28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Congresso della Lega Lombarda a Bergamo

Maroni: Le regioni del nord si uniscano nella Padania

L'ex Ministro dell'Interno: Non possiamo aspettare troppo, il sogno rimane l'indipendenza. Terremoto ci ha colpito, ora ritroviamo l'unità. Celebrazioni del 2 giugno inopportune, la gente soffre

BERGAMO - «Abbiamo un sogno che è la Padania, libera, indipendente e sovrana. Nelson Mandela diceva che il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso. Ecco a Roma voglio che sentano chiaro e forte che la Lega non si arrenderà mai». Questo uno dei passaggi del discorso di Roberto Maroni al congresso della Lega Lombarda in corso a Bergamo.
«Siamo al governo delle regioni più importanti della Padania - ha sottolineato Maroni - Non possiamo aspettare ancora troppo per mettere insieme queste forze straordinarie e fare la battaglia politica della Padania. Stiamo governando le regioni della Padania. E fare in modo che il governo di queste regioni non sia solo il buon governo amministrativo, ma dobbiamo sfruttare questa capacità di governo, questa posizione, per lanciare la sfida a Roma, per lanciare la sfida all'Europa. La Lega - ha aggiunto - e il progetto della Lega è sotto attacco. Dobbiamo costruire la Rete sul territorio per combattere e per lanciare la nostra azione politica».
Per lanciare al sfida dell'indipendenza a Roma però, ha detto Maroni, «abbiamo bisogno di compattezza e di stare uniti. O la Lega è unita o è finita. Chiedo a tutti di fare un passo avanti, l'unità è il nostro valore fondamentale».

Terremoto ci ha colpito, ora ritroviamo l'unità - «La stagione dei congressi serve per rilanciare l'azione politica della Lega dopo il terremoto che ci ha colpiti: noi ritroviamo l'unità di tutti i militanti».
«Il nemico è fuori, gli avversari sono fuori», ha aggiunto il triumviro della Lega, osservando che «Il nostro compito è smentire i gufi che dicono che la Lega è morta: oggi si può ricominciare».
Maroni si è detto «fiducioso e ottimista» sul fatto che «oggi si chiuda una pagina brutta e se ne apra una ancora più bella di quella che è stata la Lega nel passato, con grandi successi e soddisfazioni per tutti noi». «Questo è un congresso vero - ha proseguito l'ex ministro dell'interno - forse per la prima volta. Si sfidano due candidati alla segreteria, io mi auguro che chiunque vinca, l'altro, che non è uno che perde, si metta a disposizione e si ritrovi l'unità del movimento: questa è la precondizione perché la Lega possa ripartire».

Unità è fondamentale, ora basta piangersi addosso - «Chiedo a tutti di fare un passo in avanti. L'unità è il nostro valore fondamentale» e ora «basta piangersi addosso». Lo ha detto il triumviro della Lega Roberto Maroni, intervenendo al Congresso lombardo del Carroccio. «Da ora in avanti mettere da parte polemiche e rancori personali - ha detto Maroni - Ne va del nostro futuro».
Maroni ha premesso che questo «Non è un congresso di propaganda. Dobbiamo guardarci in faccia, capire che cosa è successo, elaborare il lutto. Basta piangerci addosso, basta con queste menate. E decidere che cosa fare da qui in avanti per vincere la battaglia storica che abbiamo iniziato a combattere tanti anni fa».
L'ex ministro dell'interno si è detto però «ottimista. Ho visto militanti un po' incazzati ma pronti a ripartire. Gente che non chiede niente alla Lega. Che chiede solo di credere in un grande sogno. E' questo che dobbiamo continuare ad alimentare, il grande sogno che ci ha dato Umberto Bossi».

Celebrazioni del 2 giugno inopportune, la gente soffre - La Lega non partecipa alla celebrazioni del 2 giugno perché «riteniamo che queste celebrazioni, queste feste, questi buffet dovevano essere cancellati per dare aiuto concreto alle popolazioni colpite dal terremoto».
«E' una decisione - ha osservato il triumviro della Lega Nord - che prescinde dal fatto che oggi c'è il congresso della Lega lombarda». «Una decisione - ha proseguito - che vuole sottolineare l'inopportunità di festeggiare un evento, mentre c'è gente che soffre, che è morta, che ha perso tutto e l'aiuto dello Stato poteva e doveva essere molto più concreto che non celebrare una festa facendo buffet e buttando soldi nel cesso».