo spirito anche semplice, con una vera passione per la loro squadra. Si identificano con la loro squadra, vedono se stessi, si identificano con i giocatori in campo che diventano i loro eroi. Davvero, nei loro confronti il calcio diventa la metafora della vita».
Chiusura d’obbligo dedicata ai tifosi rossoneri, ansiosi di capire se Berlusconi – visto l’ormai definitivo proposito di non investire più nella squadra - abbia intenzione di vendere il Milan. «No, penso di no – le parole del presidente onorario - nonostante una squadra di calcio abbia molte difficoltà nel panorama internazionale a restare protagonista per il denaro arabo con cui è difficile competere: penso a squadre come il Psg detenuto da chi ha ricchezze senza limiti, è difficile restare sul mercato».
Ancora più difficile uscirne se le pretese economiche sono fuori mercato. Perché in realtà, Silvio Berlusconi è fermamente intenzionato a cedere il Milan, o comunque a trovare una partnership finanziaria, ma non troverà mai nessuno disposto ad investire un miliardo di euro per una squadra senza stadio di proprietà, e che sta progressivamente perdendo ogni tipo di appeal internazionale grazie ad un declino pressoché inarrestabile.