31 luglio 2025
Aggiornato 19:30
Pediatria

L’allattamento al seno rende il bambino più intelligente

Allattare al seno è una pratica consigliata ormai da tutti poiché comporta molti vantaggi sia per la mamma che per il bambino. Oltre ai benefici sulla salute di entrambi, e l’assicurazione di una crescita sana ed equilibrata del bambino, pare migliori lo sviluppo del cervello e delle funzioni cognitive

BOSTON – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) raccomanda l’allattamento al seno fino ad almeno i due anni di età del bambino. E lo fa perché è ormai stato appurato che questa pratica offre numerosi e significativi vantaggi per mamma e figlio. Oltre ai già accertati benefici per la salute di entrambi, un nuovo studio evidenzia che allattare al seno migliora anche lo sviluppo del cervello e delle funzioni cognitive.

Più intelligenti
Lo studio condotto dai ricercatori del Brigham and Women ‘s Hospital di Boston (Usa), e pubblicato sul The Journal of Pediatrics, ha preso in esame e seguito 180 neonati pretermine dalla nascita fino all’età di sette anni. L’analisi ha rivelato che i bambini alimentati con più latte materno nei primi 28 giorni di vita avevano sviluppato più grandi volumi di alcune regioni del cervello, come la materia grigia, e avevano un migliore QI, così come il rendimento scolastico, la memoria di lavoro e la funzione motoria.

In linea con le raccomandazioni
«I nostri dati – spiega la dottoressa Mandy Brown Belfort, ricercatore e medico presso il Dipartimento di Neonatologia Medica al Brigham and Women’s Hospital e autore principale dello studio – supportano le attuali raccomandazioni circa l’utilizzo del latte materno per nutrire i neonati pretermine durante la loro permanenza nell’unità di terapia intensiva neonatale (TIN) in ospedale. Questo è importante non solo per le mamme, ma anche per gli ospedali, i datori di lavoro, gli amici e membri della famiglia – prosegue la ricercatrice – in modo che possano fornire il supporto che necessario durante questo periodo in cui le madri sono sotto stress e lavorano così duramente per produrre latte per i loro bambini».

Lo studio
Per questo studio, i ricercatori hanno seguito i bambini nati prima di 30 settimane di gestazione e che facevano parte del Victorian Infant Brain Studies cohort 2001-2003. Hanno poi determinato il numero di giorni che i bambini hanno ricevuto il latte materno, con oltre il 50% del loro apporto nutrizionale dalla nascita fino a 28 giorni di vita. Dopo di che, si sono esaminati i dati relativi ai volumi cerebrali regionali misurati con la risonanza magnetica (MRI) quando i bambini avevano la stessa età e all’età di sette anni. Oltre a ciò, sempre all’età di sette anni, hanno esaminato le funzioni cognitive, il quoziente intellettivo (QI), le capacità di lettura, matematiche, di linguaggio e poi l’attenzione, la memoria di lavoro, la percezione visiva e prove motorie.

I risultati
Le prove condotte e i risultati finali hanno mostrano che tutti i bambini allattati in prevalenza al seno per più tempo, durante il loro ricovero in ospedale in terapia intensiva neonatale, avevano maggiore volume e profondità nucleare nella materia grigia, un settore importante per l’elaborazione e la trasmissione di segnali neurali ad altre parti del cervello. A pari età e a sette anni, hanno poi mostrato risultati migliori nel QI, in matematica, test di memoria di lavoro e nella funzione motoria. «Molte madri di bambini prematuri hanno difficoltà a fornire loro il latte materno – sottolinea Belfort – e abbiamo bisogno di lavorare duramente per assicurare che queste madri abbiano il miglior supporto possibile in atto per massimizzare la loro capacità di soddisfare i propri obiettivi di alimentazione. E’ anche importante notare che ci sono tanti fattori che influenzano lo sviluppo di un bambino, e il latte materno è solo uno di questi». A conclusione dello studio, i ricercatori ritengono che l’allattamento materno possa contribuire a una crescita sana del bambino, con possibili ripercussioni positive anche sul cervello e le sue funzioni.