Colesterolo, non è vero che fa venire le malattie cardiache
Il legame colesterolo-malattie cardiovascolari è ormai scolpito nelle nostre menti. Così come l’idea che cibi come le uova o altri ricchi di colesterolo possano essere dannosi è da rivalutare. Un nuovo studio ha infatti mostrato che non sempre il colesterolo porta malattie cardiache
FINLANDIA – Tutti, o più o meno tutti, quando pensiamo a uova, burro, cibi da fast-food e simili pensiamo anche al colesterolo. E, pensando a questo, inevitabilmente pensiamo alle malattie cardiache e cardiovascolari. Ma chi l’ha detto che debba per forza essere così? Un nuovo studio pubblicato sul The American Journal of Clinical Nutrition ha infatti mostrato che non lo deve essere.
Colesterolo, un nemico?
Il colesterolo non è un nemico. Questo ormai lo hanno confermato numerosi studi. Ma sono ancora in molti a ritenere che invece lo sia. Semmai è il colesterolo LDL ossidato a rappresentare una possibile minaccia. Ma mangiare cibi ricchi di colesterolo è davvero dannoso? A giudicare dai risultati dello studio condotto dai ricercatori dell’Università della Finlandia orientale non è proprio del tutto così.
Osservato anche chi è a rischio
Il professor Jyrki Viranen e colleghi hanno coinvolto 1.032 uomini sani di età compresa tra i 42 e i 60 anni, che sono stati seguiti per circa ventun anni, monitorando la dieta da loro seguita. Di questi, circa un terzo, presentava una variante del gene associata alle malattie cardiache, detta ApoE4. Il dato è interessante, poiché chi presenta questa variante dovrebbe stare molto attento alla dieta che segue, visto che è significativo di rischio agli eventi cardiaci.
Quanto colesterolo?
L’analisi dei dati raccolti ha permesso di stabilire che, in media, i partecipanti hanno consumato circa 2.800 milligrammi di colesterolo alla settimana: in particolare fornito dal consumo medio di circa 4 uova a settimana. Per avere un parametro di raffronto bisogna considerare che la dose giornaliera massima di colesterolo consigliata a livello mondiale è di 300 milligrammi, per cui circa 2.100 mg a settimana.
Nessun legame
Dopo aver preso in considerazione i vari fattori di rischio e/o confondenti come età, istruzione, vizio del fumo, assunzione di alcol, indice di massa corporea (BMI) e altri, i ricercatori non hanno trovato alcun collegamento tra il consumo di colesterolo e le malattie cardiache – questo anche in presenza di ApoE4. In più, non vi era alcuna associazione tra lo spessore dell’arteria carotide (o aterosclerosi) e l’assunzione di colesterolo. Sulla scia di questo studio, sono numerosi gli esperti che ritengono siano più dannosi per il cuore elementi come il fumo, l’alcol, lo zucchero. «Un consumo moderato di colesterolo non sembra aumentare il rischio di malattie cardiache, anche tra le persone a rischio più elevato», conclude il prof. Jyrki Viranen.
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