«Basta ombrelline in pista», e divampa la polemica
Gérard Neveu, capo del World Endurance Championship, ha deciso di fare a meno delle grid girls: «Sono una cosa del passato, la condizione delle donne è un po’ differente al giorno d’oggi». La decisione è diventata presto un caso. Voi cosa ne pensate?
MILANO - «Dalla 6 Ore di Silverstone non vedrete più le grid girls sullo schieramento e la cosa succederà anche per le restanti gare. Per me le grid girls sono una cosa del passato, la condizione delle donne è un po’ differente al giorno d’oggi». Con questa dichiarazione rilasciata alla Reuters, il boss del WEC (World Endurance Championship) Gérard Neveu ha cancellato di fatto una tradizione così radicata nel mondo degli sport motoristici che fin ora mai nessuno si era posto il problema che quello delle "ombrelline" fosse un lavoro degradante e lesivo dell'immagine delle donne. Le modelle in pista e nel paddock sono sempre state accolte con entusiasmo da spettatori e addetti ai lavori, considerate semplicemente come parte del contesto. Non per nulla quello delle auto o delle moto viene definito Circus, e gli abiti di scena delle ombrelline, seppur succinti, non hanno mai fatto gridare allo scandalo nessuno, mogli e fidanzate comprese.
IL DIBATTITO - Eppure le parole di Neveu hanno sollevato un polverone e generato un dibattito che ha spaccato in due l'opinione pubblica divisa tra chi condivide la decisione presa e le argomentazioni prodotte a sostegno e chi la considera una esagerazione ritenendo il ruolo delle grid girls assolutamente non volgare e degradante.
DAVIDSON CONDIVIDE LA SCELTA - A fare eco alla dichiarazione di Neveu è stato anche Anthony Davidson, ex pilota di F.1 della Honda, che corre oggi per la Toyota nell’Endurance. «Avere ancora le grid girls sullo schieramento è un ritorno al passato - dice -, è ormai un concetto fuori moda perché il mondo è cambiato e il motorsport dovrebbe seguire velocemente quello che è stato fatto al riguardo. È un segno di modernità che il Wec abbia detto 'basta' alle grid girls, era una cosa un po’ sessista».
IL CASO HAMILTON - Ad alimentare la polemica, poi, ha contribuito anche l'esultanza al GP del Texas di Lewis Hamilton, colpevole d'aver innaffiato di champagne una hostess sul podio, scatenando le ire di molte donne, tra cui Roz Hardie, direttrice della campagna contro il sessismo Object: «La fotografia mostra come la donna non sia solo innaffiata di champagne, ma viene molto chiaramente diretto in faccia, non sembra essere uno scherzo spontaneo. Crediamo che Lewis Hamilton dovrebbe scusarsi per le sue azioni e pensare attentamente a come si comporta in futuro. Per gran parte delle persone è chiaro che non si stesse divertendo la ragazza». In risposta a queste parole, c'è chi ha fatto notare che gettare champagne in faccia sul podio è un gesto comune tra piloti/rivali, un modo per fare festa e scrollarsi di dosso le tensioni della gara. Eppure di ciò mai nessuno si è lamentato o ha gridato allo scandalo facendo passare una goliardica innaffiata come gesto che istiga alla violenza.
COME ANDRÀ A FINIRE? - Donne e motori, gioie e dolori recita un vecchio detto popolare che sembra non passare mai di moda. In questo caso però, a nostro giudizio, il sospetto che si stia trascendendo, esagerando, è più che fondato. Definire donne-oggetto le ombrelline ci sembra un mero esercizio di «prostituzione intellettuale», per citare una celebre dichiarazione di Josè Mourinho ai tempi dell'Inter. Non ci risulta che mai alcun pilota abbia allungato le mani o sia sia reso protagonista di atteggiamenti offensivi e deprecabili. E neanche gli spettatori dei gran premi che chiedono alle modelle un "selfie" le offendono, né tantomeno quelle testate giornalistiche online che omaggiano la loro bellezza con fotogallery dedicate. Non vederle più in pista sarebbe davvero un peccato, un clamoroso fuoripista. I diritti delle donne tuteliamoli in quegli ambiti sociali dove veramente vengono calpestati. Di certo non in pista.