17 febbraio 2025
Aggiornato 08:30
Decreto Salva-Roma

Roma, un fallimento annunciato

Il buco di bilancio è solo una parte della voragine culturale, economica e sociale in cui la Capitale sta sprofondando

Quello che sta succedendo a Roma ormai è su tutte le prime pagine dei giornali: il sindaco Ignazio Marino era in attesa di ricevere circa mezzo miliardo di euro per coprire un buco di bilancio enorme. L’ostruzionismo di Lega e 5Stelle ha impedito che il provvedimento che doveva portare i soldi a Roma fosse approvato nei tempi previsti. Renzi avrebbe dovuto provvedere ricorrendo ad un voto di fiducia, ma non se l’è sentita di inaugurare il suo nuovo governo con una forzatura che sarebbe stata vissuta come l’ennesimo favore ad una città spendacciona e piena di debiti. Il sindaco Ignazio Marino, che di professione fa il chirurgo, a questo punto ha messo da parte il bisturi, ha imbracciato l’accetta e rivolto ai politici amici suoi che lo hanno spedito in Campidoglio gli ha urlato: «con voi ci vogliono solo i forconi».

Sorvoliamo sulla risposta di Renzi, peraltro pronunciata in fiorentino, e utilizziamo per una volta una tipica espressione in perfetto romanesco: «Roma capitale, ma de che?».

E’ esagerato? Allora state a sentire la cronaca di Roma degli ultimi giorni.

L’ex comandante dei vigili urbani è da una settimana agli arresti domiciliari. Era stato accusato da due imprenditori di essere un collezionista di tangenti, i carabinieri gli hanno messo sotto controllo il telefono e hanno scoperto che con i suoi interlocutori si vantava di avere spesso minacciato pesantemente l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Passiamo ai rifiuti. Il proprietario miliardario della gigantesca discarica dove i romani per anni hanno scaricato la monnezza è agli arresti da qualche mese perché è accusato di essersi preso i soldi per fare la differenziata, mentre invece buttava tutto nel calderone. Il problema però è, che esaurita la discarica di questo signore agli arresti, poiché nessuno ha provveduto in tempo, Roma non sa più dove portare la monnezza a meno di non utilizzare una seconda e nuova discarica, sempre dello stesso signore finito in manette.

Il teatro dell’Opera è alla frutta e il maestro Riccardo Muti solo per miracolo ha potuto dirigere la prima della Manon di Puccini perché il teatro, pieno di debiti, è a rischio chiusura.

La collina di Monte Mario, dopo le piogge, è monitorata continuamente perché un pezzo è già smottato e si teme il peggio.

Delle buche è meglio non parlare perché si viaggia solo con il fuori strada. E al Liceo Artistico hanno rubato i computer ma non ci sono i soldi per ricomprarli.

Intanto il famoso Caffè de Paris, simbolo della dolce vita ha chiuso definitivamente: prima era finito in mano alla camorra, poi è andato a fuoco e si è scoperto che non pagava l’affitto da due anni.

Pochi giorni fa è passato per Via Veneto un turista americano che deve avere imparato in fretta il dialetto romanesco perché lamentandosi con tassista per il prezzo delle corsa gli gridato contro «ma dolce vita, de che?».