25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Dopo la candidatura di Zingaretti in Regione si riapre la partita per le elezioni comunali

Lazio: parte la corsa al Campidoglio. Melandri, Sassoli e Riccardi in pole position

Il leader della Destra Storace su Twitter: «A Roma con la candidatura di Riccardi, al posto di Zingaretti arriveranno direttamente gli zingari»

ROMA - A Francesco Storace, leader della Destra e storico 'battutaro', non è sfuggita l'occasione di mettere il proprio sigillo ad una giornata clou per il Lazio: «A Roma - ha scritto su Twitter - con la candidatura di Riccardi, al posto di Zingaretti arriveranno direttamente gli zingari». La boutade di Storace, un po' istrionica e un po' razzista, fotografa però una questione politica aperta. Accettando, oggi, la candidatura alla presidenza della Regione, Nicola Zingaretti ha 'scoperto' la casella a cui sembrava destinato, quella del candidato di centro-sinistra per il Campidoglio.
«C'è una emergenza democratica», ha detto Zingaretti per spiegare oggi in conferenza stampa la sua scelta, maturata quando si è aperto il dopo-Polverini. «Siamo seduti su una polveriera». Il presidente della Provincia di Roma ha incassato il ringraziamento del suo partito, a partire dal segretario Pierluigi Bersani: «E' il modo più concreto di testimoniare come la politica possa promuovere il rinnovamento, garantendo capacità ed esperienza per la guida delle istituzioni».

Si apre ufficialmente, a questo punto, la corsa al Campidoglio. Nessuna data prefissata, ma nelle segreterie di partito si cerca di individuare il candidato del dopo-Alemanno. Nel centro-sinistra, in particolare, il totonomine va avanti da giorni. Circolano i nomi di Giovanna Melandri, David Sassoli, Enrico Gasbarra per il Pd. E torna - nell'ottica di un'intesa tra centro e sinistra - il nome di Andrea Riccardi, ministro del governo Monti, storico e fondatore della comunità di Sant'Egidio. L'Udc lo guarda con favore, il segretario del Pd Bersani sarebbe intenzionato a contattarlo nei prossimi giorni, l'associazionismo cattolico lo apprezza da anni. Ma lui continua a ripetere da settimane che non ha ambizioni personali per il futuro e ora pensa a fare il ministro. Di tematiche, oltretutto, di cui si occupa da una vita (la cooperazione internazionale, l'integrazione). «Se me lo chiedesse un segretario di partito - ha detto ieri interpellato dai cronisti - ne discuteremmo e a lui risponderei sì o no». Ma non basta. Ogni sua parola viene vagliata come una premonizione. Quando gli hanno chiesto quale sindaco capitolino del passato ricordasse, e lui ha risposto Giulio Carlo Argan, ha suscitato tanti retropensieri da dover precisare che non era un'autocandidatura. Stessa cosa quando ha criticato il sindaco Alemanno per lo sgombero dei campi rom. E stessa cosa quando, negli anni scorsi, 'boatos' di corridoio davano per sicura una sua candidatura alla guida della regione Lazio, nelle liste del Pd di Veltroni, al ministero degli Esteri. Voci tanto sicure quanto, alla prova dei fatti, infondate.