24 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Dopo 43 anni contro la mafia

Pietro Grasso, seconda carica dello Stato

Ieri, primo giorno, da debuttante a Palazzo Madama, ha presentato un disegno di legge contro la corruzione, il voto di scambio, il falso in bilancio, l'autoriciclaggio perchè «il Paese non può attendere oltre»

ROMA - «Sono nato a Licata, in provincia di Agrigento, e cresciuto a Palermo, città che con la sua storia e il suo patrimonio di bellezza e insieme di violenza, ha influenzato le scelte più importanti della mia vita, sia sul piano familiare che su quello professionale». Si presenta così, nella biografia preparata per la candidatura a senatore con il Pd, Piero Grasso. E con una massima per rinnovare il servizio alle istituzioni: «Chi fa politica non può avere altri interessi».

Ieri, primo giorno, da debuttante a Palazzo Madama, ha presentato un disegno di legge contro la corruzione, il voto di scambio, il falso in bilancio, l'autoriciclaggio perchè «il Paese non può attendere oltre». Sposato con Maria dal 1970, padre di Maurilio, funzionario di Polizia, e nonno di Riccardo inizia la carriera di magistrato nel 1969 a Barrafranca, in provincia di Enna, per proseguire a Palermo nel 1972 fino ad arrivare alla direzione nazionale antimafia. Uno dei primi casi su cui lavora è l'omicidio del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, nel 1985 è giudice a latere nel Maxiprocesso a Cosa Nostra nato dalle indagini del pool antimafia.

Giovanni Falcone, nel frattempo nominato Direttore della Direzione affari penali del Ministero di grazia e giustizia, lo chiama con sè nel maggio del 1991 come consigliere. «In quei mesi - racconta Grasso - iniziamo a disegnare nuovi progetti e nuove strategie di coordinamento dell'attività giudiziaria contro la criminalità organizzata: in quella sede viene decisa la nascita della Procura nazionale antimafia, delle Direzioni distrettuali e della Direzione investigativa antimafia. Purtroppo questo lavoro di architettura legislativa viene bruscamente interrotto il 23 maggio 1992 con la strage Capaci, seguita poche settimane dopo, il 19 luglio, da quella altrettanto cruenta di via D'Amelio».

Grasso sostituisce Falcone nella Commissione centrale per la definizione ed applicazione dello speciale programma di protezione a favore dei testimoni e collaboratori di giustizia. «Delle stragi del 1992 e del 1993 - aggiunge - comincio ad interessarmi nelle mie nuove funzioni di coordinamento e di impulso, prima come sostituto poi come aggiunto, presso la Direzione nazionale antimafia».

Nel 1999 il ritorno a Palermo come Procuratore capo della Repubblica con un incarico che dura fino al 2005, «in questi anni vengono arrestate per reati di mafia più di 1.700 persone, e vengono consegnati alla giustizia 13 dei 30 latitanti più pericolosi». Nel 2005 Grasso diventa procuratore nazionale antimafia e viene confermato per un secondo mandato nel 2010.

«Nell'autunno 2013 la mia esperienza di Procuratore nazionale antimafia si sarebbe conclusa, anche se sarei potuto restare in magistratura sino al primo gennaio 2020. Ho però deciso di dare le dimissioni dall'ordine giudiziario, nel quale non potrò più tornare, di 'spostarmi' in politica e di impegnarmi con il Partito Democratico per portare la mia esperienza in Parlamento, certo di poter dare il mio contributo al rilancio di temi importanti come la situazione delle carceri, la lotta alla criminalità organizzata, la difesa della legalità, la sicurezza dei cittadini e la riforma della Giustizia»