20 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Transessualità

Transessualità, l’OMS l’ha eliminata dall’elenco delle malattie mentali

L’OMS rimuove la transessualità dall’elenco delle malattie mentali, ma ne aggiunge altre

Transessualità eliminata dalla lista delle malattie mentali
Transessualità eliminata dalla lista delle malattie mentali Foto: Red Umbrella and Donkey | Shutterstock Shutterstock

Cerchiamo tutti di uniformarci a questa società, nella quale molti dei concetti etichettati come giusti o sbagliati hanno costruito le loro fondamenta su castelli di sabbia. Ciò che un tempo era sbagliato come molta probabilità oggi è considerato corretto. L’essere umano ha fatto sempre molta fatica a non appartenere a un determinato gruppo di persone, a non giudicare e, di conseguenza, a non discriminare. Ed è così che molti individui vengono facilmente stigmatizzati se non addirittura oppressi da un sistema che li vuole obbligatoriamente uniformare. Ciò che la stragrande maggioranza delle persone fa, tuttavia, non è detto che rientri nella normalità. Potrebbe essere anche l’esatto opposto. Tutto dipende da come guardiamo il mondo. E le nostre vedute stanno cambiando sotto molti aspetti, anche in quello della transessualità, almeno secondo l’OMS.

Quasi trent’anni senza la malattia dell’omosessualità
I primi passi verso il cambiamento sono stati fatti proprio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa trent’anni fa. Correva l’anno 1990 e il 17 maggio si è deciso di eliminare l’omosessualità dall’elenco delle malattie. Un passo importante che ha cambiato la vita di molte persone che si trovavano nella loro condizione. Ma oggi si è raggiunto un traguardo ancora più importante: la transessualità verrà rimossa – sempre dell’OMS – dalla categoria dei disordini mentali dell’International classification of diseases (Icd).

Sei uomo o donna?
Noi non siamo ciò che sembriamo. Non è infatti né il nostro lavoro né il ruolo che svolgiamo in questa società a far emergere la nostra reale personalità. E così è anche per il corpo: essere nel corpo di un uomo non significa sentirsi davvero tali, in alcuni casi si potrebbe avere maggiore affinità con l’universo femminile. La diversità, tuttavia, spesso spaventa e sono tante le persone che cercano di allontanarla da se stessi o dagli altri. Ma è proprio l’avere qualcosa che può fare la differenza a rendere questo mondo migliore, più vario e, se vogliamo, anche meno noioso. Quindi essere omosessuali o transessuali non è una malattia, è semplicemente un modo diverso di vedere la vita e la propria identità. Un fatto che ci porta a vivere esperienze diverse che si aggiungono a quell’enorme bagaglio che ci permetterà di crescere interiormente. E questo non vale solo per le persone interessate ma anche per chiunque viva con loro.

Cambiamento di patologie
L’ICD ora sta assistendo a una vera e propria rivoluzione. Ha finalmente eliminato dalla lista delle malattie condizioni come la transessualità e ha, invece, aggiunto la dipendenza da videogame. La nuova versione aggiornata sarà presentata all’Assemblea mondiale della sanità il prossimo maggio (2019), e verrà poi adottata dagli Stati membri fino all’entrata in vigore effettiva. Quest’ultima prevista per gennaio 2022.

Non è una rimozione totale
«Ormai è chiaro che la transessualità non è una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender», spiegano gli esperti dell’OMS. Tuttavia, è importante sottolineare che non è stata eliminata totalmente ma semplicemente spostata nella sezione relativa alle condizioni di salute sessuale. Questo ha lo scopo di «garantire l’accesso agli adeguati trattamenti sanitari» che, eventualmente, potranno chiedere le persone transgender. Tra queste anche le cure ormonali allo scopo di cambiare sesso, come spiegato da Lale Lay, coordinatrice del team che gestisce le problematiche di adolescenti e popolazioni a rischio. Tutto ciò servirà per «portare a una migliore accettazione sociale degli individui e migliorare l’accesso alle cure, perché riduce la disapprovazione sociale», continua Lay.

Le risposte delle associazioni
L’associazione Arcigay è felice della scelta dell’OMS ma ritiene che sia «necessaria una revisione dell’attuale normativa italiana, per una semplificazione delle procedure e il rispetto del principio di autodeterminazione della persona. Da oggi chiunque dovrà adeguarsi alla verità scientifica: la transessualità non è una malattia ma una possibilità, libera e legittima, come abbiamo sempre sostenuto», ha concluso il segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni, a Il Fatto Quotidiano.