Eventi a Genova, 5 cose da fare martedì 9 gennaio
Musica, spettacolo e tanto teatro per l'inizio della settimana in città. Ecco quello che vi attende e come fare per non perdere il meglio

GENOVA – Musica, spettacoli a teatro e tanta cultura. Ecco qualche consiglio per non lasciarsi sfuggire gli appuntamenti più interessanti e godersi la serata genovese.
Musica live
Alle 20.30, appuntamento allo Spazio Comune Giardini Luzzati con Zena Latin Jam, in compagnia di Catalina Huenulaf (voce e cajon), Mario Principato (percussioni), Alessandro Scotto d'Aniello (chitarra), Paola Escobar (voce e chitarra). Il Palco Libre dei Luzzati ospita artisti di strada, poeti, performer, maghi e streghe, busker e danzatori.
A teatro
Al Teatro Duse, torna il celebre «Mistero buffo» di Dario Fo nella vibrante e divertente interpretazione di Ugo Dighero: un omaggio al Premio Nobel che mostra ancora intatta la sua grande forza comica e dissacrante. È stato uno dei cavalli di battaglia di Dario Fo, la fabulazione che l’ha reso celebre in tutto il mondo, lo spettacolo-contenitore che volava sulle giullarate medievali per planare come un falco sulla satira politica e sull’attualità. Il Mistero buffo è un contenitore ampio, ricco, magmatico, sorprendente e divertente, lirico e poetico, tagliente e aguzzo come una lama affilata. Di quell’enorme patrimonio di invenzioni si fa carico Ugo Dighero, che con il Teatro dell’Archivolto di Genova propone una sua interpretazione di due celebri passi del «Mistero buffo». A partire da «Il primo miracolo di Gesù bambino», monologo che affonda le sue radici nei Vangeli aprocrifi e diventa una parabola di grande, popolare sensibilità. Il secondo è il travolgente «La parpàia topola», tratto dal Fabulazzo osceno del 1982, storia di un contadino sempliciotto cui va in sorte l’enorme eredità del padrone. E lui, misogino e scorbutico, si trova circondato da aspiranti spose. Ma al di là delle vicende e delle trame, le due fabulazioni sono terreno impervio per ogni attore: mirabolanti creazioni di linguaggi fantastici, misto di dialetti e grammelot, storie scabrose che si mutano in miracoli poetici, i testi di Mistero buffo richiedono all’interprete doti non usuali, capacità camaleontica di evocare i mille personaggi chiamati in causa, di coniugare Medioevo e presente, di tenere un occhio sul testo e uno sull’improvvisazione.
Commedia
Al Politeama Genovese, appuntamento con lo spettacolo «Alla faccia vostra!», di Pierre Chesnot, in scena alle 21 del 9 e 10 gennaio. Con Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio. Roma ai giorni nostri, la commedia si apre su Luisa che piange la morte del suo padrone Stefano Crespi, scrittore di grande successo, settantenne morto d'infarto. A poco a poco i conoscenti stretti cominciano ad arrivare nell'appartamento. Il vicino Michele Garrone è il primo, professore di medicina è lui che decreta il decesso. Poi raggiungono il luogo Luca Sesto e sua moglie Lucia, rispettivamente genero e figlia dello scrittore. Per ultima Viviana, seconda moglie del defunto, molto più giovane di suo marito, 40 anni, fa la sua entrata agitata nello studio di Stefano Crespi. Molto velocemente il lutto che riunisce i personaggi si trasforma in una «transizione finanziaria» nella quale tutti vogliono avere parte e guadagnarci: la coppia Sesto cerca di coprire un enorme debito con un prestito della banca garantito dall'eredità di Lucia, la figlia. Viviana progetta una nuova vita con tanti soldi e il suo nuovo amante francese. Il professor Garrone vuole comprare l'appartamento per farne finalmente il suo studio , il banchiere Marmotta che acconsente al prestito vorrebbe intascare una grossa percentuale sui futuri soldi di Lucia. Solo Luisa, fedele governante, vive per ricordare il genio dello scrittore. Ma ecco che tutto si capovolge e succedono fatti esilaranti che faranno tremare e crollare questi progetti. Ne nascono situazioni comiche dove una risata cinica e infantile è garantita. Ovviamente è il personaggio di Gianfranco Jannuzzo, il genero Luca Sesto, che conduce le avide danze che lo porteranno a crisi di nervi esileranti diventando simpatico per le sue incapacità e disavventure. Molto comico è anche il personaggio di Debora Caprioglio donna che soddisfa tutti i piaceri di sesso senile dello scrittore per ottenere soldi soldi e ancora soldi. L'adattamento sarà portato in Italia ai giorni d'oggi per vivificare di più la corsa al denaro e l'isterismo della nostra contemporaneità.
