26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Il durissimo attacco di Di Battista all'ex presidente

Di Battista attacca Napolitano: «Massimo responsabile dei disastri italiani e da sempre schiavo»

Il deputato grillino durante una sua visita in Campania si è lanciato in una delle sue proverbiali filippiche, rivolta al presidente emerito della Repubblica. In un lungo post su Facebook poi il pentastellato ha ripercorso tutta la carriera politica del «migliorista», perché «gli italiani devono sapere»

ROMA – Alessandro Di Battista durante una sua visita in Campania si è lanciato in una delle sue proverbiali filippiche, rivolta al presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha definito «da sempre schiavo».

Gli anni del Pc
L'esponente del Movimento 5 stelle ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un lungo post dove ha spiegato perché a suo dire Napolitano dovrebbe tacere, mentre «ha ancora il coraggio di parlare». In primo luogo, ha ricordato il deputato pentastellato il «migliorista» è entrato in Parlamento «l'anno della morte di Stalin. Era il 1953 e i suoi 64 anni di politica sono costati al contribuente italiano oltre 17 milioni di euro tra stipendi e rimborsi vari». In quel periodo, «quando i carri armati sovietici massacravano gli studenti a Budapest dichiarava che l'URSS stava portando la pace in Ungheria». Nel 1981 definì le parole di Berlinguer sulla questione morale («I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali») «vuote invettive».

L'era Tangentopoli
Passando agli anni '90, nel 1993 durante il tentativo di perquisizione della Camera da parte della Guardia di finanza, «il Segretario generale della Camera, su ordine dell'allora Presidente Napolitano, oppose ai finanzieri l'immunità di sede, ovvero il divieto per le forze dell'ordine di entrare a Montecitorio». Sempre sotto tangentopoli, durante il processo sulle tangenti ENIMONT Craxi, dichiarò all'allora Pm Di Pietro: «Non è credibile che il Presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del PCI e aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell'Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico (di finanziamento irregolare) che avveniva sotto di lui».

Gli scheletri nell'armadio del ministero degli Interni
Di Battista ha ripercorso anche il ruolo di Napolitano da ministro degli Interni, come quando non fece sorvegliare il gran maestro della P2, Licio Gelli che riuscì a riparare all'estero, oppure quando con la legge Turco-Napolitano, istituì i CPT, i Centri di Permanenza Temporanea, «vere e proprie prigioni per clandestini in mano alle solite cooperative degli amici degli amici». Ma l'accusa più pesante è forse quella relativa al 1997 quando venne posto il segreto di stato sulle confessioni del camorrista Schiavone che raccontò il dramma della Terra dei Fuochi.