Se il centrodestra a Roma si sfalda proprio sui rom
Il nuovo bando del Campidoglio per la gestione dei campi rom sarebbe potuta essere l'occasione, per il centrodestra, di dare inizio alla campagna elettorale compattamente. Invece, le parole di Bertolaso hanno creato un vero e proprio terremoto, che rischia di far franare ogni progetto comune
ROMA - Gli animi, nel centrodestra, non si placano. Lo scontro tra il leader della Lega Matteo Salvini e la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni sembra ben lontano dal ricomporsi, tanto che quest'ultima, nelle scorse ore, ha annunciato la decisione di scendere in campo come capolista. Candidato sindaco no; ma pur di blindare quel Guido Bertolaso che ha fatto saltare le alleanze, Giorgia è pronta a metterci la faccia. Anche perché non potrebbe tollerare riaperture su Alfio Marchini, molto più gradito a Salvini di quanto non lo sia l'ex capo della Protezione Civile. La leader di FdI ha già iniziato la propria battaglia dal degradato quartiere romano dell'Esquilino, divenuto la Chinatown della Capitale. La scelta, ovviamente, è tutt'altro che casuale.
Un tema condiviso?
Perché sull'immigrazione e sulle minoranze la ricetta del centrodestra a guida Salvini-Meloni poteva sembrare una delle poche certezze di un programma ancora tutto da scrivere. E invece, è proprio da lì che è partito il «terremoto»: da quando Bertolaso ha definito i rom una «minoranza vessata», parole che hanno fatto drizzare le antenne al leader della Lega. Matteo Salvini, si sa, proprio sui rom aveva da tempo iniziato una vera e propria campagna«incendiaria», tirando in ballo addirittura le ruspe. E che succede se il candidato sindaco di Roma, anziché proseguire su quella linea, addolcisce eccessivamente i toni? A rischio c'è la credibilità di un partito come la Lega che, pur vantando le percentuali più alte, sembra non riuscire a dettare nè i nomi, nè l'agenda dell'area. Matteo Salvini deve averlo compreso, e ha deciso di fare dietrofront.
L'inutile dietrofront di Bertolaso
Dietrofront lo ha fatto anche Bertolaso qualche giorno dopo, nel tentativo di rassicurare gli animi e di preservare la compattezza (se mai c'è stata) del centrodestra intorno alla sua candidatura. «Matteo Salvini? È stato solo un malinteso; pure io, fossi stato in lui, avrei fatto uguale, leggendo quelle cose...», ha detto a Libero. «Quello che avevo provato a dare era un giudizio storico su rom e sinti; nessuno può negare il fatto che nei secoli passati abbiano subito persecuzioni e, infatti, ad Auschwitz sono stati assassinati migliaia di rom, oltre a milioni di ebrei... Mi riferivo a quello, che è un fatto storico innegabile», ha continuato. Oggi, però, la situazione è diversa: «Oggi, da quello che si vede a Roma come in altre città italiane, gli insediamenti rom rappresentano spesso un problema; donne e bambini vengono sfruttati per mendicare o fare piccoli furti, si creano contesti socialmente inaccettabili e tutto ciò rappresenta un disturbo alla pacifica convivenza. Serve una nuova strategia», ha concluso.
Troppo tardi?
Precisazioni tutto sommato inutili e tardive. Anche perché nulla fa pensare che la «strategia» che ha in mente Bertolaso corrisponda alle ruspe salviniane. Ma a versare benzina sul fuoco, è arrivato il nuovo bando del Campidoglio per la gestione dei campi, che prevede tra le altre cose i mercatini per la vendita di materiali ferrosi e oggetti recuperati dai rifiuti. Un bando che ha letteralmente scatenato i vari e dispersi eserciti di destra. Alfio Marchini è partito subito all'attacco: «Tronca fermi la legalizzazione dei mercati Rom abusivi - sottolinea l'ingegnere - Piuttosto che si applichi la legge sui roghi tossici e si ripristini la legalità dentro e fuori da campi. Legalità non vuol dire legalizzare ciò che è illegale». Giorgia Meloni ha parlato addirittura di «istigazione a delinquere»: «Non ci stupisce - ha proseguito - che una scelta del genere sia stata presa da chi rappresenta il governo Renzi nella Capitale e chiedo ufficialmente ai candidati sindaco della sinistra di dire cosa ne pensano e se condividono questa iniziativa. Dal canto nostro, la posizione di Fratelli d'Italia è chiara: ritiro immediato della delibera e tolleranza zero contro chi non rispetta la legge. Nei prossimi giorni faremo un presidio in uno di questi mercatini». Quanto a Matteo Salvini, ne ha approfittato per rispolverare i vecchi cavalli di battaglia: «Incredibile, per me sono 5 milioni buttati via. Ruspa, cacchio!».
L'occasione persa
Ma è evidente che, di fronte a quella che si prospetta come la prima grande occasione per iniziare la campagna elettorale del centrodestra, quest'ultimo, con un candidato come Bertolaso, parta comunque svantaggiato. E non importa se la rettifica c'è stata, o se le sue parole siano state strumentalizzate. E non importa nemmeno se, come ex capo della Protezione Civile, potrebbe avere l'esperienza giusta per gestire situazioni simili. Le sue parole sui rom sono ormai un marchio impossibile da cancellare. Marchio che Salvini sembra non essere disposto a digerire.
L'impasse (in)superabile
Come superare l'impasse, dunque?Il leader leghista incontrerà in settimana Silvio Berlusconi, e poi avvierà le consultazioni dei romani attraverso i gazebo. Ma Giorgia Meloni, a quel vertice, non andrà. Al Corriere, dichiara: «Con Salvini non c’è uno strappo, ma c’è mancanza di chiarezza. Salvini ha sottoscritto con noi un comunicato con il quale si chiedeva a Guido Bertolaso di candidarsi, poi è tornato indietro. Questo comportamento non lo capisco: ho chiesto agli alleati che ci facciano sapere cosa vogliono fare». Quella di Bertolaso, insiste Meloni, «è una scelta ottima, che abbiamo fatto tutti insieme». D'altronde, Bertolaso «ha parlato di tolleranza zero contro il degrado. Sposiamo quello slogan». Forse, però, per il Carroccio non è sufficiente. E, soprattutto, è troppo tardi.
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