20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Dopo i dati dell'Inps che affossano la retorica del Jobs Act

Poletti e la gaffe sui cervelli in fuga: «Conosco gente che se n'è andata ed è stato un bene». Poi le scuse (riuscite male)

«Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata». Sembra incredibile, ma a dirlo è stato proprio il nostro ministro del Lavoro Giuliano Poletti

ROMA - «Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Sembra incredibile, ma a pronunciare questa frase è stato nientemeno che Giuliano Poletti in persona. Ministro del Lavoro di un Paese che vanta (triste primato) una delle più alte percentuali di disoccupazione giovanile in Europa, e che pertanto costringe i propri giovani più brillanti ad espatriare per potersi costruire un futuro all'altezza delle proprie competenze.

La gaffe di Poletti
Dopo gli ultimi disastrosi dati dell'Inps che certificano il fallimento del Jobs Act e il boom dei vaucher, Poletti, parlando con i giornalisti a Fano, si è lasciato sfuggire un'analisi infelice: «Intanto bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi». Non contento, ha poi chiosato: «Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi».

La stilettata che ha scatenato le polemiche
Il ministro del Lavoro ha quindi concluso: «E' bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. È un’opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare»

Quei dati sui vaucher che affossano la retorica del Jobs Act
Quanto ai dati sui vaucher, Poletti ha cercato di tranquillizzare gli animi, aprendo a un cambiamento normativo in grado di arginare il fenomeno. In base alle cifre fornite dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, infatti, nei primi 10 mesi del 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher, «buoni» utilizzati per il pagamento di prestazioni incluse nell’ambito del lavoro accessorio. Del valore nominale di 10 euro. L’aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari al 32,3%. Numeri che riaprono le polemiche sul Jobs Act, e che sembrano avvalorare la posizione di chi ritiene che la riforma abbia soltanto apparentemente aumentato i posti di lavoro, portando più che altro a una istituzionalizzazione del precariato. Cifre talmente evidenti da costringere Poletti a promettere di metterci mano, per determinare «dal punto di vista normativo il confine dell'uso dei voucher».

Il dietrofront (riuscito non troppo bene)
Un impegno, però, che non mette a tacere le polemiche in merito alle affermazioni poco eleganti (per usare un eufemismo) del Ministro riguardo al cancro dei «cervelli in fuga» che attanaglia da decenni l'Italia. Proprio in riferimento a quelle affermazioni, Poletti ha in seguito precisato che «evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che sia un bene per l'Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all'estero». E ha proseguito: «Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all'estero, ma che dobbiamo dare loro l'opportunità tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie». Una (parziale) retromarcia, neppure - bisogna dirlo - riuscita troppo bene.