12 ottobre 2025
Aggiornato 13:30
Il premier libico: Isis è minaccia per l'Italia

Alfano: «Massima allerta, 4800 soldati in più per difendere l'Italia»

È necessario tenere alto il livello di attenzione. Questo è quanto è emerso dalla riunione odierna del Comitato Nazionale dell'Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduta dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Il vertice è stato convocato per esaminare il nodo caldo dei fatti libici, la questione del terrorismo e quella degli sbarchi.

ROMA – È necessario tenere alto il livello di attenzione. Questo è quanto è emerso dalla riunione odierna del Comitato Nazionale dell'Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduta dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Il vertice è stato convocato per esaminare il nodo caldo dei fatti libici, la spada di Damocle delle minacce dell'Isis e la questione delicata che vede l'intreccio di sbarchi dei migranti sulle nostre coste e terrorismo. Il ministro ha, per questo improvviso quanto mai urgente impegno, ha annullato la visita in Prefettura a Napoli, dove nel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare i vertici provinciali delle forze di polizia e della magistratura.

ALTRI SOLDATI IN STRADA - Per fronteggiare i potenziali attacchi da parte di frange di estremisti islamici, il ministro Alfano dispone che 4.800 militari vengano schierati su tutto il territorio nazionale a difesa dei cosiddetti «obiettivi sensibili». La nota diffusa dal Ministero dell'Interno sottolinea come l'operazione appena avviata rientra nella missione più ampia di «Strade sicure» e così ai tremila uomini già in strada se ne aggiungeranno altri 1.800: «Il contingente assicurerà, in forma ampliata, la prosecuzione dell’operazione «Strade sicure» anche in relazione alle nuove esigenze contro il terrorismo».

LA MINACCIA ALL'ITALIA - In seguito al drammatico attentato degli estremisti islamici a Parigi, lo scorso 7 gennaio, il Governo italiano si era attivato per rafforzare le difese e disegnare una nuova strategia che riuscisse ad arginare la forza islamista. Il 10 febbraio scorso, infatti, il Consiglio dei ministri aveva approvato un provvedimento d'urgenza contenente una normativa più rigida e mirata a contrastare eventuali attacchi di matrice terrorista. Gli ultimi drammatici sviluppi della situazione hanno visto l'avanzata delle truppe delle colonne dello Stato islamico nel Nord Africa, in Libia, dove, occupata Sirte, i terroristi puntano dritto alla conquista di altre città del Paese. Da Mosul – roccaforte irachena dell'Isis – la radio ufficiale dello Stato islamico ha menzionato Roma e il governo italiano, che, nella persona del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, starebbe dando inizio ad una «crociata» contro gli islamici. Le minacce all'Italia, oggi, sono concrete e arrivano dopo che il numero uno della Farnesina chiede all'ONU un intervento armato per ristabilire la situazione in Libia, con alla guida proprio l'Italia. Il premier, Matteo Renzi, prima concorde con il ministro per l'intervento, ritratta e afferma che non è ancora il momento per l'azione militare.

L'APPELLO DEL PREMIER LIBICO - Ad allertare ancor più il governo italiano sono le dichiarazioni del premier del governo di Tobruk in Libia, Abdullah Al Thani. Il premier si mostra fortemente preoccupato per la situazione che imperversa nel suo Paese e lancia un appello alle potenze mondiali, affinché intervengano e blocchino l'avanzata dei terroristi dello Stato islamico nel Paese: «Abbiamo informazioni confermate che Al Qaeda e lo Stato islamico sono a Tripoli e vicino Ben Jawad chiedo alle potenze mondiali di stare a fianco della Libia e lanciare attacchi militari contro questi gruppi». Se il mondo resterà ancora fermo a guardare, la situazione degenererà e vedrà l'avanzata dell'Isis anche nei Paesi europeri: «Questa minaccia si trasferirà nei Paesi europei, specialmente in Italia», sottolinea il primo ministro libico.

RENZI FRENA - Mentre la Francia, la cui ferita aperta dopo i drammatici fatti del Charlie Hebdo brucia ancora, chiede insistentemente che l'ONU intervenga, l'Italia di Matteo Renzi sceglie di temporeggiare. Per Renzi i tempi non sono ancora maturi per una operazione militare nel Paese: «La vicenda è problematica», afferma al Tg5 il presidente del Consiglio, ma «non è il momento per l’intervento militare. La proposta è di aspettare il Consiglio di sicurezza Onu. La forza dell’Onu è decisamente superiore alle milizie radicali».

ALLARME BOMBA A BERGAMO - Intanto, oggi, l'aeroporto di Bergamo è stato scenario di un allarme bomba che ha bloccato per tre ore tutte le attività. Tre ore di controlli serrati dopo un allarme bomba anonimo, all'aeroporto di Orio al Serio. Alle 7,30 è scattata la procedura di sicurezza in seguito ad una chiamata ricevuta dall'ufficio cambio valute di un uomo che pronunciato le fatidiche parole che precedono gli attacchi terroristici: «Allah akbar, Allah akbar, alle 10 scoppierà una bomba». I protocolli di sicurezza sono scattati immediatamente: i voli, sia in partenza che in arrivo, non sono stati bloccati, ma per tre ore il personale della polizia ha setacciato l'intero aeroporto in cerca dell'ordigno, senza averne traccia.

L'OCCIDENTE CONDANNA L'EFFERATEZZA DELL'IS - In una dichiarazione congiunta di Francia, Italia, Germania, Spagna, Gran Bretagna e Usa si legge che «i governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti condannano fermamente tutti gli atti di terrorismo in Libia. L'efferata uccisione di 21 cittadini egiziani, da parte di terroristi affiliati all'ISIS, sottolinea ancora una volta l'impellente necessità di una soluzione politica del conflitto». Il processo di dialogo portato avanti dalle Nazioni Unite per la formazione di un governo di unità nazionale «costituisce la speranza migliore per i libici». La comunità internazionale «è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale per affrontare le sfide attuali della Libia».