7 settembre 2025
Aggiornato 01:30
Governo

Gentiloni a New York: «La crescita c'è, i populisti non vinceranno»

In un periodo di divisioni e populismi, Paolo Gentiloni racconta di un'Italia che nonostante le difficoltà torna a crescere e proprio in questo momento non deve perdere la forza delle riforme

Il premier Paolo Gentiloni
Il premier Paolo Gentiloni Foto: ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI-TIBERIO BARCHIELLI ANSA

NEW YORK - In un periodo di divisioni e populismi, Paolo Gentiloni racconta di un'Italia che nonostante le difficoltà torna a crescere e proprio in questo momento non deve perdere la forza delle riforme. Il presidente del consiglio si trova a New York per l'apertura della settantaduesima assemblea generale delle Nazioni Unite: l'assemblea di Trump, della riforma dell'Onu, della Corea del Nord e dei cambiamenti climatici. «Viviamo in un periodo di difficile transizione. L'instabilità geopolitica è ancora presente, allo stesso tempo il dinamismo economico e, in Europa, un rinnovato sentimento di fiducia per il nostro cammino comune, sta alimentando le speranze di un periodo migliore», ha detto Gentiloni, iniziando il suo viaggio negli Stati Uniti dalla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University, dove ieri sera ha dialogato con studenti, professori dell'università e con la comunità italiana della metropoli americana.

Paese stabile
Paolo Gentiloni è il primo premier da Giulio Andreotti a fare visita alla sede del dipartimento di italianistica dell'università americana. E lui sorride per questo, ricordando il numero quasi infinito di presidenti del consiglio che si sono susseguiti in questi settant'anni. Nonostante questi cambiamenti, l'Italia «resta un Paese stabile», dice Gentiloni, parlando delle istituzioni, della costituzione che «funziona da settant'anni». Certo, il mondo è in un momento complesso. C'è la Corea del Nord, ci sono i flussi migratori e il terrorismo. E ancora ci sono i populismi, «i maestri dell'illusione» che «fanno sempre riferimento a un passato distante, un'età dell'oro che non c'è mai stata, chiedono di separarsi dal resto del mondo. E questo è pericoloso»

I populisti non vinceranno
Tuttavia non ci sono possibilità che le forze «anti-establishment e anti-Europa conquistino la maggioranza del governo». Questo - continua il presidente del Consiglio - perché l'Italia è un Paese stabile che ha superato momenti difficili. «Il governo sta cercando di gestire la questione dei migranti, in passato ha superato una profonda recessione e ha appena avuto un problema rilevante con il sistema bancario e lo abbiamo corretto». "I segni della ripresa economica si sono trasformati in una indiscutibile crescita, ma dobbiamo essere prudenti e non perdere il momento nei nostri sforzi di riforma», ha detto Gentiloni, che ha voluto ancora una volta ricordare un altro tema di sfida dell'Italia e dell'Europa: le migrazioni, che sono inarrestabili, un processo che durerà a lungo e che «dobbiamo affrontare insieme» all'Europa.

C'è poi la questione americana. E anche in questo caso, il presidente del consiglio è riuscito a commentare il discorso del presidente americano, Donald Trump, in modo pacato, da «uomo tranquillo con un impeccabile inglese aristocratico», come aveva detto di lui la BBC in un profilo del 2016. «Non solo negli Stati Uniti ma in molti altri paesi vediamo la tendenza a mettere prima di tutto gli interessi nazionali. Non credo che il sovranismo sia una vera soluzione», ha detto Gentiloni, commentando il discorso di Trump alle Nazioni Unite, in cui il presidente americano ha parlato a lungo di America First.

Dialogo
Per il presidente del Consiglio, c'è un'altra via, che è quella del dialogo e del multilateralismo («come pensiamo di risolvere la questione della Corea del Nord senza multilateralismo", ha detto). Ma questa condizione, questa differenza di vedute, non interferisce affatto sui rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti, che restano ottimi. «Abbiamo avuto buone relazioni con gli Stati Uniti negli ultimi settant'anni», ha concluso il premier. E c'è anche spazio per un commento positivo: «L'attitudine del presidente americano è stata meno aggressiva nei confronti delle Nazioni Unite di quanto ci si attendesse. Il mio amico Guterres sembrava molto felice».

Politica estera
A Trump si ricollega anche la questione della lotta ai cambiamenti climatici, che per Gentiloni restano una battaglia importante per la comunità internazionale, insieme alla lotta al terrorismo e per l'Italia alla stabilizzazione dell'Africa e del Medio Oriente. Ci sono poi le citazioni: quella del professore di scienze politiche Mark Lilla, che descrive i nuovi reazionari, pronti a scommettere sulla nostalgia, come motore politico attraverso il quale motivare le masse e renderle sempre più chiuse rispetto alle differenze. E poi, la più potente, quella pronunciata nel 1965 dal presidente americano Lyndon Johnson, nel suo discorso inaugurale. «Se ce la faremo, non sarà per quello che abbiamo, ma per quello che siamo; non sarà per ciò che possediamo, ma, piuttosto per ciò in cui crediamo».