17 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Oncologia

Tumori, dicono che 7 su 10 dipendono dal caso. È proprio così?

Secondo due ricercatori sarebbero le mutazioni del Dna a causare i tumori. Ma la notizia è che in due casi su tre sono il frutto di errori che si verificano durante la replicazione cellulare: un po’ come dire che è dovuto al caso o, se si vuole, alla sfortuna

Dietro ai tumori ci sarebbe il caso o la sfortuna
Dietro ai tumori ci sarebbe il caso o la sfortuna Foto: Shutterstock

BALTIMORA – I tumori sono dovuti al caso? La maggior parte sì, se si guarda la cosa allo stesso modo di come l’hanno fatto il dottor Bert Vogelstein (genetista) e Cristian Tomasetti (biostatistico) della Johns Hopkins University di Baltimora (Usa). Le loro idee al riguardo sono state pubblicate nel 2015 sulla rivista Science, e riportano i risultati di uno studio il cui titolo era stato scritto nel comunicato stampa come se di cancro ci si ammala per caso e per sfortuna.

Ma non è proprio così
Se si dovesse davvero considerare il ‘caso’ o la ‘sfortuna’ come responsabili del cancro, allora saremmo portati a giustificare qualsiasi stile di vita malsano: tanto è appunto solo questione di sfortuna. E invece no. Se si legge bene quanto riportato nello studio i fattori di rischio come il fumo, l’esposizione a sostanze tossiche, i raggi solari dannosi, la dieta scorretta e via dicendo non sono affatto assolti. Per cui chi aveva all’epoca travisato scaricando il barile della colpa totalmente al caso, oggi ottiene una risposta da quello che è il secondo capitolo della faccenda, sempre da parte dei due ricercatori.

Precisiamo
Il caso, secondo i ricercatori avrebbe comunque il suo peso. Ma spieghiamoci meglio: Vogelstein e Tomasetti ribadiscono che una cellula diviene cancerosa quando sia oggetto di alcune mutazioni (in genere ne bastano due o tre). Tuttavia, sempre secondo gli autori, due terzi di queste mutazioni dipendono da errori casuali che avvengono quando le cellule si dividono e si replicano –andando a influire sul Dna. La beffa, a detta dei ricercatori è che queste mutazioni «avverrebbero comunque, qualunque cosa facciamo. Anche andando a vivere su un pianeta con l’aria pulita, senza raggi del sole e mangiando solo cose sanissime, queste mutazioni ci farebbero ammalare lo stesso».

Questione di sfortuna?
Il cancro sarebbe dunque questione di sfortuna? Secondo i ricercatori se il 66% delle mutazioni è ‘casuale’, non significa che la stessa percentuale di casi di cancro sia dovuta al caso. «Facciamo un esempio – spiega Tomasetti – Se una cellula del polmone è diventata cancerosa dopo aver subìto tre mutazioni, e solo una di quelle mutazioni era causata dal fumo, vuol dire che quella malattia era prevenibile». Ecco pertanto che uno stile di vita corretto può evitare di ammalarsi di cancro nel 42% dei casi, come stimato da tempo da Cancer Research Uk. Per cui, alla fine, ognuno di noi ha le sue responsabilità.

Le vere cause
«Il paradigma tradizionale – precisa il dott. Tomasetti – è che il cancro ha cause ereditarie, ambientali e legate agli stili di vita. Noi, all’inizio volevamo quantificare il peso di ciascuna di queste cause. Per farlo avevamo bisogno di eliminare il cosiddetto rumore di fondo: i fattori legati al caso. Ma andando avanti con le nostre statistiche ci siamo accorti che il caso non era affatto un rumore di fondo. Anzi, giocava un ruolo principe nel causare le mutazioni del Dna che a loro volta causano il cancro».

Molte ‘sviste’
Quando la cellula di divide e replica possono esserci diversi errori: «Da tre a sei per ogni duplicazione», spiega Tomasetti, ricordando che in 80 anni di vita di una persona «una cellula può dividersi fino a 5mila volte». L’attività cellulare poi è maggiore in certe sedi piuttosto che in altre. Per esempio, spiegano i ricercatori, ci sono maggiori divisioni cellulari nella pelle, nell’epitelio del colon o nel seno: ecco perché queste sono anche le sedi dove si riscontra il maggior numero di tumori, rispetto ad altre dove il rinnovamento cellulare è minimo o sporadico.

I fattori ambientali
Gli scienziati ritengono che siano proprio gli errori di copiatura a rappresentare uno dei maggiori fattori nelle mutazioni (il 95%) di tumori come quelli di ossa, cervello e prostata. Le alterazioni del Dna nei casi di cancro al polmone invece vanno dal 35% al 65%, suggerendo una chiara implicazione di fattori ambientali. «Nelle cellule tumorali di un non fumatore troviamo in media cento mutazioni genetiche – sottolinea Tomasetti – In quelle di un fumatore trecento. Questo non ci permette di dire che il fumo causa con certezza la malattia. Può darsi infatti che fra le cento mutazioni ce ne siano alcune che coinvolgono i geni promotori del cancro, o che questi geni siano risparmiati del tutto dalle trecento mutazioni dei fumatori. Ma di sicuro le sigarette aumentano il rischio».

Tirando le somme
I due ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 32 diversi tipi di tumore da 69 Paesi al mondo. L’analisi avrebbe permesso loro di stabilire che il 66% delle mutazioni sono dovute al caso; il 5% è legato a fattori ereditari e il 29% è imputabile a stili di vita scorretti. «Le alterazioni del Dna sono il motore dell’evoluzione – spiega ancora Vogelstein – E quindi possiamo dire che i tumori, della nostra evoluzione, sono l’effetto collaterale. Sapere che una malattia è dovuta al caso e sfugge al nostro controllo può essere disturbante. Ma questo non è un buon motivo per nascondere la realtà». Secondo i ricercatori dietro al cancro vi sarebbe pertanto in gran parte il caso. È una spiegazione che pone fine a tutte le domande sul perché si sviluppa questa malattia? E, nel caso, su come prevenirla? Non ne siamo convinti.