28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
La presidentessa contro la pubblicità delle aziende

Boldrini: «Troppe femmine negli spot»

E' l'Italia degli stereotipi quella contro cui oggi si scaglia la presidente della Camera, Laura Boldrini, e più esattamente, l'attacco della terza carica dello Stato è rivolto alle imprese italiane e straniere che sfruttano il corpo delle donne, riducendo le stesse di fatto ad un ruolo inferiore rispetto a quello dell'uomo.

ROMA - Nuovo e ancora più duro atto di accusa della presidente della Camera, Laura Boldrini, contro imprese italiane e multinazionali che sfruttano il corpo delle donne negli spot: «Un sistema agghiacciante», lo ha definito, che dimostra come le aziende abbiano deciso di «non partecipare attivamente allo sviluppo della società» ma di «ancorarsi a un vecchio stereotipo perché questo fa vendere». Lo stereotipo della donna «o silenziosa e seminuda o che serve a tavola», uno stereotipo che «6 italiani su 10 trovano normale».

L'ITALIA DEGLI STEREOTIPI - Intervenendo alla presentazione del nuovo report della onlus WeWorld Intervita contro la violenza sulle donne e gli stereotipi di genere dal titolo 'Rosa Shocking - Violenza, stereotipi e altre questioni del genere', la terza carica dello Stato ha sottolineato che «la ricerca ci racconta un'Italia che sappiamo bene esistere, che non vuole allontanarsi da uno stereotipo. Anzi, ritrova in quello stereotipo una propria connotazione».

IL SISTEMA AGGHIACCIANTE«Qualche tempo fa - ha ricordato Boldrini - mi ritrovai a dire che la pubblicità riproduceva un modello di donna sorpassato, uno stereotipo della donna o silenziosa e seminuda o che serve a tavola. Questo sollevò tantissime polemiche, non lo avrei mai sospettato ma oggi Massimo Guastini (presidente Art Directors club italiano, ndr) ci ha dimostrato purtroppo che si va oltre quello che dissi qualche tempo fa perché conferma un sistema agghiacciante, ovvero che le nostre imprese vogliono investire 66 milioni al mese in spot che riproducono un'immagine falsata della donna».

LE IMPRESE AGGRAPPATE ALL'IDEA DI DONNA CHE FA VENDERE - Le imprese, ha accusato Boldrini, «preferiscono tirarsi fuori dall'evoluzione della nostra società: un'impresa può partecipare attivamente allo sviluppo della società ma anche non farlo e ancorarsi a uno stereotipo vecchio. Le nostre aziende sono innamorate di quello stereotipo perché quello fa vendere. E il sondaggio di Pagnoncelli ci dice che 6 persone su 10 trovano normale sfruttare il corpo della donna in pubblicità per vendere qualsiasi cosa».

PER CAMBIARE, SI RIPARTA DALLE SCUOLE«Penso che - ha osservato Boldrini - ci sia qualcosa che non va: sono dati che fanno riflettere. Dobbiamo contrastare questo fenomeno cominciando dalle scuole. La lezione di rispetto di genere è necessaria, facciamola. L'educazione sentimentale è necessaria per crescere delle ragazze e dei ragazzi consapevoli visto che ci troviamo di fronte a cittadini che ritengono normale quello che hanno sempre visto». La terza carica dello Stato ha ricordato che «le pubblicità che le grandi multinazionali fanno in Italia non le fanno in altri paesi. Ci sarà un motivo? Le stesse aziende in Inghilterra, in Svezia fanno altre pubblicità».

IL TEMPO E' SCADUTO: SI PARLI ORA DI DIGNITA' DELLA DONNA«Ci servono sondaggi, analisi, monitoraggi - ha concluso Boldrini - perché ci danno la dimensione di quanto lavoro c'è da fare: non possiamo considerare che queste non siano cose importanti, non è mai tempo per avanzare socialmente? Invece il tempo è scaduto. Bisogna parlare di dignità della donna, di giusta rappresentanza». E la terza carica dello Stato ha ricordato la sua 'fissazione' di declinare i ruoli al femminile, come lei chiede di fare con quello da lei ricoperto facendosi chiamare 'la presidente': «E' mio dovere mettere attenzione su questo, se noi non restituiamo alla donna il linguaggio vuol dire che è come un meteora, passerà. L'Accademia della Crusca ci dà tutti gli strumenti: non esiste una funzione che non può essere declinata al femminile. L'Accademia della Crusca lo scrive, ha fatto una guida».