Grillo: «Non andare da Napolitano non è sgarbo, era inutile a giochi fatti»
Il leader del M5s: «Il rapporto che c'è con questo signore anziano si è complicato. Non rappresenta più la totalità degli italiani ma è un presidente di settore. Noi andiamo avanti con l'impeachement»
ROMA - Il rifiuto del Movimento 5 stelle (M5s) di accettare l'invito del presidente della Repubblica per un incontro sul tema della legge elettorale «non è uno sgarbo», ha precisato Beppe Grillo, giunto al Senato per una visita al gruppo parlamentare. «No, non voglio che lo si prenda come un sgarbo - ha spiegato Grillo - è solamente una cosa inutile andare lì con dei giochi già fatti».
CON NAPOLITANO RAPPORTO COMPLICATO - Quanto a Giorgio Napolitano «non è più il presidente di tutti gli italiani» e il rapporto con lui è «complicato», ha commentato il il leader del M5s: «Il rapporto che c'è con questo signore anziano - ha spiegato a proposito del 'no' degli stellati al colloquio auspicato dal capo dello Stato sul tema della legge elettorale - è un rapporto che si è complicato, almeno per me è complicato».
UN PRESIDENTE DI PARTE, IMPEACHMENT - Per il comico genovese il capo dello Stato «non rappresenta più la totalità degli italiani ma è un presidente di settore. E' un presidente di parte e noi andiamo avanti con l'impeachement. Non sarà mai approvato, il nostro è un atto dovuto perché lo percepiamo come un presidente di parte e non di tutti gli italiani. Io ci ho parlato due volte, è una persona di quasi novant'anni, furba, scaltra... Ci ha dovuto ricevere perché siamo una forza importante ma non ha senso che ci andiamo a parlare. Io non mi permetto di giudicare il presidente della Repubblica ma qui stiamo andando verso una deriva di qualcosa di strano. Abbiamo un presidente del Consiglio che va in tv a mentire dicendo che siamo noi a non voler togliere il porcellum... siamo nell'analisi comportamentale, ci sono dei grossi problemi».
AL VOTO SUBITO - Quanto alla riforma della legge elettorale, il co-fondatore del M5s ha spiegato che «sarebbe meglio andare al voto, in qualsiasi modo. Noi non vogliamo andare al governo e governare ma cambiare lo Stato. Dobbiamo rifare lo Stato italiano, perché non c'è».
COMANDO IO - Grillo ha poi risposto ai cronisti che gli hanno domandato chi prende questa decisione su un argomento estraneo al programma, se lui o l'assemblea dei parlamentari: «Decido io. Allora lo volete capire che qui comando io...», ha scherzato rivolgendosi ai suoi eletti. Dopo la riunione con i senatori, il leader del M5s ha detto: «Sono venuto a fare un incontro, ho visto i famosi dissidenti, ho visto persone intelligenti che dicono cose sensate».
SU IMMIGRAZIONE VA FATTO REFERENDUM - In merito alle tensioni emerse nel M5s, a proposito dell'emendamento presentato da due suoi senatori per l'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, Grillo ha spiegato che c'è stata una spaccatura non tanto nel merito ma sulle procedure da seguire: «Io - ha detto - non ne sapevo niente e neanche i capigruppo. Non si decide in quattro o cinque, deve essere oggetto di referendum. Ognuno può avere idee a favore o contro. Destra o sinistra su questo tema si giocano l'identità pur essendo convissuti come gemelli siamesi:creano tifoserie e così vai fuorigioco. La legge sull'immigrazione va discussa e deve essere oggetto di referendum perché può cambiare la geopolitica di un Paese».
NON SONO EUROSCETTICO - Poi Grillo ha spiegato la sua posizione verso l'Ue: «Io mi incazzo quando mi dicono euroscettico, io non sono scettico, io voglio capire. Non sappiamo nulla uno dell'altro, quest'Europa qui non va bene, ci sta riducendo senza sovranità alimentare, senza sovranità economica. Nel 2015 qualsiasi governo vada su è già morto, perché col fiscal compact dovremo pagare 50 miliardi all'anno per 20 anni e sono cose che non ho firmato io. Bisogna andare a ridiscutere con la Merkel, con l'Europa. Non c'è più tempo, dobbiamo andare lì, tirare fuori un po' di grinta. Ora c'è il Fondo monetario, la triplice (troika, ndr) che ci dicono 'prendiamo il 10 per cento dai conti correnti', andrà a finire così».
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