18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Governo Gentiloni

Giornata della Memoria, Boschi: «Un dovere tenere vivi anticorpi»

«La memoria è stata tenuta viva con fatica e dolore innanzitutto dai sopravvissuti, nei primi tempi anche con la fatica per essere creduti»

ROMA - Un anno molto particolare il 2018, per le celebrazioni della Giornata della Memoria, previste come di consueto attorno alla data simbolo del 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz all'arrivo delle truppe dell'Unione sovietica. Per l'Italia, infatti, cade l'ottantesimo anniversario della pubblicazione del Manifesto per la difesa della razza e dell'avvio conseguente delle leggi razziali. Lo ha ricordato, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi (Pd).

La memoria è stata tenuta viva con fatica
«La memoria è stata tenuta viva con fatica e dolore innanzitutto dai sopravvissuti, nei primi tempi anche con la fatica per essere creduti, tanto era l'orrore per quello che loro ricordavano», ha ricordato la rappresentante del Governo. Il «testimone» di questa ideale staffetta della memoria «deve essere raccolto dalle nuove generazioni", ha sottolineato Boschi, anche "alla luce di recenti gravi episodi che hanno visto protagonisti nostri concittadini». La sottosegretaria ha messo l'accento sulla preoccupazione che non ci sia "una sottovalutazione" di questi episodi e in generale sulla «recrudescenza di movimenti che si richiamano al fascismo. A Genova recentemente ci sono stati anche gesti di violenza ma credo ci sia stata in questo periodo anche una risposta della società civile». Boschi ha precisato che eventuali «dati» sulla recrudescenza di episodi di antisemitismo sono «competenza del Ministero dell'Interno» ma, ha osservato, «è un dovere tenere vivi gli anticorpi" rispetto agli orrori del passato "è una sfida per tutta la società italiana» che si deve basare «su questi valori condivisi». Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il segretario generale di palazzo Chigi, Paolo Aquilanti, che ha piegato come «dopo la chiusura del padiglione italiano di Auschwitz in seguito alle nuove regole varate dalle autorità polacche il materiale è stato condotto in Italia e verrà rimontato in un'altra sede» e che comunque si sta lavorando con l'obiettivo «di riaprire un percorso espositivo italiano nel campo, dedicato soprattutto alle migliaia di studenti che ogni anno lo visitano dall'Italia». Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche in Italia (Ucei), ha descritto «il filo conduttore» delle celebrazioni di quest'anno, incentrato, proprio per la coincidenza con l'ottantesimo anniversario delle leggi razziali, «sulla corresponsabilità degli apparati» nella costruzione del sistema dello sterminio in un ambito «formalmente legale ma contrario ad ogni etica umana. A partire da leggi apparentemente legere come il divieto di frequenza delle scuole».