1 settembre 2025
Aggiornato 23:00
Tabagismo

In un libro la voce dei fumatori che scelgono di smettere, per capire davvero

Il libro, 'Senti chi fuma', la spinta gentile verso la cessazione del vizio. Non esiste un fumo 'sano', anche se alternativo

Smettere di fumare
Smettere di fumare Foto: Mita Stock Images | shutterstock.com Shutterstock

TORINO – Esistono molti tipi di ex fumatori, tanti quanti sono le sigarette al mondo – o quasi. C’è il fumatore nervoso, quello rassegnato, l’ex tabagista di successo, l’indeciso, il pentito. Fatto sta, che il percorso di un tabagista è fatto di tappe importanti in cui ad un certo punto emerge il desiderio di smettere. Secondo il Centro Nazionale Dipendenze e Doping si inizia a fumare mediamente a diciotto anni e si smette a 42 con una dipendenza di durata ventennale alle spalle e ripetuti tentativi di smettere in cui la ricaduta è dovuta ai motivi più disparati: l’opposizione di un compagno, una necessità medica, la consapevolezza dei rischi, il decesso di un amico, la nascita di un figlio. Quale che sia, prima o poi un fumatore si pone almeno la domanda fatidica: «e se smettessi? Si, ma come?».

La voce di chi fuma o ha fumato
Mentre molti sono i libri che hanno affrontato il come dire addio alle sigarette dal pulpito di medici, psicologi e altri specialisti sino a oggi nessuno si era preso la briga di ascoltare i diretti interessati, le loro richieste, le motivazioni e i bisogni. Lo hanno fatto per la prima volta un medico, Fabio Beatrice in capo al Reparto Otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e la giornalista scientifica del Gruppo l’Espresso, Johann Rossi Mason da anni impegnati nella divulgazione dei temi più ‘brucianti’ del tabagismo nel libro scritto a quattro mani ‘Senti chi fuma’. Lo hanno fatto utilizzando le più moderne tecniche di ‘storytelling’ una branca della medicina narrativa, utilizzando interviste semi strutturate ad oltre 20 persone che hanno affrontato il percorso di cessazione. Ne sono emersi due elementi fondamentali: solo i fumatori possono essere autori del percorso di cessazione, ma per ottenere risultati significativi anche in termini di salute pubblica occorre che siamo seguiti e sostenuti da una classe di medici formati a formulare proposte individuali e ‘ricevibili’.

Ridurre il danno non vuol dire solo smettere
Le storie raccolte hanno confermato che l’approccio al tabagismo deve essere tagliato su misura, come un abito fatto a mano. Spiega il professor Beatrice: «I fumatori, in mancanza di risposte efficaci, tendono a organizzarsi verso comportamenti e prodotti che diminuiscono i rischi per la salute propria e di chi sta loro vicino. Ridurre il danno non vuol dire solo smettere - l’obiettivo principale da proporre ad un fumatore - ma assecondare l’uso di prodotti del tabacco in qualche modo meno nocivi in quelli che non vogliono o non possono superare la dipendenza. A oggi, il 67,8% dei fumatori ha provato la sigaretta elettronica, l’1,4% ha sperimentato il fumo ‘freddo’ e 1,3 milioni alternerebbero le varie fonti, acquisendo lo status di fumatori ‘duali’».

Non esiste un fumo ‘sano’
«Ovviamente non potrà mai esistere un ‘fumo sano’, ma se la semplice proposta di cessazione non suscita interesse, nell’ambito di una politica di aiuto consapevole occorre pragmaticamente tenere conto anche delle conoscenze sul funzionamento cerebrale e della psicologia cognitiva – sottolinea Johann Rossi Mason, giornalista scientifica ed esperta in neuroscienze, co-autrice del volume – è per questo che le politiche cadute dall’alto non attecchiscono in maniera sufficiente. È necessario invece proporre alternative praticabili e ricevibili e attraverso queste proposte sfruttare il cambiamento per rinforzare la consapevolezza dell’importanza del bene della salute».

Molti non vogliono smettere del tutto
Molti fumatori, specialmente tra il gruppo dei ‘forti’ con più di 20 sigarette al giorno o i ‘reticenti’ che resistono agli approcci antifumo non sono disponibili all’idea di smettere completamente, sono quel 28,5% di fumatori che fuma più di 20 sigarette al giorno che ricercano modalità di consumo diverse, siano appunto sigarette elettroniche con liquidi contenenti aromi e nicotina o fumo ‘freddo’ in cui uno stick di tabacco viene vaporizzato ad una temperatura inferiore a 400 gradi eliminando il problema della combustione e gran parte dei suoi prodotti cancerogeni. «Oggi sappiamo che sottolineare i benefici del non fumare aiuta più che parlare dei danni – spiega Stefania Polvani, Presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa che ha sposato l’iniziativa e firmato la prefazione – Non ascoltare i fumatori significa perdere una opportunità di combattere una dipendenza che miete vittime ogni giorno. Mentre con un nuovo approccio di rischio ridotto potremmo diminuire quelle 80mila morti evitabili da fumo che pesano come un macigno».