Musical
Un racconto sospeso tra religione e rivoluzione. Un musical che affronta un tema civile. Con Simone Cristicchi, il 9 e 10 gennaio al Teatro dell'Archivolto, va in scena «Il secondo figlio di Dio», la storia vera di un predicatore dell’Ottocento, che farà riflettere sul presente. Potrebbe evocare il Brecht di Madre Coraggio, con quel suo carretto che attraversa la guerra, ma la storia di David Lazzaretti, detto «il Cristo dell’Amiata», è una straordinaria vicenda ignota ai più. Simone Cristicchi prosegue la sua ricerca in teatro, nel solco tracciato dal fortunato «Magazzino 18», con uno spettacolo che il regista Antonio Calenda ha voluto definire, anche in questo caso con una evocazione brechtiana, musical civile. La canzone dal vivo si fa testimonianza alta, capace di cogliere la dimensione epica, quale strumento di racconto di grandi e piccole storie: e Cristicchi diventa il cantore, il portavoce di una vicenda mitica che affonda nelle origini e nell’identità di un popolo. «Il secondo figlio di Dio» è dedicato alla vicenda umana e spirituale di Lazzaretti, il predicatore che, nella seconda metà dell’Ottocento, aveva fondato una comunità di fedeli sul Monte Amiata, dando vita al movimento chiamato giurisdavidico.
Classici a teatro
Argante passa la vita in un inferno di medicine, controlli, consulti, vagando mestamente in casa, dalla poltrona al letto. L’ipocondria è un incubo, ma a essere malato forse è il mondo. Un grande Gioele Dix nei panni del «Malato immaginario» di Molière, al Teatro della Corte i giorni martedì 9 e mercoledì 10 gennaio 2018. Ha una lunga e bella storia questo Malato immaginario che la regista Andrée Ruth Shammah ha voluto riprendere, a distanza di anni. Il primo, fortunato allestimento che vedeva come protagonista l’indimenticabile Franco Parenti, risale al 1980, e un giovane Gioele Dix vi interpretava il ruolo di Cleante. Oggi l’attore - giunto alla maturità creativa - veste agilmente i panni di Argante, il malato del titolo. Commedia nera di Molière, come è noto ultima tra le sue interpretazioni, «Malato immaginario» del 1673 era per un critico come Cesare Garboli una farsa in cui «la polemica molièriana contro i politici, che era stata inaugurata e censurata nel Tartuffe, cambia bersaglio, e si fissa per l’ultima volta, ossessivamente, per estensione e analogia, contro il potere dei medici». Ma, al di là dell’intreccio - felicissimo come in tutte le commedie di Molière - quel che preme sottolineare qui è la qualità della scrittura, la pulizia del testo che la regia di Shammah porta accuratamente alla luce. E Gioele Dix confeziona il suo Argante svelando l’universalità delle fobie e delle presunte malattie: non semplicemente un ipocondriaco, ma un uomo alla prese con la paura più grande e assoluta, quella della morte, cui fa da solare contraltare la serva Tonina.