Lega: Roma dorme, il Veneto si libera
Per il presidente del Veneto, gli abitanti della regione devono essere messi nelle condizioni di scegliere. Il referendum non è solo un diritto, ma «deve essere costituzionale, legittimo e inattaccabile«.
VENEZIA - «Il referendum sull'indipendenza del Veneto è un atto di grande civiltà e democrazia. Anzi è la sublimazione della democrazia, e anche un atto di pungolo per Roma che sonnecchia e non guarda le nostre esigenze», a dirlo è il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Io ho un mandato: due leggi referendarie. Annuncio che è stata depositata la nostra opposizione davanti alla Corte Costituzionale, da parte dei nostri consulenti, per cui noi in questo momento siamo in prima linea per difendere un diritto democratico, cioé lasciare ai veneti la libertà di esprimersi».
ZAIA: AVANTI COL REFERENDUM - Il referendum in Veneto per l'autonomia e l'indipendenza «deve essere costituzionale, legittimo e inattaccabile». Così Luca Zaia, presidente della regione, che ribadisce: «Le regole si rispettano». Per Zaia i veneti devono essere posti nelle condizioni di scegliere «se lasciare a Roma 21 mld di tasse l'anno oppure no». La Regione renderà operativo da lunedì il conto corrente, già aperto, sul quale fare affluire i versamenti per il finanziamento del referendum consultivo sull'indipendenza del Veneto come previsto dalla legge regionale 16/2014. Il numero di IBAN del conto corrente è il seguente: IT 37 C 02008 02017 000103397411.
E' LA SUBLIMAZIONE DELLA DEMOCRAZIA - Per quanto attiene, invece, al referendum sull'autonomia, per la sua particolare natura giuridica, esso è finanziabile, come disposto dalla legge regionale 15/2014, con fondi del bilancio regionale. «È l'inizio di un viaggio, che abbiamo voluto costituzionale, legittimo, giuridicamente inattaccabile - è il commento del presidente del Veneto, Lucia Zaia. «Come in Scozia, prende il via una grande pagina di democrazia. Questo conto è la miglior risposta agli scettici che andavano dicendo che non si sarebbe mai arrivati ai blocchi di partenza, la dimostrazione che non si può chiudere la bocca a un popolo che chiede solo di esprimersi. Così come abbiamo deciso di resistere in giudizio di fronte alla Consulta contro l'impugnativa dei neo-centralisti romani, vogliamo a tutti i costi garantire la consultazione».