29 marzo 2024
Aggiornato 15:30
Attenzione alla fenilendiammina

Gravi ustioni per un tatuaggio all’henné in una bimba di 7 anni. I rischi dell’henné

Ustioni chimiche e cicatrici sul braccio di una bimba di 7 anni che si è fatta fare un tatuaggio all'henné. I rischi connessi a sostanze irritanti come la parafenilendiammina o 1,4- fenilendiammina. Cos’è l’henné o Lawsonia inermis e i rischi nell'uso

REGNO UNITO – La famiglia Gulliver, come tante altre, decide di passare una vacanza in un resort sul Mar Rosso, in Egitto. Doveva essere un momento di serenità e svago, mentre invece si è trasformato in un incubo per tutta la famiglia, amareggiata per una serie di infausti eventi che l’hanno colpita. Da non ultimo, riporta Metro.co.uk, la reazione all’henné della figlia di 7 anni Madison, che si è ritrovata con un braccio ricoperto da ustioni e cicatrici.

Una vacanza sfortunata
La vacanza della famiglia Gulliver è stata funestata fin dall’inizio da tutta una serie di sfortunati eventi. Il tutto è iniziato già durante la prima settimana, quando la signora Gulliver, Sylvia di 43 anni, è dovuta correre in ospedale per forti dolori al ventre. Qui si è scoperto che aveva un’infezione alla cistifellea, che l’ha costretta al ricovero per alcuni giorni. Poiché la vicenda aveva minato la serenità della vacanza, come premio per i due figli – Madison di 7 anni e il maschietto Sebastian di 9 anni – c’era la possibilità di farsi fare un tatuaggio temporaneo come quello della mamma. I due hanno preso con entusiasmo la possibilità di farsi fare questo tatuaggio: un servizio che offriva direttamente l’hotel a 4 stelle in cui soggiornavano – e dunque neanche per strada, fatto magari in scarse condizioni igieniche.

Bolle e ustioni
Per la mamma le cose stavolta sono andate bene, un po’ meno per Sebastian che ha iniziato subito dopo ad avvertire fastidio al braccio dove gli era stato fatto il tatuaggio. Così ha chiesto che gli fosse rimosso, e dopo non ha più avuto fastidi. Per la piccola Madison, orgogliosa del suo bel tatuaggio, invece le cose hanno iniziato a prendere una brutta piega al ritorno a casa. Dopo poco tempo dall’arrivo Madison ha iniziato ad avvertire dolore e prurito, che si facevano sempre più insistenti e forti. Ormai però era troppo tardi per rimuovere il tatuaggio ed evitare conseguenze. Il braccio destro della piccola, dove c’era il tatuaggio, ha infatti iniziato a ricoprirsi di bolle, vesciche e ustioni chimiche molto dolorose. La zona colpita si estendeva dal gomito fino al dito anulare della mano.

Visto come si stavano mettendo le cose, i genitori hanno subito portato la figlia in ospedale, che è stata ricoverata in un reparto per le ustioni. Qui i dermatologi hanno trattato il braccio di Madison per rimuoverle le bolle (bruciandole), che però al di sotto hanno lasciato delle brutte cicatrici che non si sa se le andranno mai via. «Probabilmente avrà cicatrici a vita a causa del tatuaggio all’henné – ha commentato il padre – Dall’hotel si difendono dicendo che è colpa della pelle della bambina e non dell’henné, ma lei intanto ha bolle dalla punta delle dita fino al gomito, e sta soffrendo».

Fate attenzione
Dopo l’episodio occorso alla figlia, il padre intende mettere sull’avviso tutti i genitori dai pericoli di questi tatuaggi apparentemente innocui. «Eravamo del tutto ignari dei rischi – ha dichiarato – Penso che in parte sia colpa nostra perché avremmo dovuto saperlo, ma parte della colpa ricade sul salone estetico dell’hotel che ha utilizzato sostanze pericolose su bambini. Vogliamo rendere questa vicenda pubblica per avvertire gli altri».

