29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Congresso Nazionale della Lega Nord

Lega, Maroni segretario «senza tutele»

Bossi in lacrime cita Salomone: Rinuncio al «bambino» per salvarlo. Contrasto tra il vecchio e il nuovo leader sulla pulizia interna. L'ex Ministro: Non rincorriamo Grillo, la Lega è immortale, tornerà potentissima. Chiudere almeno dieci Ministeri, introdurre dazi e protezioni

ASSAGO - Rimarranno nella storia della Lega nord le immagini di Umberto Bossi in lacrime, che per salvare il suo «bambino», il movimento che ha fondato e guidato per oltre vent'anni, è costretto a rinunciarvi per evitare che venga irrimediabilmente diviso. Così come segna una pietra miliare nella storia del Carroccio l'incoronazione del nuovo, acclamato e sorridente, leader Roberto Maroni. L'elezione a scrutinio palese per alzata di mano e a maggioranza schiacciante dell'ex ministro dell'Interno, appena cinque mesi dopo la «scomunica» giunta dai suoi nemici interni (il divieto a parlare in manifestazioni leghiste senza autorizzazione) è una vera e propria rivoluzione, in un partito abituato alla guida di un padre-padrone considerato praticamente intoccabile. Un cambiamento, impensabile fino a pochi mesi fa, che si è concretizzato oggi, tra colpi di scena, ultime schermaglie e puntualizzazioni.
«Sarò un segretario senza tutele, commissariamenti e ombre», ha detto Maroni prima di essere eletto. Ed era questo che stava più a cuore al neo segretario: assicurarsi di poter esercitare la sua funzione di guida politica e organizzativa della Lega nella più ampia libertà di azione, soprattutto senza la presenza ingombrante di Bossi, che pretendeva di avere ancora sostanziale voce in capitolo, per esempio rivendicando per sé il diritto di scegliere il venti per cento dei consiglieri regionali e parlamentari.
Ed è proprio sulle funzioni del presidente federale della Lega, la carica assegnata a Bossi a vita, che si è consumato lo scontro dietro le quinte. Per questo, quando il senatùr si è reso conto che lo Statuto era stato approvato prima del suo arrivo ha temuto «l'imbroglio» e osservato che «lo Statuto si può modificare fino a che il Congresso è in corso». Ma il passo era stato già compiuto. «Nessun imbroglio, lo Statuto è stato votato quasi all'unanimità», ha prontamente replicato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. E Bossi non ha potuto fare altro che accettare l'esito e rinunciare alla sua creatura per evitare divisioni laceranti. L'alternativa, secondo una fonte, era già pronta e sarebbe stata la secessione dei bossiani.

Non rincorriamo Grillo, la Lega è immortale, tornerà potentissima - Dopo le lacrime di Bossi, la replica di Maroni: «Umberto per me è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore. Ma oggi inizia una fase nuova». Innanzi tutto, la Lega punta ad diventare come «La Csu in Baviera», che è riuscita, «con la concretezza dei suoi amministratori, a diventare il partito egemone di quella regione. La Lega deve diventare il primo partito di tutte le regioni della Padania. E la chiave del nostro successo è il territorio». Tutto ciò, senza «rincorrere Grillo», che «non ha gli amministratori che abbiamo noi, e che saranno i nostri alfieri, anche nelle battaglie politiche». Una Lega che troverà la sua strada, forse, «via dalle poltrone romane» che vuol dire «fuori dalla Rai, da questi posti di potere, che non ci hanno portato nulla. Via dai doppi incarichi. E questo deve valere soprattutto dentro la Lega» perché «non c'è tempo, non c'è possibilità di occuparsi di troppe cose». Una Lega, ha scandito Maroni, che è «immortale, continuerà la sua battaglia fino alla libertà della Padania» e che tornerà «potentissima».
Maroni ha tratteggiato una Lega che «non è antieuropeista, e noi non siamo contro l'euro» ma «a condizione che si possa creare una nuova Europa, con nuove regioni come la Padania». «Altrimenti - ha spiegato - è meglio uscire dalla moneta unica, e poi succederà quello che deve succedere, ma ci libereremo dalle zavorre che abbiamo».
«Il progetto d'indipendenza della Padania non cambia - ha detto Maroni, dopo che ieri Mario Borghezio ed Erminio Boso avevano chiesto di riconoscere una corrente indipendentista - Questo è il progetto della Lega». E ha smentito le voci di modifica dell'articolo uno dello Statuto: «Finché ci sarò io non si toccherà: la Padania come regione d'Europa» perché «l'Europa fatta di organismi che stanno morendo, gli Stati nazionali».
L'ex ministro dell'Interno ha poi replicato, senza citarlo, a Umberto Bossi, che ha parlato di attacco alla Lega «che non ha rubato niente» attraverso la magistratura. «Basta beghe interne, basta piangerci addosso, non ne posso più - ha detto Maroni - Io non credo ai complotti».

