26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
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Treni soppressi, convogli tagliati: la Sicilia è sempre più isolata

L'Italia, si sa, non brilla per efficienza nei trasporti. Circostanza confermata dalla soppressione, da parte di Ferrovie dello Stato in Sicilia, di 4 Intercity al giorno e di quello notturno. A rischio, per Celeste Costantino (Sel), è il diritto alla mobilità e la continuità territoriale. Specialmente in una regione già in difficoltà e che ha subito moltissimi tagli ai trasporti negli ultimi anni

ROMA - I trasporti, si sa, non sono un campo in cui il nostro Paese spicchi per efficienza. La situazione cambia di regione in regione, e il disagio, con qualche eccezione, sembra aumentare man mano che si ridiscende lo stivale. E la decisione di Ferrovie dello Stato di sopprimere 4 Intercity al giorno e l'Intercity notte che collegano la Sicilia al resto del continente sembra confermare la gravità del quadro. Se n'è occupata, con un'interrogazione presentata alla Camera, la deputata di Sel Celeste Costantino.

DISAGIO PER I VIAGGIATORI, COSTRETTI A COMPLESSI TRASBORDI - La soppressione, ufficializzata lo scorso 2 febbraio dalla società, comporta, per l'interrogante «la cancellazione della continuità territoriale garantita dalla presenza di ferryboat che operano tra la città di Messina e quella di Reggio di Calabria, che consentivano ai passeggeri dei treni a lunga percorrenza di attraversare lo stretto di Messina senza trasbordi presso il porto di Messina e trasferimento su nuovo treno presso la stazione di Villa San Giovanni». Per questa ragione, «le viaggiatrici e i viaggiatori dovranno affrontare un cambio complesso e faticoso scendendo dal treno presso la stazione ferroviaria di Messina, proseguire il viaggio via Metromare verso Villa San Giovanni, sbarcare e da lì prendere i treni per proseguire il viaggio. Tutto ciò è ancora più complicato per disabili, anziani ed eventuali accompagnatori».

TANTI, I TAGLI ALLA MOBILITÀ TRA SICILIA E CALABRIA - Per non parlare, poi, del fatto che «le scelte dei governi nazionali e locali hanno portato le due regioni dirimpettaie ad uscire dal Corridoio 1 europeo, vista l'assenza istituzionale ai tavoli di discussione europea sulla mobilità tenutisi nel 2014». Ma i tagli ai trasporti non sono una novità, a giudicare dal fatto che, nel 2011, era già stato soppresso il servizio «Auto al seguito» dalla Calabria e dalla Sicilia, «depotenziando così un trasporto meno impattante a livello ambientale e sfavorendo il rientro di molti cittadini emigrati da quelle regioni, nonostante le ben note difficoltà per il trasporto su auto rispetto all'autostrada Salerno-Reggio Calabria, ancora non completata».  Come se non bastasse, la Sicilia aveva già subito un taglio ai convogli: nella regione «si è passati nel tempo da 14 a 5 treni, di cui solo uno proseguiva da Roma a Milano con una conseguente perdita del 60 per cento dei posti di lavoro, i quali con quest'ultima decisione subiranno ulteriori tagli».

CONTINUITÀ TERRITORIALE A RISCHIO - Situazione dalla gravità evidente, per l'interrogante, visto che «la strategia di risparmio effettuata da una società controllata dallo Stato non può abbattersi sul diritto alla mobilità delle cittadini e dei cittadini italiani, soprattutto sul sud Italia, già ampiamente penalizzato in numerosi servizi essenziali, perché la continuità territoriale è un servizio essenziale e per questo non può sottostare a logiche di mercato che hanno già ampiamente penalizzato». Per queste ragioni, la deputata Sel chiede al Ministero competente come intenda, «in concorso con società Ferrovie dello Stato spa e Rete ferroviaria italiana, garantire il diritto alla mobilità sancito nell'articolo 16 della Costituzione italiana e dall'articolo II-105 della Carta dei diritti dell'Unione europea, garantire la continuità territoriale e se intenda potenziare il trasposto eco-sostenibile a discapito di quello su gomma, favorendo il ripristino del servizio auto a seguito».