12 ottobre 2025
Aggiornato 07:30
La Lega e il caso Belsito

Maroni: Ora fare pulizia. Al congresso candidato unico

Per l'ex Ministro dell'Interno colloquio con Repubblica: Umberto non può mettersi in disparte. «Cerchio Magico»? Contrapposizioni personali dovute più a opzioni caratteriali che a linee politiche diverse. Zaia: Renzo Bossi? La famiglia resti fuori dalla politica

ROMA - «Dal punto di vista giudiziario, sarà quel che sarà. Ora si deve pensare al partito e a fare pulizia senza guardare in faccia nessuno». In un colloquio con La Repubblica Roberto Maroni, che insieme a Roberto Calderoli e a Manuela Dal Lago guiderà la Lega fino al congresso d'autunno, traccia le tappe del percorso di salvataggio del partito fino al congresso nazionale «dove si sceglierà il nuovo segretario e si stabiliranno le alleanze per le elezioni parlamentari. Perchè un conto sono le amministrative, altro le politiche».

Bossi non può mettersi in disparte - Per Maroni il passo indietro deciso da Bossi è «un grande atto di dignità e coraggio. Ancora una volta ci ha salvato. Lui ha proposto i nomi dei tre reggenti. Ed è stato lui a dire che il congresso va fatto a ottobre». Umberto, aggiunge Maroni non rispondendo alla domanda su una sua eventuale candidatura a segretario, ma nemmeno smentendo, «non può mettersi in disparte, anzi, io gli ho detto: se ti ricandidi avrai il mio voto», prosegue l'ex ministro dell'Interno.
Quanto alle correnti interne, alla battaglia tra il cosidetto «cerchio magico» e i maroniani, Maroni minimizza: «quelle sono state contrapposizioni personali dovute più a opzioni caratteriali che a linee politiche diverse. Quando saremo al congresso, si riprenderà la direzione vera. E non ci saranno più «bossiani» e «maroniani» o altro». E al congresso di ottobre «si arriverà con una candidatura unica», conclude Maroni.

Bossi: Nessuno ha chiesto le mie dimissioni, Maroni non c'entra - La scelta di dare le dimissioni da segretario della Lega Umberto Bossi l'ha presa autonomamente, non ci sono state pressioni, «non era un problema dell'uno o dell'altro, di Maroni...». Il leader della Lega lo ha detto nell'intervista di ieri sera a Radio Padania, ritrasmessa oggi pomeriggio dall'emittente: «Nessuno mi ha chiesto le dimissioni, quando ho detto mi dimetto si sono messi tutti a piangere, momento emozionante, mi sono commosso. Le mie dimissioni irrevocabili non erano un problema dell'uno o dell'altro, Maroni etc... Nessuno ha chiesto le mie dimissioni. Questa roba qui ci dà più forza».
«Ho voluto dare forza al movimento - ha aggiunto - sono l'unico segretario che ha preso atto che c'era una compromissione di qualche membro della famiglia, cioé del rischio di qualche compromissione di un membro della famiglia, e si è dimesso. Dovevo tirarmi fuori dai piedi, l'ho fatto perchè andava fatto, ma nessuno è responsabile se non io delle scelte che ho fatto».

Zaia: Renzo Bossi? La famiglia resti fuori dalla politica - Meglio tenere la famiglia fuori dalla politica. Ne è convinto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che risponde così ai giornalisti che gli chiedono se Renzo Bossi dovesse entrare nel Consiglio regionale lombardo. «Io direi che i familiari devono restare fuori - spiega il governatore - in famiglia ne basta uno. Sennò, facciamo come i baroni dell'università o come negli ospedali».
Zaia ha voluto puntualizzare di non avere «nulla contro la persona», tuttavia l'esponente leghista ritiene che «dovremmo puntare a un partito con un codice etico che imponga che i familiari non ci siano».