3 ottobre 2025
Aggiornato 10:00
Rugby

6 Nazioni, Perugini: Non è offesa dire che Italia è inferiore

Pilone del Tolosa: «Gli altri sono notevolmente più avanti»

ROMBA - Secondo Salvatore Perugini «non è un'offesa» sentirsi dire, o leggere che l'Italia in questo momento «è inferiore» alle altre squadre del 6 Nazioni. Il trentunenne pilone campano del Tolosa non si dice infatti sorpreso dei deludenti risultati che la nazionale italiana sta ottenendo in questo Torneo (11-36 in Inghilterra, 9-38 contro l'Irlanda a Roma e 6-26 due settimane fa in Scozia) e spiega che «in questo momento bisogna essere obiettivi e realisti, conoscere quali sono i propri mezzi, sapere dove si può puntare e dove si può arrivare».

Ed è proprio per questo motivo che Perugini invita ad evitare proclami. «E' inutile andare a dire che vinciamo di qua e di là, sapendo che questo non è vero», ha detto oggi Perugini, in raduno a Roma con la nazionale in vista del match di sabato contro il Galles al Flaminio per la quarta giornata del 6 Nazioni. «E questo non è lo spirito sbagliato, anche perché sono convinto che sia meglio volare bassi, sapendo che se magari imbrocchiamo la partita giusta e se gli altri ci sottovalutano, vincere non è impossibile. Il Galles ha rivoluzionato il XV? E' normale che ora gli altri ci vedano in grossa crisi. E per il resto c'é libertà di parola, sentirsi dire che siamo inferiori non è una offesa. I nostri tifosi magari sono demoralizzati perché si aspettavano delle partite differenti, ma alla base c'é il fatto che noi ci scontriamo con realtà notevolmente più avanti di noi». Perugini respinge però con decisione l'accusa di scarso cuore o impegno da parte dei giocatori: «Forse sono proprio le doti che non ci mancano, e a guardare le partite si vede. Sono doti che si vedono soprattutto quando una squadra si deve difendere, quando c'é lo scontro con l'avversario e si deve placcare senza paura, basta vedere le nostre statistiche».

La scorsa settimana si è parlato di voci (poi smentite) di crepe nel rapporto fra la squadra e lo staff tecnico, con il ct Nick Mallett ormai finito nell'occhio del ciclone delle polemiche. «Noi non abbiamo problemi con il nostro allenatore e nemmeno dubbi», dice Perugini. «Ci rendiamo conto dei nostri limiti e poi dove sta scritto che cambiare allenatore porterà sicuramente a dei risultati? Questo oggi è il nostro livello, possiamo crescere, ma con lentezza. Perché il problema non è la nazionale maggiore, ma il resto del movimento. In Italia abbiamo giovani di qualità che se avessero l'opportunità di vivere un'altra realtà di alto livello come ce ne sono in Europa, potrebbero giocare ovunque senza alcun problema. Invece il nostro è un campionato di livello non altissimo e i giocatori arrivano a 25 anni con un bagaglio di esperienze limitato, mentre avrebbero bisogno di vivere situazioni di alto livello». Proprio per questo, secondo Perugini, l'ipotizzato ingresso di due o più selezioni italiane in Celtic League sarebbe necessario.

«La Celtic io la benedico, purchè non diventi un'arma a doppio taglio: dovremo andare con due squadre di alto livello, ma soprattutto con una organizzazione di primissimo piano. E con un progetto che pensi soprattutto ad aiutare quello che poi starà dietro alla Celtic League. Per non rischiare poi di fare un danno a quello che sarà il campionato italiano. Non si tratta solo di vincere le partite, la questione è continuare a motivare chi sta dietro, chi deve continuare a produrre giocatori, come fanno per esempio in Scozia».