29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Colesterolo fa bene?

Colesterolo, se è alto può proteggere dalla demenza

Al contrario di quanto sempre detto, livelli più elevati di colesterolo possono essere legati a un rischio ridotto di demenza

Colesterolo
Colesterolo Foto: Shutterstock

STATI UNITI – Chi l'ha detto che il colesterolo fa male? Praticamente tutti. Eppure, ora c'è chi va in controtendenza, e dimostra con uno studio che elevati livelli di colesterolo nel sangue possono proteggere dalla demenza o declino cognitivo. A supportare questa tesi sono i ricercatori del Mount Sinai di New York con una nuova ricerca appena pubblicata su Alzheimer & Demenza: The Journal of Alzheimer's Association.

Il ruolo del colesterolo
Negli anni il colesterolo è stato dipinto come la causa di tutti i mali, complici anche le campagne marketing di certe aziende che commerciano prodotti per abbassare il colesterolo, facendo sembrare che averlo alto è come aver ricevuto una condanna a morte. Ma forse non è proprio così. Diversi studi infatti hanno ultimamente rivelato che in realtà il colesterolo è una parte fondamentale dell'organismo. Non solo è una sostanza naturalmente presente, ma è necessaria la crescita e lo sviluppo e diverse funzioni essenziali del corpo. Da non ultime, le funzioni del cuore. Certo, spesso si fa distinzione tra colesterolo 'buono' e 'cattivo'. Ma il ruolo del colesterolo è e rimane importante.

Fa bene al cervello
Ora, appurato che prima di dire che per forza il colesterolo fa venire l'infarto è bene fare dei distinguo: gli esperti infatti parlano di colesterolo degradato o ossidato in questo caso. Ma, soprattutto, sono ormai diversi gli studi che hanno dimostrato come il colesterolo è collegato con l'acuità mentale e le funzioni cerebrali, tra cui il livello di concentrazione e attenzione, la velocità di apprendimento, le capacità cognitive, la velocità di elaborazione, la fluidità verbale e la memoria.
Come risaputo, tutte queste funzioni o abilità possono tendere a deteriorarsi di più o di meno con l'avanzare dell'età. Questo appare più evidente soprattutto in coloro che soffrono di demenza, compresa la malattia di Alzheimer. Non a caso, diversi studi hanno anche dimostrato che l'alipoproteina E – una proteina che trasporta il colesterolo nel cervello – è collegata allo sviluppo dell'Alzheimer a esordio tardivo.

Lo studio
I ricercatori del Mount Sinai, per questo studio hanno esaminato l'associazione tra i livelli di colesterolo e le funzioni cognitive in diverse fasce di età. In particolate, il team ha analizzato i dati del Framingham Heart Study che è un ampio studio in corso sulla popolazione di Framingham, Massachusetts. Lo studio era iniziato nel 1948 con un totale di 5.209 adulti e ora anche la terza generazione di questi partecipanti fa parte di questo studio. Dei dati raccolti, i ricercatori hanno controllato i valori del colesterolo totale dei partecipanti durante gli anni centrali e negli ultimi anni. Per anni centrali s'intendono quelli intorno ai 40 anni e quelli successivi sono quelli intorno ai 75 anni, scrivono gli autori dello studio. Il team ha anche vagliato i test cognitivi dei partecipanti eseguiti a diverse età. Sono stati testati cinque diversi valori: colesterolo totale in età media 40 anni, colesterolo totale in età media 77 anni.

I risultati
L'analisi dei dati e dei test ha rivelato che l'aumento dei livelli di colesterolo a partire da 40 anni ha portato a un aumento del declino cognitivo quando la persona invecchiava. Tuttavia, con l'avanzare dell'età questa correlazione si è interrotta e alla fine invertita. Per esempio, nei pazienti di età compresa tra 85 e 94 anni, il colesterolo più alto durante gli anni centrali ha comportato un minor rischio di declino cognitivo. Questo va contro i tradizionali risultati degli studi di altri ricercatori, sottolineano gli autori. Precisando che questi risultati non intendono promuovere che si facciano aumentare i livelli di colesterolo nella mezza età, i ricercatori fanno notare che si dovrebbe considerare diversamente il colesterolo. Questo studio è importante «per la ricerca di fattori genetici e di altro tipo associati all'invecchiamento cognitivo positivo», ha spiegato il Jeremy Silverman, professore di Psichiatria all'Icahn School of Medicine al Mount Sinai. Lo stesso Silverman ha anche avvertito che questo studio non implica le persone dovrebbero aumentare i loro livelli di colesterolo. Ha spiegato che potrebbe esserci una base genetica per i presunti effetti protettivi del colesterolo alto sulle capacità cognitive tra gli anziani.