I pericoli di henné e le paraphenylenediamine (PPD)
Non è tanto l’henné (Lawsonia inermis) a essere pericoloso; anzi in genere non lo è. Ma sono le sostanze chimiche presenti nelle formulazioni per fare i tatuaggi a esserlo, come per esempio l’1,4 fenilendiammina o le para-fenilendiammine (PPD) utilizzate in concentrazioni elevate nella polvere di henné nero.
«Mia figlia ora è terrorizzata e lo sarà a vita, vorrei che tutti i genitori siano consapevoli che dietro cose così innocue possano nascondersi grandi rischi per la salute», ha concluso amareggiata la signora Sylvia.
A mettere in guardia dai pericoli dei tatuaggi all’henné è anche un recente studio della Clinica Pediatrica dell’Università degli Studi di Perugia, diretta dalla Prof.ssa Susanna Esposito, e pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health. I ricercatori hanno qui confermato il rischio di dermatiti da contatto: nel 50% dei casi presi in esame. Nello studio si è evidenziato come i tatuaggi all’henné abbiano provocato reazioni cutanee quali prurito, eritemi, vescicole e bolle, orticarie, o reazioni sistemiche come linfoadenopatie e febbre entro uno o due giorni dalla prima applicazione. Il restante 50% dei casi ha invece riportato una sensibilizzazione cutanea alla para-fenilendiammina (PPD), sostanza presente nell’henné, solo dopo un ritocco e fino a 72 ore da quando era stato fatto il tatuaggio.
«L’uso di tatuaggi temporanei all’henné – sottolinea Susanna Esposito, professore ordinario dell’Università degli Studi di Perugia e Presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, WAidid – è ormai una moda molto diffusa nel nostro Paese soprattutto in estate. I tatuaggi sembrano innocui ma non lo sono. Da evidenze scientifiche emerge, infatti, che la sostanza chiamata para-fenilendiammina (PPD) che spesso viene aggiunta all’henné naturale per ottenere un colore più scuro e duraturo, per le sue caratteristiche molecolari può indurre sensibilizzazione cutanea con varie manifestazioni cliniche alle ri-esposizioni, tra cui la più comune è la dermatite allergica da contatto. Nelle persone allergiche al composto, in particolare, il tatuaggio temporaneo può scatenare reazioni violente con gonfiore e rossore, mentre in chi ha una pelle molto sensibile e delicata può dare origine a una dermatite irritativa più lieve, ma altrettanto fastidiosa».

Un potente allergene
La para-fenilendiammina (PPD) – si legge nel comunicato dell’Università di Perugia – è uno dei più potenti allergeni da contatto. È un colorante blu scuro attualmente vietato per uso cosmetico, secondo la legislazione europea, a eccezione delle tinture per capelli per le quali è consentita a basse concentrazioni, fino al 6%. La sostanza è di solito usata per dare il colore ‘nero’ all’henné che in genere è di colore arancione scuro. Nello studio si mette in evidenza la necessità di ricorrere a terapie di lunga durata, poiché nella maggior parte dei casi si è riscontrata una presenza costante di discromia cutanea e delle lesioni, anche a 7 giorni dall’inizio della terapia con cortisone e antistaminici e fino a 4 settimane dopo la fine della terapia. Oltre ciò, anche in quei casi in cui si arriva a una risoluzione delle lesioni cutanee, a un anno di distanza è riscontrabile una ipopigmentazione cutanea sulla zona dedicata al tatuaggio.
«La sensibilizzazione alla para-fenilendiammina PPD – avverte Susanna Esposito – è un fenomeno in crescita nei bambini e negli adolescenti. La causa più comune sembra essere proprio l’esposizione ai tatuaggi con henné in cui la PPD può essere presente in concentrazioni sconosciute o alte. Dopo la sensibilizzazione, i pazienti possono sperimentare gravi sintomi clinici quando vengono ri-esposti a sostanze che contengono o reagiscono con PPD, e possono presentare un’ipopigmentazione persistente. Dato l’uso diffuso di questa sostanza, meglio essere cauti considerando che sono molti i giovani che acquistano kit venduti on line, privi di qualsiasi garanzia, oppure si affidano a tatuatori improvvisati sulle spiagge che usano materiali scadenti e potenzialmente rischiosi».