27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Influenza

Influenza, non cantate vittoria: non è ancora finita

L’influenza continua a mietere vittime. Quest’anno ci sono in circolazione ben 4 virus influenzali, e continueranno ancora per settimane

Inflluenza
Inflluenza Foto: Shutterstock

Se pensate che il momento difficile sia passato, probabilmente vi state sbagliando. Quest’influenza è stata etichettata come la peggiore dell’ultimo decennio non solo in termini di sintomatologia ma anche di durata. Secondo gli esperti, infatti, i casi sono in calo ma l’influenza continua a mietere vittime e probabilmente non accennerà a diminuire neppure nelle prossime settimane. Il pericolo è rappresentato soprattutto dal ceppo B denominato Yamagata che pare essere decisamente più offensivo dell’altro.

Continuerà nelle prossime settimane
«L'attività influenzale continuerà probabilmente ancora per alcune settimane», avvisano gli esperti. Il problema principale consiste nel fatto che abbiamo avuto a che fare non con uno ma ben 4 virus influenzali (AH1N1, AH3N2, B/Victoria e B/Yamagata). Generalmente ce ne sono un massimo di 3 più distribuiti nel tempo, insieme ad altri virus parainfluenzali. «Il 66% delle infezioni risulta sostenuto proprio dal ceppo virale aggiuntivo B/Yamagata», afferma Pierangelo Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e direttore dell'Unità Operativa di Microbiologia dell'Azienda socio sanitaria territoriale Ovest milanese.

Troppi casi
«La stagione influenzale 2017-18 che stiamo affrontando è stata caratterizzata dall’alto numero di casi. Infatti, secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità, più di 6 milioni italiani sono stati colpiti dal virus dall’inizio della sorveglianza. Nella prima settimana di febbraio continua la discesa della curva epidemica dopo aver raggiunto il picco nei primi 10 giorni del 2018 con un livello d’incidenza 'molto alto'. In questi giorni, tutte le Regioni segnalano una riduzione dell’attività influenzale. Nel complesso, sono dominanti i ceppi influenzali di tipo B, mentre nell’ambito dei virus A prevalgono i ceppi A/H1N1», spiega Clerici ad Adnkronos salute.

Temperature più rigide
«Un possibile ulteriore elemento in favore della diffusione dei ceppi virali è relativo alle temperature più rigide nel periodo dicembre 2017-gennaio 2018 rispetto ai precedenti periodi invernali, evento questo che ha sicuramente favorito il radunarsi dei soggetti in locali chiusi», continua Clerici.

Non solo virus influenzali
«La comparsa del virus dell’influenza nelle stagioni fredde non elimina la circolazione dei numerosissimi virus respiratori (virus respiratorio sinciziale, rinovirus, coronavirus, virus parainfluenzale, etc.) in grado di provocare quadri clinici sovrapponibili a quelli da infezione influenzale e che vengono trasmessi con le stesse modalità. I casi di infezione da virus respiratori non-influenzali si sono, quindi, assommati a quelli dovuti in senso stretto ai diversi ceppi influenzali, sovraccaricando le capacità recettive dei reparti di Pronto soccorso, allettando un'ulteriore quota di individui (inclusi operatori sanitari e personale addetto ai servizi essenziali) e contribuendo alla sensazione di assistere a un evento di particolare gravità», spiega Fausto Baldanti, virologo dell’Università di Pavia e membro del direttivo Amcli.

E l’influenza suina?
In questi ultimi giorni i media hanno parlato molto di un altro virus denominato influenza suina, tuttavia è importante sottolineare che circolano – specie sul web - molte le false credenze in merito. Una di queste è che si può contrarre il patogeno consumano carne di maiale. «Per chiarezza diciamo che tutti i virus dell’influenza A presenti nell’uomo derivano geneticamente da scambi tra ceppi umani, aviari e suini e questi eventi sono alla base delle pandemie influenzali come quella osservata nel 2009 che ha introdotto il ceppo AH1N1 che circola ancora oggi. I virus pandemici, nelle stagioni successive, sono trasformati in ceppi umani dalla selezione naturale operata dal passaggio uomo-uomo. Pertanto il ceppo di influenza A in circolazione in questa stagione non è un ceppo suino, ma umano. Quindi l’informazione allarmistica non supportata da elementi di prova scientifica è sempre da stigmatizzare», sottolinea Baldanti.

Il ceppo AH1N1
«Il ceppo maggiormente identificato nei casi severi e gravi è il ceppo AH1N1. Purtroppo è ormai da registrare che il virus dell’influenza richiede annualmente un pesante tributo clinico soprattutto a soggetti con comorbidità, quali persone anziane con patologie croniche (diabete, problemi cardiovascolari ecc.), donne in gravidanza, soggetti immunodepressi ma anche ad individui senza apparenti concause».

Troppe polemiche sui vaccini
Quest’anno sono state fatte fin troppe polemiche sui vaccini, ma il problema non pare essere il farmaco, bensì noi pazienti. Sono in tanti, infatti, ad aver evitato il vaccino nonostante fosse stato consigliato. «E’ stato riportato come la particolare e ampia epidemia influenzale 2017-2018 abbia messo a rischio la tenuta dei servizi sanitari essenziali, ponendo l’interrogativo sulla scarsa adesione del personale sanitario alla campagna vaccinale (in media intorno al 10%) e sulla necessità di promuovere tale pratica preventiva come impegno civico tra gli operatori sanitari e di tutti i servizi erogati dallo Stato».

Trivalente o quadrivalente?
Un ulteriore problema consiste nel fatto che sono stati messi in circolazione due tipi di vaccini. Uno trivalente e uno quadrivalente. Solo l’ultimo conteneva anche la protezione per il famigerato virus Yamagata. «E’ stata quella trivalente a discapito della formulazione quadrivalente; anche se geneticamente correlati, i ceppi di virus dell’influenza sono sufficientemente divergenti da necessitare una stimolazione specifica del sistema immunitario. Pertanto, i soggetti vaccinati con la formulazione trivalente potevano maggiormente essere esposti all’infezione da parte del quarto ceppo di influenza B/Yamagata la cui circolazione non era prevista nel nostro emisfero. Tuttavia, è importante ricordare che le infezioni nei soggetti vaccinati hanno generalmente un decorso meno severo per la protezione parziale sviluppata. Infatti, a oggi non risulta che tra i pazienti con infezione severa ci siano pazienti vaccinati con la formulazione trivalente o quadrivalente», concludono gli esperti dell’Amcli.