19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Governo

«Vogliono farmi saltare»: perché quello di Salvini non è uno sfogo ma un vero allarme

Le parole del ministro dell'Interno raccontano di una «guerra» in corso. Lui cita esplicitamente solo Malagò, ma è lunga la lista di chi vuole la sua testa

ROMA - «Tocchi quegli interessi lì. Tocchi degli interessi sulle multinazionali, sulle lobby di alcuni grandi settori come il tabacco e i giochi. Penso che mi, ci abbiate votato per rimettere al centro la trasparenza, il denaro pubblico speso bene, e l'interesse dei cittadini. E se non mi fanno saltare io vado fino in fondo, ve lo assicuro». Matteo Salvini, parlando delle difficoltà dell'azione di governo in campo economico al convegno Idn a Palazzo delle Stelline a Milano, ha buttato lì, con quella che a un primo ascolto può sembrare una semplice battuta, una vera e propria denuncia che indica - non in maniera palese ma decisamente chiara - quali sono i «nemici» del governo. In poche parole i cosiddetti «poteri forti», che hanno «enormi interessi economici in ballo». Il problema è che «ovunque tu ti muova vai a toccare interessi economici stratificati da anni».

La prima lista dei nemici del governo
L'unico citato in maniera diretta è stato il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Guardate la reazione del Presidente del Coni quando abbiamo messo in discussione l'elefantiaco impianto dello sport italiano» con l'obiettivo di «rimettere il timone in mano alle federazioni e allo sport di base». Il riferimento è alle parole del numero uno dello sport italiano che è partito all'attacco a testa bassa contro la riforma prospettata dal governo: «Questa non è la riforma dello sport italiano, non c'entra nulla. Questo è un discorso in modo elegante di occupazione del Comitato olimpico italiano. Lo stesso fascismo, pur non essendo estremamente elastico nell'acconsentire a tutti di esprimere le proprie opinioni, aveva rispettato quella che era stata la storia del Coni dall'epoca della sua fondazione». A fianco di Malagò sono scesi in campo anche i portabandiera azzurri di apertura e chiusura ai Giochi di Rio 2016 Federica Pellegrini e Daniele Lupo.

Lo scontro tra Salvini e Malagò
Alla base dello scontro c'è il fatto che da parte del governo viene considerato un conflitto di interesse il fatto che sinora sia stato il Coni a distribuire i soldi alle Federazioni, visto che poi tocca ai presidenti delle stesse Federazioni a votare il n.1 del Coni. La cassa in pratica non la avrà più la Coni Servizi, come adesso, ma una nuova società di ispirazione e nomina governativa, la Sport e Salute spa. A Malagò e quindi al Comitato olimpico nazionale spetteranno solo 40 milioni per la preparazione olimpica. «La politica fa la politica, lo sport fa lo sport. Dare del fascista o del razzista aqualcuno significa non avere argomenti ed essere alla canna del gas e mi spiace per questo nervosismo» ha replicato Salvini. «Se tante parti dello sport si lamentano occorre il cambiamento anche lì, non solo al governo. Ma a differenza di tanti altri, io non insulto» ha detto ancora il ministro degli Interni «io faccio il mio, e auguro a tutto lo sport di ritrovare l'anima che aveva. Nel mondo dorato dei palazzi dello sport, dove ci sono stipendi da centinaia di milioni di euro, devono ricordarsi che lo sport non è solo la serie A ma lo sport è l'atletica, la pallavolo. Insomma, più soldi allo sport di base».

Le «lobby dei grandi settori»
Quello di Malagò è, come detto, solo un esempio. Ma Salvini, tra le righe, ne ha fatti diversi: «Tocchi degli interessi lì, gli interessi sulle multinazionali, tocchi gli interessi sulle lobby dei grandi settori come i tabacchi e i giochi. Penso» ha aggiunto «che mi, ci abbiate votato per rimettere al centro la trasparenza, il denaro pubblico speso bene, e l'interesse dei cittadini». E vediamo allora nello specifico perché Salvini ha citato proprio «tabacchi e giochi».

La «manovra» del governo su sigarette e giochi
In due articoli della manovra rispedita a Bruxelles sono infatti inserite «disposizioni in materia di tassazione dei tabacchi lavorati» e «disposizioni in materia di tabacchi lavorati». Dentro, l'aumento che riguarderà le sigarette, i sigari e il tabacco trinciato. Si parla di 10 centesimi di rincari. E rincari colpiranno anche i giochi. L'incremento è in programma dal primo gennaio 2019 e stabilisce che «le misure del prelievo erariale unico sugli apparecchi sono incrementate dello 0,50». I giochi erano già stati fonte di copertura per il decreto dignità che aveva fissato il prelievo sulle slot al 19,25% e quello delle videolotteries al 6,25% a partire dal primo settembre, stabilendo un ulteriore aumento dal primo maggio 2019. Misure che Salvini - pur essendo (o essendo stato?) - un fumatore, ad esempio, sta fortemente difendendo e che, stando alle sue parole di ieri, devono aver trovato le forti resistenze dei vari lobbisti che, inchieste insegnano, da sempre sono assidui frequentatori dei palazzi della politica.