28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Il Governo e il Partito Democratico

Bersani «blinda» Monti ma chiede una «svolta» alla Hollande

Se c'era un modo per blindare Mario Monti era proprio accusare pubblicamente il Pd di voler votare in ottobre come ha fatto oggi Silvio Berlusconi. Il Leader dei Democratici ribadisce lealtà ma chiede un'integrazione al Fiscal compact

ROMA - Se c'era un modo per blindare Mario Monti era proprio accusare pubblicamente il Pd di voler votare in ottobre come ha fatto oggi Silvio Berlusconi. «Il Pd - ha replicato pubblicamente Pier Luigi Bersani - ha dato una parola e la mantiene, si vota in primavera quando saranno convocate le elezioni. Se Berlusconi ha un'altra idea lo dica». Non ci si poteva aspettare niente di diverso, il Pd non potrebbe provocare la fine anticipata della legislatura nemmeno se lo volesse, e forse qualcuno lo vorrebbe anche, nell'ala sinistra vicina al segretario. Ma un conto è la tentazione di qualcuno, altra cosa sono i reali margini d'azione e negli ultimi mesi Bersani ha dimostrato più volte con i fatti che l'idea di far saltare il tavolo non rientra nel novero delle possibilità: è stato così quando si è trattato di dare il via libera al Governo Monti; è stato così persino nel momento più critico della trattativa sull'articolo 18.

LA PARTITA DELL'ARTICOLO 18 - Certo, è singolare che proprio su questo punto il Pdl oggi abbia provato a rilanciare, ipotizzando ulteriori modifiche all'intesa sui licenziamenti, spingendo subito Cesare Damiano a chiarire che «l'accordo sull'articolo 18 non va messo in discussione». Ma, anche in questo caso, di fatto «il cerino» è in mano al Pdl, che dovrebbe cercare di «forzare» in Parlamento l'intesa siglata al tavolo tra Monti e «ABC»; a meno che non si pensi che sia proprio il Governo a riaprire una partita che sembrava chiusa e che potrebbe portare davvero ad esiti imprevedibili, ipotesi che allo stato non sembra probabile. Come spiega un dirigente del Pd: «Diversi, tra noi, sarebbero contenti di votare ad ottobre. Ma nessuno si alzerà mai in Parlamento per provocare la crisi».

LA SVOLTA FRANCESE - D'altro canto, Bersani ha fatto oggi capire che i prossimi mesi potrebbero essere ancora più faticosi per Monti. Quando gli è stato chiesto se il Pd proporrà di mettere in stand by l'approvazione del Fiscal compact, che Francois Hollande ha dichiarato di voler modificare, Bersani ha risposto: «Dobbiamo andare all'approvazione del Fiscal compact. Ma diventa credibile la possibilità di un'integrazione del Fiscal compact con una serie di misure che lo bilancino dal lato della crescita. Questo può diventare uno scenario nuovo e se questo è lo scenario... beh l'Italia deve infilarsi in questo scenario da protagonista. Questa riflessione non può attendere le elezioni tedesche, sono troppo in là». Un caldo invito a Monti a cogliere l'occasione della (probabile) vittoria di Hollande per dare una svolta alla politica europea e anche a quella italiana, allentando un po' il cappio rigorista imposto dalla Germania di Angela Merkel.

CAMPAGNA ELETTORALE - Del resto, ormai si è entrati in una campagna elettorale che non terminerà il 6 maggio ma, di fatto, durerà fino alle politiche della prossima primavera. Basta leggere quello che ha scritto Bersani nella lettera inviata agli iscritti Pd: «Non tutte le misure che sono state varate l'avremmo predisposte noi. Abbiamo avanzato le nostre proposte e ottenuto anche alcuni importanti miglioramenti (dal prelievo sugli esportatori di capitale che hanno sfruttato il condono di Tremonti alla lotta contro l'evasione, alla difesa dell'articolo 18, fino alla battaglia per il futuro degli esodati). Ma non dimentichiamo e non permettiamo che si dimentichi che Monti è venuto non dopo i partiti, ma dopo Berlusconi».