29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
L'aeroporto maledetto

Fiumicino brucia ancora. E non è colpa di nessuno

Alitalia, Aeroporti di Roma e il premier Matteo Renzi giocano allo scaricabarile sul secondo incendio in poco più di due mesi. In mezzo, come al solito, ci finiscono i viaggiatori: un'altra tegola sulle ambizioni turistiche della capitale

ROMA – Come se non bastassero Mafia capitale, la corruzione, la monnezza, gli scioperi, i trasporti in tilt...; come se non bastasse tutto questo, appunto, ieri è spuntato l'ennesimo fiore all'occhiello di cui Roma potrà fregiare la propria brillante reputazione turistica internazionale: l'incendio a Fiumicino. Anzi, il secondo incendio in poco più di due mesi, dopo quello del maggio scorso che distrusse il Terminal 3, riaperto solamente nei giorni scorsi. In quel caso, pur tra molti sospetti, la colpa venne data ad un surriscaldamento dell'impianto elettrico; stavolta sono pochi i dubbi che non si sia trattato di un rogo doloso, visto che, come ha spiegato il sindaco Esterino Montino, «le fiamme si sono propagate da due o tre punti, anche lontani tra loro» della pineta di Focene, nei pressi dello scalo.

Tutti innocenti
A cercare l'eventuale responsabile diretto di questo atto criminale ci penseranno le indagini delle forze dell'ordine. Molto più difficile è invece identificare il responsabile istituzionale, visto che tutte le parti in causa si sono immediatamente date al consueto scaricabarile. Alitalia ha dato la colpa all'aeroporto: «I problemi di Fiumicino – ha denunciato l'amministratore delegato Silvano Cassano – nascono da anni e anni di investimenti e pianificazione inadeguati e sono ormai strutturali, auspichiamo meno attenzione alla finanza e più attenzione al mercato e alle esigenze dei passeggeri. Se Fiumicino continuerà a puntare su compagnie low cost e servizi mediocri, Alitalia sarà costretta a spostare la sua crescita altrove». Aeroporti di Roma ha dato la colpa ai contratti: «È in corso di realizzazione un piano di investimenti da circa 11 miliardi, che è stato possibile avviare solo nel 2013 in seguito all'approvazione del contratto di programma, dopo oltre 10 anni di limbo causato dall'assenza del contratto». Matteo Renzi, che come sempre se c'era dormiva e se dormiva sognava di non esserci, ha dato la colpa ad Angelino Alfano, trasformato ormai nel capro espiatorio di tutte le colpe del governo, perfino oltre quelle che ha davvero: «È impensabile – lo avrebbe bastonato il premier al telefono – che il principale hub italiano sia in balia di incidenti o peggio di malintenzionati. Se davvero fosse doloso ci troveremmo di fronte ad un atto gravissimo, le cui conseguenze impattano su una delle principali infrastrutture del Paese, sul turismo e sull'economia. È la seconda volta in pochi mesi e non è possibile che Fiumicino venga messo in ginocchio, questa situazione non è tollerabile. Adesso basta».

Disagi infiniti per i passeggeri
Hanno ragione tutti, come sempre. Peccato che trascurino il piccolo dettaglio che ciascuno di loro ha la sua parte di colpa per lo stato in cui versa l'aeroporto internazionale più grande d'Italia, la porta principale da cui i turisti dovrebbero entrare nella capitale. Perfino Matteo Renzi, pensate un po'. Nel frattempo, anche in questo caso come sempre, le conseguenze di questo scaricabarile le pagano i passeggeri. Che ieri sono stati costretti a subire l'ennesima giornata da incubo: tra voli cancellati, file interminabili alle partenze, aerei bloccati per ore in pista, informazioni a singhiozzo, personale insufficiente. È un miracolo che, presi dalla rabbia, non siano stati loro a dare fuoco a Fiumicino.