20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Mondiali

Sudafrica 2010, oggi il via ad un mese storico

Prima edizione della rassegna iridata nel continente. A dare il via al torneo sarà la nazionale di casa, che a Johannesburg affronterà il Messico

JOHANNESBURG - A sedici anni dalla fine di una segregazione razziale durata quasi mezzo secolo il Sudafrica diventerà da oggi e per un mese il centro del mondo con il taglio del nastro della prima edizione africana dei Mondiali di calcio. A dare il via al torneo sarà proprio la nazionale di casa, che alle 16 a Johannesburg affronterà il Messico in un match inaugurale che sarà preceduto - in base ai programmi - da una breve visita dell'ex presidente sudafricano Nelson Mandela, simbolo della lotta all'apartheid e figura decisiva nel convincere la Fifa di Sepp Blatter ad assegnare al Sudafrica l'organizzazione della Coppa del Mondo.

Una scelta rischiosa, quella presa dal governo mondiale del calcio: negli ultimi anni la Fifa ha seguito con grande attenzione i difficili preparativi ritrovandosi a tamponare le carenze del Sudafrica e soprattutto a paventare uno spostamento del torneo in Paesi più organizzati a livello di impianti e infrastrutture.
La minaccia del 'Piano B' non si è mai concretizzata, anche se fino all'ultimo gli organizzatori del primo Mondiale sul continente africano hanno dovuto incassare critiche più o meno pubbliche da parte del braccio destro di Blatter, il segretario generale Jerome Valcke.

Il Mondiale sudafricano sarà il primo in terra africana e rappresenterà una rarità anche per le condizioni climatiche, visto che le 32 nazionali in gara giocheranno un torneo ad insolite temperature da autunno inoltrato. Se è da scartare la minaccia del caldo, quella che a Pasadena condizionò la finale californiana di Usa '94 tra Italia e Brasile, uno spauracchio ci sarà ed è l'altitudine.

Gran parte degli incontri della Coppa del Mondo si disputeranno oltre i 1.000 metri sul livello del mare, condizione che renderà più difficile la respirazione e la resistenza allo sforzo prolungato. L'Italia, che si è preparata con dieci giorni in altura al Sestriere, parte con il biglietto da visita di campione uscente ma le ultime uscite degli azzurri e le scelte del Ct Marcello Lippi sulla carta non lasciano troppo spazio ai sogni di un quinto titolo iridato. Gli azzurri sono l'unica nazionale tra le grandi ad avere rinunciato completamente alla fantasia e all'estro puro, lasciando a casa giocatori di talento come Mario Balotelli e Antonio Cassano (mai neanche considerati) in favore di altri più idonei ad un concetto di gruppo e di squadra operaia.