19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Elezioni | Elezioni Amministrative

Il Cardinale Bagnasco dà una mano a Monti e bacchetta i partiti

Il presidente della CEI ha aperto nel pomeriggio in Vaticano l'assemblea generale di primavera - il «parlamento» dei vescovi italiani. Sulla presenza dei cattolici in politica solo un breve richiamo

CITTÀ DEL VATICANO - Il cardinale Angelo Bagnasco dà una mano a Mario Monti e bacchetta i partiti che sembrano volersi «ritrarre» dal sostegno al Governo. Il presidente della Cei ha aperto nel pomeriggio in Vaticano l'assemblea generale di primavera - il 'parlamento' dei vescovi italiani - con una prolusione che, in un momento di incertezza segnata dalla crisi dell'euro, dal terremoto in Emilia Romagna e dall'attentato di Brindisi, pungola il mondo politico a proseguire l'azione di rinnovamento dell'esecutivo tecnico.

SI DEVE CAMBIARE - E' «importante» che le riforme «necessarie» siano «ora completate con il massimo dell'equità e del consenso possibile», ha detto Bagnasco all'assise dei presuli che si riunisce da oggi a venerdì. «Stupisce l'incertezza dei partiti che, dopo una fase di intelligente comprensione delle difficoltà in cui versava il Paese, ma anche delle loro dirette responsabilità, paiono a momenti volersi come ritrarre», ha scandito l'arcivescovo di Genova. «Non ci sarebbe di peggio che lasciare incompiuta un'azione costata realmente molti sacrifici agli italiani». Se nel corso dei mesi scorsi la Cei si era distinta dalla Santa Sede per un sostegno meno entusiastico al Governo, oggi Bagnasco è stato più netto: «Si doveva cambiare. Si deve cambiare. Di qui l'iniziativa governativa di messa in salvo del Paese, in grado di scongiurare il peggio».

ASTENSIONE MESSAGGIO DA PRENDERE SUL SERIO - Quanto ai partiti, l'astensione delle elezioni amministrative è «un messaggio chiaro da prendere sul serio» e - quasi un accenno a Beppe Grillo - i risultati «non possono incentivare involuzioni del quadro della responsabilità politica, né demagogie e furbizie, grossolane o sottili che siano». Soprattutto, però, sono i partiti a non doversi lasciare andare a «latrocinio» e «pratiche corruttive» che li porta a essere considerati «traditori della politica».