Il contrasto tra il vecchio e il nuovo leader sulla pulizia interna - Anche sul tema della «pulizia interna» il contrasto tra il vecchio e il nuovo leader è stato stridente: da una parte Bossi, che ha attaccato «quelli che alzavano le scope», cioè i militanti leghisti, in grande maggioranza maroniani, e lo stesso Maroni, che in occasione di una manifestazione a Bergamo dopo l'avviso di garanzia al tesoriere Belsito chiedevano pulizia all'interno del movimento. «Quelli che alzavano le scope - ha detto Bossi parlando - non hanno capito che la cosa era organizzata. Di più. Spesso quelli che alzavano le scope - ha proseguito - se si andasse a fondo, farebbero meglio a non alzarle troppo. Perché c'è n'è uno poi, è ridicolo, alzava la scopa, gridava e poi il suo autista, invece di farlo pagare dal suo comune, lo faceva pagare alla Lega. Meglio essere tranquilli». Secondo alcuni fedelissimi bossiani il riferimento di Bossi è all'autista del sindaco di Verona Flavio Tosi.
«Abbiamo fatto pulizia e continueremo a farla», ha invece detto Bossi. E ha aggiunto: «Dobbiamo dotarci di un codice etico, in modo che certe cose non accadano più».
Sul piano politico, secondo Maroni occorre «Darsi obiettivi veri, concreti e raggiungibili. Il primo è di licenziare governo Monti senza possibilità di reintegro». E ha proseguito con l'elenco: «Commissariare le banche ricevono soldi pubblici all'uno per cento e comprano titoli di stato invece di darli alle imprese; difendere il patrimonio dei nostri comuni. Acqua deve rimanere pubblica; continuare senza indugio la lotta contro immigrazione clandestina; risolvere il dramma degli esodati. Come possiamo accettare - ha chiesto - un disegno criminale che mette sul lastrico 300mila famiglie?; Serve un grande patto di solidarietà tra le Regioni del nord per risolvere il problema degli esodati».
Infine, «la madre di tutte le battaglie. E cioè la guerra contro il Patto di stabilità che affama i nostri comuni. I comuni in dissesto sono tutti da Roma in giù. E' un patto assurdo, che aiuta i comuni che non fanno i risparmi e penalizza i nostri sindaci. Dobbiamo farlo saltare. Questa sarà la battaglia d'autunno della Lega».

Chiudere almeno dieci Ministeri, introdurre dazi e protezioni - Ma l'ex ministro dell'Interno propone anche la chiusura di «almeno dieci ministeri inutili, a cominciare da quello della coesione sociale. La regionalizzazione del debito, indicata da Luca Zaia. In quindici o venti anni lo azzeriamo, dopodiché basta, padroni a casa nostra»; «Dobbiamo abbattere subito, del 15-20 per cento il carico fiscale per le imprese» e «tagliare la spesa pubblica col machete».
Maroni si è detto d'accordo «per l'introduzione di una moneta complementare, per creare un circuito alternativo all'euro. Non è un'idea stravagante - ha detto Maroni - funziona già in Europa. Ma non per una città o una provincia. I nostri governatori devono essere i garanti di questa sistema». Poi, «zero aiuti alle imprese decotte, come la Fiat di Pomigliano». Il neo segretario intende anche introdurre un nuovo sistema di protezione, fatto da dazi e quote, «per tutelare le nostre imprese dai prodotti cinesi a bassissimo prezzo. Non dobbiamo aver vergogna o paura ad introdurre sistemi di protezione», ha osservato. Infine, serve secondo Maroni «Un nuovo sistema fiscale. Voglio andare più in là del federalismo fiscale. In Svizzera tre livelli di governo. Comuni, regioni, Stato. Un terzo, un terzo, un terzo».
Maroni ha infine annunciato gli «Stati generali del nord» entro luglio, «per sentire la voce di tutti, degli imprenditori, delle famiglie, degli esodati, di tutti quelli che il governo Monti sta condannando alla miseria». E il ritorno dei classici incontri leghisti Pontida innanzitutto. E, a settembre, la festa dei popoli padani, che si concluderà a Venezia.