18 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Salute e società

Due anni di vita in meno: la povertà fa male quanto il fumo o il diabete

La povertà accorcia la vita. Vivere in condizioni economiche e sociali svantaggiate farebbe vivere in media due anni di meno, come accade per il fumo, l’obesità o il diabete. Queste le conclusioni tratta da uno studio finanziato dalla Commissione Europea

La povertà ruba due anni di vita
La povertà ruba due anni di vita Foto: Shutterstock

ROMA – Due anni di vita in meno. Rubati dalla povertà. Ecco come incide l’essere indigenti sull’aspettativa di vita secondo uno studio condotto da Lifepath, un progetto finanziato dalla Commissione Europea durato ben 13 anni e pubblicato sul prestigioso The Lancet.

Povertà ladra
Vivere in condizioni economiche e sociali svantaggiate può far vivere in media ben due anni di meno. La povertà può dunque ‘rubarti’ fino a due anni di vita. Ecco quanto emerso dallo studio Lifepath che ha preso in considerazione un largo arco di tempo: 13 anni.

L’obiettivo
Obiettivo dello studio era determinare i meccanismi biologici che possono essere influenzati dalle condizioni economiche, e come questo si riflette sulla salute. Dai risultati è emerso che un basso status socioeconomico può incidere negativamente sulla salute quanto il fumare, avere il diabete, essere obesi o condurre una vita sedentaria – acne se questi fattori, in media, sono più letali rispetto alla povertà. Tuttavia, l’indigenza è più letale dell’alcol, per il quale si vive, sempre in media, un anno di meno.

Una sorpresa
Scoprire che essere in condizioni socio-economiche svantaggiate può far vivere di meno è stata una sorpresa anche per i ricercatori. «Ci siamo sorpresi quando abbiamo scoperto che vivere in condizioni sociali ed economiche povere può costare caro quanto altri potenti fattori di rischio come il fumo, l’obesità e l’ipertensione – racconta Silvia Stringhini, ricercatrice al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna e coordinatrice dello studio – Queste circostanze possono essere modificate con interventi politici e sociali mirati, per questo dovrebbero essere incluse fra i fattori di rischio su cui si concentrano le strategie globali di salute pubblica».

Lo studio
Per questa ricerca gli scienziati hanno raccolto e analizzato i dati relativi 48 studi di coorte indipendenti. Questo tipo di studi raccolgono le esperienze di persone circa uno stesso evento in un periodo definito. I Paesi coinvolti erano Italia, Gran Bretagna, Portogallo, Stati Uniti, Australia, Svizzera e Francia. Nel totale hanno coinvolto oltre 1,7 milioni di partecipanti. «È noto che educazione, reddito e lavoro possono influire sulla salute, ma pochi studi avevano cercato di valutare quale fosse il peso effettivo di questi fattori – sottolinea Mika Kivimaki, professore all’University College di Londra e coautore dello studio – Per questo abbiamo deciso di confrontare l’impatto dello status socioeconomico sulla salute mettendolo a confronto con quello di 6 fra i principali fattori di rischio».

I risultati
Secondo quanto emerso dallo studio, i ricercatori concludono che un basso livello socioeconomico può essere un valido indicatore di un calo nell’aspettativa di vita. «Lo status socioeconomico è importante perché include l’esposizione a diverse circostanze e comportamenti potenzialmente dannosi, che non si limitano ai classici fattori di rischio come fumo e obesità, su cui si concentrano le politiche sanitarie – commenta Paolo Vineis, professore dell’Imperial College di Londra e coordinatore di Lifepath – L’obiettivo è fornire accurate prove scientifiche a istituzioni sanitarie e decisori politici, che a loro volta potranno migliorare l’efficacia delle loro strategie di intervento sulla salute pubblica». I soldi non faranno dunque la felicità, ma quanto pare fanno la differenza se di muore prima del tempo o meno.