20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Immigrazione e Ong

Migranti, Minniti: Ong firmino codice o non potranno operare

Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, nel corso di una intervista al 'Fatto quotidiano', dichiara che le organizzazioni non governative dovranno firmare il codice di condotta se vorranno continuare a operare nel Mediterraneo

Il ministro dell'Interno Marco Minniti
Il ministro dell'Interno Marco Minniti Foto: Giuseppe Lami ANSA

ROMA - «Chi non ha firmato non potrà fare parte del sistema di salvataggio che risponde all'Italia, fermo restando il rispetto della legge del mare e dei trattati internazionali». Lo spiega il ministro dell'Interno, Marco Minniti, nel corso di una intervista al 'Fatto quotidiano' sul Codice per le ong che operano nel Mediterraneo in favore dei migranti. «Per firmare c'è ancora tempo, con una piena assunzione di responsabilità da parte di tutti, compresa Msf: si valuti bene quanto è accaduto, nessuno può ignorarlo, nessuno può far finta di non vedere quanto è emerso dalle indagini della Procura di Trapani. Proprio per evitare generalizzazioni - sottolinea il ministro Minniti - c'è bisogno di una reazione forte».

Tutela
Il ministro dell'Interno ritiene che per le Ong il codice sia addirittura una tutela. "Tutto deve essere tenuto in serio conto. Se fossi io il capo di una di quelle organizzazioni lo avrei proposto io il codice». Il responsabile del Viminale in merito alla missione navale in Libia a sostegno del contrasto al traffico di migranti. «Non è un'operazione combat ma solo un supporto tecnico-logistico alla Guardia costiera tripolina concesso al governo Serraj su sua richiesta, l'esecutivo libico riconosciuto dalla comunità internazionale. Detto questo, la stabilizzazione del Paese non può prescidendere neppure dal generale Haftar»«Sin dall'inizio - ha aggiunto - ho cercato di cancellare il termine e il concetto di 'emergenza' ", perchè serve una visione, da dispiegare su pù tasti». L'impegno si articola su due fronti: "Il crescente lavoro della Guardia Costiera libica per bloccare gli scafisti respingendoli a terra e gli accordi da noi siglati con sindaci e tribù libiche perchè, una volta tornati nelle loro città, hanno iniziato a spiegare che è più coveniente rimanere che partire». 

I prossimi passi
Dopo Ferragosto - afferma il ministro - rivedrò, stavolta a Roma, i sindaci libici, perchè un'altra parte essenziale della strategia è la mobilitazione della società libica e non soltanto delle istituzioni». E h aggiunto: «Quando li ho visti per la prima volta, il 13 luglio, i principali 13 sindaci del Paese, sono venuti con le slides, con i piani di sviluppo delle loro città e il nostro incontro è stato trasmesso in diretta da tutte le tv libiche ci hanno chiesto: aiutateci a costruire il nostro futuro. Sostanzialmente aiutateci a "riconvertire" la nostra economia, liberandoli dal traffico degli esseri umani e offrendogli alternative concrete»