29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
L'intervista

Battaglia: «Il lockdown non serve a niente, ecco i dati che lo dimostrano»

Il professor Franco Battaglia, intervistato dal DiariodelWeb.it, rivela l'efficacia delle misure anti coronavirus decise dal governo Conte in Italia

Battaglia: «Il lockdown non serve a niente, ecco i dati che lo dimostrano»
Battaglia: «Il lockdown non serve a niente, ecco i dati che lo dimostrano» Foto: Matteo Corner ANSA

Chiusure, quarantene, lockdown. Con queste misure l'Italia (così come la maggior parte degli Stati occidentali) ha risposto all'avanzata della pandemia di coronavirus, creando peraltro come effetto collaterale una parallela quanto inevitabile crisi economica e finanziaria. Ma siamo davvero sicuri che questo fosse davvero il miglior modo per contrastare la diffusione del Covid-19? Dal mondo scientifico si solleva anche la voce di chi, analizzando i dati, sostiene che la ricetta migliore per proteggere la popolazione dal virus fosse un'altra. E che, dunque, il governo Conte, i suoi comitati e i suoi esperti abbiano fallito clamorosamente. Si tratta del professor Franco Battaglia, ordinario di chimica-fisica all'Università di Modena. Ecco che cosa ha spiegato ai microfoni del DiariodelWeb.it.

Professor Franco Battaglia, lei sostiene che il lockdown sia una misura completamente inutile. Su quali basi scientifiche lo afferma?
Intanto l'ho scritto per la prima volta in un articolo del 28 aprile scorso. Non lo sostengo da oggi, perché fu evidente fin da allora che il lockdown non avrebbe funzionato. La ragione è molto semplice. Abbiamo l'esempio di un Paese, la Svezia, che non solo non ha imposto alcun lockdown, ma sostanzialmente non ha preso quasi alcuna misura: hanno continuato a vivere quasi come se nulla fosse. Si sono limitati a scoraggiare gli assembramenti con più di cinquanta persone.

Restrizioni molto leggere.
La loro filosofia, e cito un loro ministro, è stata che ciascuno dovesse essere «poliziotto di se stesso». Se osserviamo le curve dei decessi per milione di abitanti che si sono verificati in Italia e in Svezia, sono praticamente sovrapponibili. Anzi, noi abbiamo avuto, in proporzione, più decessi della Svezia: per milione d’abitanti, più di 1400 noi e meno di 1100 la Svezia. Questa è la prova provata che il lockdown nostro, come quello adottato da altri Paesi occidentali, non ha salvato alcuna vita umana.

Quali sarebbero state le misure alternative efficaci da adottare?
Anche su questo abbiamo un esempio, quello della Sud Corea. Il giorno 8 marzo Italia e Sud Corea registravano lo stesso numero di infetti, 7300. Ma loro avevano chiuso ogni ingresso dalla Cina già dal 4 febbraio e avevano cominciato a fare tamponi a tappeto, la cui produzione di massa ordinarono già dal 20 gennaio. Non appena beccavano un positivo immediatamente mettevano in quarantena lui e tutti i suoi contatti, che venivano tracciati in modo capillare. Da noi, invece, il 4 febbraio il sindaco di Firenze lanciava l’hashtag #ioabbracciouncinese e il governo italiano alla fine di marzo aveva decretato di non fare più tamponi, se non ai sintomatici gravi. Il confronto è impietoso: per milione di abitanti 1400 morti in Italia, 26 in Sud Corea!

Ma allora a creare realmente l'emergenza è stato il virus o il modo in cui lo si è gestito?
Il Covid-19 è un virus che, quanto a sintomi, è simile a quello dell'influenza, con l’aggravante di diffondersi più facilmente e con alcuni sintomi che richiedono particolare attenzione e, a volte, il ricovero. Su questo non c'è ombra di dubbio. Ma non si può dire che sia giunto in maniera inattesa, perché prima che da noi si era già diffuso in Cina. Invece, alla fine di gennaio il ministro Speranza, ospite nella trasmissione tv di Fabio Fazio, dichiarava che per il nostro Paese non esisteva alcun problema. Salvo poi, il 10 marzo, ordinare un ferreo lockdown che, semmai, avrebbe dovuto essere ordinato con tre settimane d’anticipo: hanno chiuso le stalle dopo la fuga delle vacche.

Il nostro sistema sanitario si è fatto trovare impreparato a gestire questa emergenza?
Non impreparato, ma nelle mani di politici incapaci. Il nostro problema principale, secondo me, è stato proprio il ministro Speranza, che si è dimostrato incompetente a discernere tra i diversi pareri, a volte contraddittori, dei suoi cosiddetti esperti. Se noi avessimo avuto la ministra Giulia Grillo, che è medico, avrebbe sicuramente saputo farlo.

Avevamo le persone sbagliate al posto sbagliato.
Ci fosse stata una situazione ordinaria, in cui il principale problema era quello di parlare con i sindacati ospedalieri, magari Speranza sarebbe andato benissimo. Ma in una situazione straordinaria era necessario un ministro competente. Conte e Speranza hanno una grave responsabilità, e a mio parere dovrebbero essere indagati per strage. Tra i grandi Paesi, siamo quello che ha avuto più morti di tutti al mondo per milione di abitanti.

Un altro fatto che lei sostiene è che la seconda ondata di cui si parla sia in effetti una bufala.
Basta leggere la curva dell'eccesso di mortalità rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Quello che si vede è che c'è stato un grosso picco, che in Italia ha raggiunto anche il +100%, nei mesi di marzo-aprile dell'anno scorso: dunque, all'epoca la mortalità era doppia rispetto alla media. Dopodiché l'eccesso diminuisce e, da giugno in poi, non c'è più una differenza significativa.

Intende dire che oggi il numero di morti è più o meno lo stesso degli anni scorsi?
C'è uno scarto minimo, intorno al 10%. Che è un'ulteriore dimostrazione dell'incapacità di questi signori, che fin da aprile scorso parlavano della seconda ondata e, di tutta evidenza, non l'hanno saputa non dico evitare, ma neanche affrontare.

Stanno continuando a parlare di un'emergenza in corso quando i numeri non giustificano questo allarmismo?
No. È giusto restare tutti in guardia fino a che non ci si vaccinerà. Ma la cosa grave è che si rafforzano misure che si sono già dimostrate inefficaci. Sono stati incapaci su tutti i fronti e mi chiedo se qualcuno chiederà mai conto a costoro del disastro che la loro inettitudine ha causato. Voglio dire: già il 18 marzo perfino io, guardando l’evoluzione dei dati, scrissi che la strada giusta era stata imboccata dalla Sud Corea, ma ai ministeri degli Esteri e della Sanità non si accorsero di nulla. Questo governo ha le mani sporche del sangue degli 80 mila lasciati morire soli e senza cure.