28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Calcio

Wall Street Journal: La Serie A è il malato europeo

«Calo spettatori, violenza e calciopoli alla base della crisi»

ROMA - Dopo l'eliminazione della Juventus dalla Champions League per mano del Chelsea e a poche ore dagli altri due match che vedranno impegnate rispettivamente Inter e Roma contro altre due formazioni inglesi di primordine come Manchester Unite ed Arsenal, il Wall Street Journal analizza lo stato di salute del calcio italiano. Secondo il quotidiano la Serie A vestirebbe i panni del «malato» rispetto agli altri campionati europei a causa di un «drammatico calo degli spettatori» registrato negli ultimi dieci anni, causato dagli episodi di violenza e dallo scandalo di calciopoli. Secondo John Foot, docente di storia italiana moderna alla Univerity College di Londra, «il calcio italiano è in declino da molto tempo».

Per Foot, autore di un libro sulla Serie A, l'Italia non si è modernizzata sia a livello economico e sociale che sportivo, «quindi non sorprende che abbia perso terreno rispetto agli altri paesi». Il confronto con gli anni 90' è alla base della tesi del WSJ. Ai tempi dei super ingaggi di Maradona e Zinedine Zidane il calcio italiano premeggiava in Europa con un calcio brillante e spettacolare che ha portato le sue rappresentati a disputare otto finali di Champions League e a vincerne tre. Oggi invece è la Premier League ad essere il campionato più accattivante, con gli stipendi più alti, mentre le italiane sarebbero costrette a ricorrere alla tattica del «catenaccio» come negli '70. Dal 2000 invece i team inglesi avrebbero partecipato «a cinque finali di Champions League, vincendone tre», anche se nell'albo d'oro della Uefa figurano soltanto due vittorie inglesi, quante quelle italiane a fronte di quattro apparizioni in finale.

Il punto più basso sarebbe stato raggiunto con il 7-1 inflitto alla Roma dal Manchester United, considerato «un'umiliazione nazionale», che ha portato la stampa italiana ad etichettare il confronto con le squadre d'oltremanica come «l'incubo inglese». Al di là delle differenze tattiche e di atteggiamento di gioco, lo scintillante e fantasioso 'soccer' contro il ragionato e difensivo 'calcio', molti ritengono che i problemi del calcio in italiano in Europa sia dovuto a problemi ben più profondi. In primis lo scandalo di calciopoli del 2006 che ha «disilluso» i tifosi e li ha allontanati. Poi i problemi delle infrastrutture e degli stadi che sono vecchi che rendono ancor più difficile estirpare e circoscrivere gli episodi di violenza. Inoltre gli stadi italiani sono di proprietà dei comuni che hanno poco interesse ad investire per il loro ammodernamento. Al contrario in Inghilterra i club hanno tutti stadi di proprietà sui quali investono pesantemente per attrarre i fan e farli spendere per ogni genere di servizio e bene, dal sushi alle magliette. L'Arsenal, per esempio, ha speso 390 milioni di sterline per costruire nel 2006 l'Emirates Stadium.

Le media degli spettatori in Serie A sarebbe calata del 25% nell'ultimo decennio, mentre in Inghilterra è aumentata del 18% e in Germania del 20% (stedio Deloitte). Agli incontri del Manchester United all'Old Trafford si registra una media del 95% di spettatori sulla capacità totale dello stadio, a quelli dell'Inter a San Siro solo del 65%. Sotto accusa anche «la vendita individuale dei diritti televisivi che genera meno introiti» per la Lega, ma alla quale la confindustria del calcio ha già posto rimedio passando dal 2010 alla contrattazione collettiva. «Vendendo i diritti tv collettivamente le leghe offrono un prodotto molto più forte e possono garantire la salute e il benessere delle squadre», ha spiegato Simon Chadwick, professore di Sport Business alla Coventry University.