Medicina: sintetizzata nuova molecola per prevenire l'ictus
Sarà in commercio entro estate ed è di facile assunzione
ROMA - Sono 200.000 gli italiani colpiti ogni anno da ictus cerebrale che, spesso, vanno incontro a grave disabilità permanente. Nel 25% dei casi, la causa è la fibrillazione atriale che si manifesta con sintomi di affaticamento, irregolarità del battito cardiaco, palpitazioni, dispnea. La fibrillazione atriale interessa alcuni milioni di italiani e vi possono essere casi di persone che non sanno di essere malate, condizione che espone a maggiori rischi a causa della mancata assunzione dei farmaci utili a prevenire le complicanze.
Nella fibrillazione atriale il cuore perde il normale sincronismo e gli atri non si contraggono più in maniera efficace. La conseguenza è la formazione, all'interno della camera cardiaca, di coaguli di sangue, che, partendo dall'atrio, possono formare emboli nel corpo o nel circolo cerebrale causando danni molto importanti: infarti intestinali, renali, gangrene agli arti inferiori, o molto più frequentemente ictus cerebrale. La malattia colpisce in egual misura donne e uomini e tende a diventare sempre più frequente con l'aumentare dell'età: una persona su tre, superati gli 80 anni, ne soffre. Oggi i due farmaci più usati sono l'aspirina, facile da assumere ma poco efficace e somministrabile solo nei pazienti con fibrillazione atriale a basso rischio, e l'anticoagulante orale tradizionale, il dicumarolo, che però è difficile da implementare, perché richiede monitoraggi continui e molta attenzione nella dieta e nelle modalità di assunzione da parte del paziente.
«Il 5% delle persone con fibrillazione atriale - afferma il prof. Diego Ardissino, direttore dell'Unità Operativa di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma - va incontro a un evento tromboembolico. Per anni la comunità cardiologica si è impegnata nella ricerca di un nuovo anticoagulante che potesse superare le difficoltà d'impiego e di gestione dell'attuale terapia anticoagulante con dicumarolici». Ora, finalmente, come dice Ardissimo s' è arrivati a sintetizzare una molecola di nuova concezione, il Rivaroxaban, a somministrazione orale, che ha dimostrato di essere efficace nel ridurre il rischio tromboembolico nella trombosi venosa profonda ed ha la potenzialità di rivoluzionare anche la terapia dei pazienti a rischio tromboembolico nella fibrillazione atriale. Entro l'estate 2009 sarà in commercio anche in Italia con l'indicazione nella prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV) in chirurgia ortopedica protesica maggiore di anca e ginocchio.
«Infatti il meccanismo alla base della formazione del trombo venoso - spiega Antonio Carolei, professore ordinario di Neurologia all'Università degli Studi dell'Aquila - è identico a quello che porta alla formazione del trombo arterioso. La nuova molecola potrà quindi garantire importanti vantaggi anche alle persone con fibrillazione atriale. Tale indicazione è attualmente in studio nel progetto ROCKET-AF».
Con rivaroxaban i pazienti colpiti da questo disturbo non dovranno più sottoporsi a controlli frequenti per «aggiustare la dose» e avranno a disposizione un anticoagulante orale efficace in dose fissa. Grande è l'attesa per i risultati dello studio ROCKET-AF, in cui verranno valutati per la prevenzione dell'ictus oltre 14.000 pazienti in trattamento con rivaroxaban a confronto con la terapia anticoagulante tradizionale. Molti sono i centri italiani coinvolti, coordinati dal prof. Ardissino e dal prof. Carolei, referenti italiani di questo importante studio internazionale.
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