25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Giulia Grillo, M5s: «Lo Stato non demandi controllo sanità a Regioni»

Sanità: in Italia ce ne sono 21 quante sono le Regioni

Le griglie Lea – Livelli Essenziali di Assistenza – rivelano che la Toscana è la Regione in cui la Sanità è gestita e applicata meglio. Seguono l'Emilia Romagna e il Piemonte. La Lombardia scende al sesto posto. Ogni Regione ha la sua Sanità. Per la deputata M5s Giulia Grillo la soluzione c'è:«Lo Stato deve avere più polso nella gestione della situazione, senza demandare il controllo a

ROMA - «Probabilmente prima di dettare nuove leggi e nuove norme, basterebbe capire che bisogna avere più polso sul territorio. E questo polso un governo centrale potrebbe averlo direttamente anziché demandare alle Regioni la parte relativa al controllo». Così Silvia Grillo, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera in Commissione Affari sociali commenta al DiariodelWeb.it le griglie Lea – Livelli Essenziali di Assistenza – che valutano il livello della sanità Regione per Regione.

MANCANO LIVELLI ESSENZIALI ORGANIZZATIVI - «Se si volesse rivedere l'attuale sistema organizzativo bisognerebbe mettere mano alla Costituzione – spiega la deputata grillina –. Probabilmente, quello che, secondo noi, potrebbe essere fattibile in minor tempo e con più opportunità sarebbe effettuare dei controlli a valle – cosa che normalmente il governo non fa – rispetto alla modalità di attuazione dei Lea. Oggi lo Stato centrale si limita a dare una sorta di linee guida, quindi spazio per la salute in tutte le sue sfaccettature, che poi con delle interne che sancisce con le Regioni mette in atto, ogni Regione con la sua organizzazione». Secondo la deputata grillina il problema sta nel fatto che «ci sono dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma non esistono fondamentalmente dei livelli essenziali organizzativi, che in un certo senso omogeneizzerebbero il risultato. Come a dire che in una squadra di calcio, l'allenatore per raggiungere un risultato usa un metodo di allenamento uguale per tutti, non un metodo diversificato per ognuno, perché se esiste un metodo di allenamento efficacie si usa quello», spiega la deputata M5s.

BASTA GRIGLIE, CONTROLLI PIU' SERRATI - «Quello che secondo noi dovrebbe fare il governo centrale, non volendo toccare l'autonomia organizzativa, sarebbe però comunicare alle Regioni di rispettare un modello preciso, uno standard – continua la deputata pentastellata –. Secondo me, mancando questo approccio, il governo dovrebbe quanto meno apporre dei controlli più serrati, che non siano la mera rilevazione dei Lea con le griglie che fa la Agenas una volta l'anno. Bisognerebbe procedere in maniera molto più seria, secondo noi, visto che comunque ancora oggi tutti sostengono che ci sono delle gravissime sacche di sprechi ed inefficienza, e poi, facendo una valutazione totale e complessiva, potenziare le parti più deboli di alcune Regioni, per evitare che si generi una differenza macroscopica tra Regioni – che poi sono generalmente quelle del Sud. Probabilmente prima di dettare nuove leggi e nuove norme, basterebbe capire che bisogna avere più polso sul territorio. E questo polso un governo centrale potrebbe averlo direttamente anziché demandare alle Regioni la parte relativa al controllo».

PIU' CONTATTO COL TERRITORIO - «Noi stiamo cercando di insistere in questa direzione, ma in Parlamento è passato poco dei provvedimenti di intesa Stato-Regione. Adesso la nostra visione è questa, certamente se fossimo al governo cercheremmo di omogeneizzare la questione sanitaria, proprio per evitare questa direzione regionale che consente ad alcuni centri di essere avvantaggiati. Probabilmente questo si potrebbe fare anche senza andare a toccare la Costituzione. L'idea è capire che il ministero della Salute ha un ufficio ispettivo molto carente, che deve integrare volta per volta queste norme alle ispezioni che deve fare nei vari territori e di solito queste ispezioni partono sempre dopo che accadono situazione spiacevoli e non prima. Quindi si può pensare o di rafforzare quanto c'è di buono nell'Agenas in questa direzione. Ecco, gli interventi e le possibilità sono diverse, per cui probabilmente bisognerebbe partire proprio da lì: avere più contatto con i territori», conclude Giulia Grillo.

IN TOSCANA LA SANITA' MIGLIORE - È la Toscana la regina della sanità. È stato stilato, infatti, un rapporto sullo stato della sanità italiana e il risultato è che i toscani godono della sanità migliore. Si tratta della griglia Lea, ovvero quella che valuta i Livelli Essenziali di Assistenza, giudicando le prestazioni che le singole Regioni offrono ai cittadini, oltre alle modalità di applicazione. La Toscana, secondo il rapporto, ha totalizzato 214 punti sui 225 massimi previsti, superando l'Emilia Romagna, che si piazza, invece, al secondo posto con 204 punti, terzo il Piemonte con 201 punti. Con sorpresa, la Lombardia – seconda nel 2011 e terza nel 2013 – si posizione nel 2014 al sesto posto, pari punti con la Liguria. La sanità della Regione Marche si posiziona, invece, al quarto posto. Tra le motivazioni che hanno portato alla medaglia d'oro alla Toscana l'inserimento nei livelli di assistenza integrativi di agopuntura e medicina tradizionale cinese – offerte in 46 ambulatori pubblici – e i dati sull'utilizzo e attivazione della Carta Sanitaria Elettronica. Diversi i parametri cui si fa riferimento per stilare la classifica della sanità regionale: dai tassi di vaccinazione, i servizi agli anziani, i ricoveri ospedalieri appropriati, gli esami specifici e i controlli sulla sicurezza al lavoro.