Coito interrotto: è sicuro?
La dottoressa Monica Cappello spiega a Diario Salute TV perché il coito interrotto non può essere considerato un vero e proprio metodo anticoncezionale
Molti ragazzi si chiedono se il coito interrotto è un metodo anticoncezionale sicuro. In realtà il coito interrotto non è un vero e proprio metodo anticoncezionale – spiega la dottoressa Monica Cappello, specializzata in sessuologia. Come metodi anticoncezionali abbiamo visto nelle scorse puntate la pillola, il preservativo – maschile e femminile – il cerotto e l’anello vaginale. Ne esistono di diversi tipi. Il coito interrotto è in realtà il metodo che viene utilizzato per evitare l’utilizzo di tali soluzioni.
Qual è il momento giusto?
«Il coito interrotto consiste nel staccarsi dal partner un attimo prima dell’eiaculazione. Il rischio, però, è che il ragazzo – essendo ancora giovane o adolescente – non abbia quella dimestichezza e capacità di spostarsi al momento giusto. Questo è quello che viene definito in sessuologia il momento di inevitabilità orgasmica, ovvero il punto di non ritorno dopo il quale a livello fisiologico è impossibile controllare l’eiaculazione. Quindi non sempre si è istruiti per comprendere quale sia l’attimo giusto», continua Cappello
I rischi del coito interrotto
«Il rischio è che se l’uomo eiacula anche una minima parte all’interno della vagina, ci può essere il rischio di una fecondazione e quindi di concepimento. Vorrei infatti sottolineare che lo sperma rimane vivo nella vagina di una donna fino a 72 ore, perciò per tre giorni. Questo è il tempo in cui si può ricorrere alla pillola del giorno dopo che viene utilizzata nei casi in cui, per esempio, si è rotto un preservativo. Va ricordato che la pillola del giorno dopo non è un metodo anticoncezionale e deve essere utilizzato solo in casi di emergenza. Questo deve essere chiaro perché ci sono adolescenti che la usano quasi come fosse un gioco. Ma in realtà è una bomba a livello di estrogeni che mette a serio rischio la salute. E, ritornando al coito interrotto, è meglio evitarlo», conclude Monica Cappello.
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