«Voto di scambio» tra Governo e presidi? L'ingiusto aumento che ammazza la scuola
Il Governo delibera un aumento più che ingiustificato ai dirigenti scolastici. Intanto la scuola crolla, fisicamente e moralmente
ROMA - Lo stipendio dei presidi è il problema della scuola di oggi? L'aumento che gli è stato riconosciuto rende la scuola, e quindi la società italiana più civile, efficiente, sana? Chiunque abbia vissuto il mondo della scuola sa che gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una deriva burocratica. Ma le prossime righe non verteranno sulla pedagogia della fuffa, il famoso "progetto" ormai dilagante, le procedure infinite, in poche parole nella trasformazione della scuola in un parcheggio ove passare un po’ il tempo, in attesa del fatidico giorno in cui si entra nel dorato mondo della disoccupazione, o del lavoretto. Ecco, tutto questo, lasciamolo stare. E' un capitolo troppo grande e serio, che meriterebbe altro spazio. Limitiamoci all'aumento dato ai dirigenti scolastici.
Meritocrazia?
Si entra in un campo minato, perché la scuola, tra i suoi molti demeriti, ne paga uno più di altri: quello di essere ormai considerata inutile, popolata di fannulloni, seduti in cattedra o tra i banchi. Ne sono pienamente convinto anche io, non fosse altro per la mia esperienza decennale nel settore, che mi ha fatto conoscere un mondo da operetta: tragico, in parte eroico e spesso comico. La riforma della Buona Scuola tra i vari buoni propositi ne aveva uno particolarmente suggestivo: la meritocrazia nella classe docente, scaturente dalle valutazioni personali dei dirigenti scolastici. In poche parole, soldi ai docenti più meritevoli. Tralasciando la aleatorietà di questo processo decisionale, si è però creata un’aura intorno alla figura del «preside», almeno così veniva definito un tempo, che lo ha portato ad assurgere alla mitologica figura del manager. Una specie di Marchionne tra i banchi di scuola, questo ci voleva. Ma che allontana queste figure dagli insegnanti nonché dagli studenti. Lui è l’unico a essere premiato dal Governo, non si sa bene in base a che cosa perché nessuno valuta i presidi: una figura prettamente burocratica che si occupa di procedure e prassi, avulso dalla relazione con la scuola vissuta, dalle sue miserie, perché travolto dalle scartoffie. Senza tener conto che i dirigenti scolastici non sono esenti da una buona, naturale finché si vuole, dose di "cialtroneria" professionale. Così in un mondo che vuole la meritocrazia come metro della morale, e dello stipendio, a loro viene riservato un trattamento anti-meritocratico, perché il maxi aumento lo prendono tutti. E’ il solito cortocircuito dello stato, dominato da un’ignoranza che lo divora dall’interno?
Voto di scambio?
E’ una mancia elettorale? Sicuramente sì, perché cerca di fare proselitismo politico tra una categoria che aveva da tempo abbandonato la compagine di governo. Agli insegnanti, che sono la vera trincea che non fa dilagare la rivolta dei giovani, il governo fa cadere qualche briciola. Certamente anche tra di loro non manca una componente totalmente inadeguata all’insegnamento, ma esistono veramente delle figure eroiche che meriterebbero un sostegno. Si pensi alle scuole di periferia, o a quelle che vedono al loro interno preponderare figli di migranti che arrivano da ogni dove. Lavorare in questi ambienti, magari ad età avanzata, è un’impresa che meriterebbe ben altro trattamento. Se non si vuole far deflagrare la società l’unica ancora di salvezza è la scuola: oppure ci può pensare il potere soporifero dei social vari, ma è solo un palliativo. E invece il Governo cosa fa? Premia chi sta già bene, chi ha uno stipendio già consistente, intorno ai 3000 euro, e lo fa con un aumento scandaloso di 400 euro. Che «insegnamento», tanto per rimanere in tema pedagogico, si può dare a questa mossa? La furbizia domina? I forti sono aiutati dai forti? La scuola è senza risorse: lo sentiamo dire spesso. Ed è una verità. E quelle poche risorse sono sprecate, perché spese in corsi di ogni genere, ché il fine ultimo della scuola è diventato quello di sostituite la famiglia ormai sfasciata. Gli insegnanti sono i nuovi mamma e papà, lo psicologo, il parroco, il poliziotto.
La scuola è senza risorse: le strutture sono sempre più spesso fatiscenti, povere, tristi. Il Governo dà i soldi ai presidi per recuperare voti e consenso. Quanto di più diseducativo si potesse fare.
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