26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Opposizioni all'attacco

De Luca: «Dimissioni? Macché, sono portatore di legalità». E il Pd gli dà man forte

Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha dichiarato di non pensare alle dimissioni e di considerarsi «portatore di legalità». E la linea ufficiale del partito pare essere quella del garantismo

ROMA - Dimissioni? «Non scherziamo! Io dico ai nostri militanti che stiamo lavorando notte e giorno, ventre a terra, per un'altra idea del sud, e che abbiamo prosciugato e combattuto le aree clientelari e il malaffare e lo prosciugherò tutta la mia forza per cambiare la Campania». Lo dice Vincenzo De Luca, governatore della Campania, in una intervista all'Unità.

Corruzione per induzione
De Luca è indagato per corruzione per induzione e fa sapere che era a conoscenza dell'indagine a suo carico: «Sì e abbiamo mantenuto un riserbo doveroso perché ci pareva corretto farlo. Ho chiesto immediatamente di essere ascoltato e ci è stato detto di aspettare la conclusione degli interrogatori, e io ero in attesa che tutto si chiarisse. Ma sono parte lesa e mi tutelerò in tutte le sedi perché non devono essere offuscate l'immagine delle istituzioni e la mia personale».

«Vado avanti»
Il presidente della Campania ribadisce di non conoscere Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio, che ha dato il via all'inchiesta della procura di Roma, respinge tutte le accuse, e spiega: «Io considero i controlli di legalità nel nostro Paese un bene per le persone oneste. La trasparenza è una funzione essenziale. E' un vantaggio, non un fastidio. Sostengo pienamente l'azione della magistratura. Vada avanti con estremo rigore, ma in tempi rapidi. I cittadini italiani hanno il diritto di sentirsi rappresentati da persone per bene, e io ho il diritto di uscire a testa alta da questa storia e da questa infame speculazioni politica». Nessun imbarazza, quindi: «Imbarazzo? E' una nuova sfida semmai questa vicenda amara e sconcertante e con contenuti inesistenti. Nessun imbarazzo, e noi siamo portatori sani di legalità e sfido chiunque e in tutte le sedi sulla trasparenza e la legalità. Non accetto nessuna lezione da nessuno!».

Rossi: «Nemmeno io mi dimetterei»
Qualcuno, dal Pd, sembra dare esplicitamente a De Luca man forte. «Se fossi al posto di De Luca neanche io mi dimetterei. Non ci si può dimettere per un avviso di garanzia. La risposta del Governatore della Campania è giusta c'è una verifica di legalità da compiere». Così il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, commenta la vicenda del Governatore Vincenzo De Luca ai microfoni di Agorà su Raitre. "È giusto - ha spiegato - che oggi chi ricopre un incarico pubblico sia sottoposto a queste verifiche. Poi c'è la fase istruttoria, la richiesta di rinvio a giudizio, il primo grado di giudizio. Bisogna rispettare la magistratura non solo quando accusa ma anche quando giudica».

La linea del Pd
In ogni caso, la linea del Pd, secondo quanto si apprende da fonti del Nazareno, sarebbe quella del garantismo nei confronti degli indagati e «fiducia» nella magistratura. «Fiducia totale nel lavoro dei magistrati, massimo garantismo nei confronti degli indagati», spiegando dal Pd. «L'indagine della magistratura faccia il suo corso - proseguono le stesse fonti - la regione Campania lavori sulle emergenze e sulle priorità a partire da Terra dei Fuochi e Bagnoli».

Bergamini: De Luca come Marino, Pd opportunista
Tale linea del Pd ha suscitato polemiche da parte delle opposizioni. Una su tutte, quella di Forza Italia. «Il Pd oggi difende strenuamente De Luca esattamente come ieri difendeva Marino, a prescindere, salvo poi scaricarlo nel tentativo di mascherare le proprie ed evidenti responsabilità e addossarle tutte al sindaco. Non sappiamo come finirà la vicenda in Campania, sta di fatto che la sinistra ha sempre dimostrato di avere una buona dose di opportunismo e di doppiopesismo, cambiando opinione a seconda delle convenienze del momento». Lo afferma in una nota la responsabile Comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini.

M5s prepara la sfiducia
Intanto, l'M5s Campania prepara una mozione di sfiducia nei confronti del presidente De Luca e una contestuale richiesta di una seduta straordinaria del Consiglio regionale della Campania per affrontare la delicata questione del coinvolgimento del governatore nell'inchiesta della Procura di Roma su possibili condizionamenti intervenuti nella fase in cui il collegio della sezione del Tribunale di Napoli ha decretato la sospensiva della sospensione scattata per l'applicazione della Legge Severino. In prima linea, i consiglieri del Movimento Cinque Stelle guidati da Valeria Ciarambino che contano di trovare almeno 4 altri colleghi per presentare la mozione di sfiducia ai sensi dello statuto vigente. Perché sia formalmente redatta, infatti, c'è bisogno della firma di un quinto dei componenti dell'assemblea (50 consiglieri più lo stesso presidente della giunta De Luca). L'annuncio dell'iniziativa in una conferenza stampa tenuta davanti la sede del Consiglio regionale al Centro Direzionale di Napoli.  Le parole di Valeria Ciarambino, capogruppo dei pentastellati campani, contro il presidente De Luca sono durissime e non lasciano spazio a dubbi: «Siamo di fronte a fatti oscuri e a menzogne. Abbiamo seguito la conferenza stampa che non è stata altro che un monologo arrogante di chi si crede 'padrone della Regione'. Ma gli eletti devono rendere conto delle proprie azioni». L'obiettivo principale dei Cinque Stelle è mandare a casa De Luca. «Noi chiediamo le sue dimissioni immediate - attacca Ciarambino - così come avevamo già fatto mesi fa. Ma poiché crediamo che non abbia la dignità di andarsene, stiamo preparando una mozione di sfiducia. Ci bastano altri 4 voti (i consiglieri pentastellati sono sette) perché la mozione arrivi in aula». Le parole già dure lo diventano ancor di più quando la capogruppo parla di De Luca come persona capace di «oltraggio perpetuo» con l'aggravante di «mettere un'ipoteca su tutti gli atti deliberati dalla giunta». Non vanno giù ai grillini anche le dichiarazioni del presidente sul consiglio di lunedì mattina. Effettivamente, la convocazione non è stata neanche inviata ai consiglieri, com'è prassi, dalla presidente D'Amelio. Tre le domande che pongono al governatore: «Se Mastursi era il suo braccio destro, com'è possibile che non sapesse nulla? Perché ha mentito motivando le sue dimissioni (nella nota ufficiale diffusa lunedì sera dall'ufficio stampa di Palazzo Santa Lucia, ndr) con un eccesso di carichi di lavoro? Se è stato ricattato (De Luca stamattina ha detto di essere parte lesa, ndr) perché non ha fatto una denuncia?». Quando le si ricorda che la giudice Anna Scognamiglio si è detta estranea alla vicenda menzionando, inoltre, la circostanza per cui pur essendo lei relatrice il collegio giudicante era composto da tre presone che hanno deliberato all'unanimità, Ciarambino ammorbidisce i toni e parla di «opportunità politica» per cui De Luca non può continuare a fare il presidente. «Se è ricattabile, allora è un fatto pericolosissimo».

(Con fonte Askanews)