20 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Meduse

Mar mediterraneo invaso dalle meduse: alcune sono mortali. Sintomi, cure e rimedi

Aumento esponenziale del numero di avvistamenti di meduse, nel mediterraneo, dal 2009 al 2015. Rari i casi di specie mortali. Ecco cosa fare in caso di «contatto»

Medusa del mar mediterraneo
Medusa del mar mediterraneo Foto: Shutterstock

Puntuale come un orologio svizzero, arriva a pochi giorni dalle tanto anelate vacanze l’allarme meduse. Questa volta riguarda soprattutto il mar mediterraneo, in cui vi sarebbe una quantità incredibile di questi splendidi animali marini che, in alcuni casi, sono anche mortali. In soli sei anni – dal 2009 al 2015 – pare che il numero delle meduse sia decuplicato, registrando il picco maggiore intorno all’anno 2013. Il motivo sarebbe riconducibile al cambiamento climatico generato dall’effetto serra. Ma non solo: la colpa sarebbe anche della pesca eccessiva e dell’aumento dei substrati essenziali alla loro vita.

Occhio alla medusa
Secondo i recenti dati di «Occhi alla medusa», l’avvistamento delle meduse è passato in breve tempo da 300 a 3000 in soli sei anni. «Tutti i nostri mari sono interessati dalla presenza di meduse - anche se la parola giusta sarebbe: macrozooplancton gelatinoso. Alcuni di questi animali non pungono e non sono meduse, ma sono grossi e gelatinosi. La gente li chiama comunque meduse. Pelagia, molto urticante, sta bene dove ci sono acque profonde, soprattutto nel Tirreno. Anche Velella, la barchetta di San Pietro, sta bene in acque profonde, soprattutto nel Mar Ligure. Altre si trovano prevalentemente nel Nord Adriatico come Aurelia», spiega Ferdinando Boero, professore di Zoologia all’Università del Salento.

Che dire delle specie aliene?
Ovviamente non stiamo parlando di meduse che vengono da Marte, ma di piccoli esseri che provengono da mari esterni. «La Pelagia Benovici, l’abbiamo descritta noi. Probabilmente arrivata con le acque di zavorra delle navi. È apparsa abbondantissima in inverno in alto e medio Adriatico, poi è scomparsa. Probabilmente le popolazioni originali sono in un posto dove nessuno ha mai studiato le meduse», continua Boero.

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I farmaci da adoperare in caso di punture di meduse, perché possono durare anche più di una settimana, gli interventi di primo soccorso e i rimedi naturali.

Chi ha paura delle meduse mortali?
La cosa che preoccupa di più, comunque, non è tanto il bruciore causato dal contatto con una medusa urticante, piuttosto se in Italia circolano specie mortali. Secondo gli esperti, nel mediterraneo è stato segnalato solo un caso fatale dovuto alla presenza della Caravella Portoghese. Che però, a dirla tutta, è un sifonoforo e non una vera e propria medusa. Ma non si tratta di niente di nuovo, quindi, niente allarmismi. «Le meduse abitano gli oceani da sempre, da prima dell’evoluzione di tutti gli altri abitanti attuali. I più pericolosi siamo noi. Il flagello degli ecosistemi siamo noi, non le meduse. Le meduse sono un pungente avvertimento che non stiamo agendo bene nei confronti degli ecosistemi che, con il loro funzionamento, permettono la nostra sopravvivenza», conclude Boero.

Come difendersi dalle meduse
Se una medusa è venuta a contatto con noi i suoi tentacoli, che contengono le cnidocisti – dei minuscoli organi urticanti - noi accusiamo immediatamente una sensazione di bruciore e dolore. La primissima cosa da fare è uscire immediatamente dall’acqua. La seconda è quella di lavare bene la parte colpita ma solo ed esclusivamente con l’acqua di mare. L’acqua dolce, infatti, potrebbe favorire il rilascio del veleno contenuto nelle cnidocisti. Al contrario, il liquido salato aiuta a rimuovere le piccole parti della medusa rimaste nella pelle e a diluire la tossina che ancora non è riuscita a penetrare.

Un po’ di aceto
Secondo i ricercatori dell’University of Hawaii, se si ha a disposizione un po’ di aceto si può inumidire l’area colpita. Questo accorgimento sembra essere in grado di spegnere le piccole cellule che sono rimaste ancorate alla nostra cute. Anche se, precisano gli scienziati, questo escamotage è più efficace per le meduse che vivono nel Pacifico che non in quelle che si trovano in Italia. Ma la buona notizia è che è ottimo per la già citata Caravella portoghese.

Rimuovere i residui
Altra pratica importante è quella di rimuovere i filamenti dei tentacoli che sono rimasti attaccati alla pelle. L’ideale è una tessera – tipo una vecchia carta di credito – che sia in grado di eliminare i residui. Questa opzione, tuttavia, se non fatta correttamente potrebbe aumentare il rilascio del veleno. Meglio ancora se si usano delle pinzette per estrarre i piccoli pezzi.

Tenere la parte al caldo
Purtroppo, spiega ancora Boero, «Non ci sono antidoti specifici per questi veleni che, tuttavia, sono termolabili, cioè si degradano ad alte temperature». Per tale motivo sarebbe opportuno tenere il più possibile la zona al caldo evitando di applicare del ghiaccio.

I farmaci
Se necessario, si può applicare del cloruro di allumino ad una concentrazione al 5% per bloccare la diffusione della tossina.