23 aprile 2024
Aggiornato 08:30

Fecondazione assistita. Ma perchè occorre una legge?

Una riflessione dell'Aduc

FIRENZE - Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato la parziale illegittimità della legge sulla procreazione medicalmente assistita, notizia che ha avuto le prime pagine di quasi tutti i media, ogni politico e non solo, si sente in dovere di intervenire, ovviamente cercando di portare più acqua possibile al mulino della propria fazione.

All'ignoranza diffusa in materia, quindi, se ne aggiunge altra. Portare sul piano prettamente politico una questione medica fa perdere il senso e la ragione della questione in sé, per sposare quasi esclusivamente la propria presunta fazione di appartenenza.

Meccanismo sempre meno diffuso in questi ultimi anni ma non abbastanza: i pro e i contro alcune impostazioni sui tempi cosiddetti etici o sensibili, si trovano in entrambe le fazioni, anche se spesso ridotte al lumicino rispetto alla posizione dominante in quell'ambito. Ma quando questo meccanismo dovrebbe condizionare la coscienza del legislatore per decidere se approvare o meno una legge (proprio com'e' accaduto di recente in Senato per il testamento biologico), salvo rare eccezioni che però mai turbano gli equilibri prestabiliti, la coscienza va in vacanza e fa posto alla ragion di Stato o di poltrona; dove quest'ultima, in un Parlamento degli scelti dal leader e non dagli elettori, ha un peso non indifferente per indirizzare il voto alla linea dettata dal capo-fazione.
Quando una legge -e non è solo il caso della n.40 sulla fecondazione assistita- si occupa di questioni che vanno oltre l'ordinamento di uno Stato in cui dovrebbero convivere tutte le diversità, succede questo.

Noi ci domandiamo perché una questione prettamente sanitaria debba essere disciplinata dalla legge e non solo da disposizioni relative alla propria tecnicità.
Forse per un'operazione d'appendicite o al fegato c'è una legge? E' evidente che la risposta al nostro interrogativo apparentemente disincantato c'e': l'etica di Stato ha una sua funzione istituzionale, da secoli e secoli, e serve, secondo alcuni, a imporre a coloro che non sanno (o sanno in modo «sbagliato«) come si dovrebbe vivere. Non è un caso che l'etica si interseca e confonde con la religione per meglio inculcare il dovere: per fare due esempi semplici, nella salvaguardia della propria salute e quindi per meno incidere sui costi della pubblica amministrazione, si imponeva di non mangiare carne tutti i giorni e almeno il venerdì di mangiare pesce, o di non mangiare carne di maiale in Paesi il cui clima torrido mal contribuisce all'assimilazione di tali proteine nell'organismo. Disposizioni che avevano senso quando la conoscenza era appannaggio di poche persone che regnavano su altre ma che oggi -entro certi imiti- fanno sorridere.

Perché non dovrebbe essere altrettanto per la procreazione assistita: 3 embrioni con scarsità di successo per la fecondazione, divieto di quella diagnosi pre-impianto che evita la nascita di bimbi malati (chi vuole che il proprio bimbo nasca malato?), divieto di usare le staminali del cordone ombelicale per le malattie del proprio figlio (con l'ipocrisia che lo puoi fare se porti questo sangue all'estero), etc ... ma perché lo Stato deve impormi qualcosa in questo ambito tutto mio?
Perché ci deve essere una legge sull'aborto coi limiti delle settimane (tanto se il figlio non lo voglio è facilissimo abortire clandestinamente con relativi maggiori pericoli sanitari)? Perché ci deve essere una legge sul divorzio che non prenda solo atto della volontà di due coniugi di non essere più tali e li tiene per anni in attesa della sentenza definitiva? Perché ci vuole una legge sul testamento biologico che disciplini il mio fine-vita? Perché la famiglia legale deve essere solo uomo/donna, forse c'è ancora bisogno che sia tale perché occorre procreare braccia per i campi e per le fabbriche e per lo Stato, e quando la procreazione non è più legata al rapporto uomo/donna... che succede, continuiamo coi figli di serie B?

I perché sarebbero tanti e potrebbero affievolirsi quando tutti prenderanno atto che il pianeta Terra è un fenomeno in costante mutazione, soprattutto partendo dal mescolamento di tutto ciò che vi è sopra, sotto e sopra. Impedire questo fenomeno crea inutili attriti che fanno solo danni, per chi ama la conservazione di così come si è e per chi ama il cambiamento: entrambi dovrebbero partire da un presupposto, siamo costretti a vivere insieme, facciamocene una ragione e diamogli corpo per farci meno male.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc