RAI, Alfano: Della governance si occuperà chi verrà nel 2013
Il Segretario del Pdl: Ora non è il momento di farlo, troppi veti. Butti: Sulla governance regna una confusione sospetta. Il commissariamento sarebbe un fatto gravissimo in assenza di qualsiasi motivazione oggettiva. Follini: Commissariare la RAI è coerente con il clima politico
AGLIARI - «L'assetto della governance Rai lo farei gestire a chi verrà nel 2013, se avrà voglia di farlo». Lo ha affermato il segretario del Pdl, Angelino Alfano, a Cagliari per incontrare i rappresentanti sindacali di Alcoa e Eurallumina e per un vertice con il presidente della Regione Sardegna, Cappellacci, i vertici del Pdl isolano e i consiglieri regionali del partito. «Non credo che questo sia il momento di farlo - ha aggiunto Alfano, parlando di Rai con i giornalisti - in una logica di veti e controveti e di contrasti basati solo sull'assegnazione delle poltrone».
Butti (Pdl): Sulla governance regna una confusione sospetta - «Che confusione sospetta regna in materia di governance Rai. Tra chi sproloquia su ipotesi di commissariamento, che sarebbe un fatto gravissimo in assenza di qualsiasi motivazione oggettiva, e chi minaccia l'Aventino in Vigilanza Rai per alzare il tono della polemica, c'è una via di mezzo ragionevole: una legge in vigore, una Commissione parlamentare preposta alla scelta del Cda Rai e criteri ai quali attenersi per tale scelta.». Lo ha dichiarato in una nota il senatore Alessio Butti, capogruppo Pdl in commissione di Vigilanza Rai.
«Tutto il resto - ha concluso - è pretestuoso anche perché la legge 112/2004 è costruita appositamente, attraverso il meccanismo del gradimento e della condivisione, per garantire l'indicazione di amministratori di assoluta qualità. Il resto sono schermaglie strumentali».
Cicchitto: Se Orfini è il nuovo, ridateci il vecchio - «Orfini si vada a rileggere la storia di tante realtà, proprio a partire dalla Rai per finire al Monte dei Paschi di Siena, prima di parlare, attribuendola ad Alfano, di «ossessione per la lottizzazione» e di «vecchia politica». Comunque se Orfini è il nuovo, per favore ridateci il vecchio». Lo dichiara in una nota Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl.
Bocchino: I veti sono del Pdl che vuole conservare le poltrone - «I veti sulla riorganizzazione della governance della Rai arrivano proprio dal Pdl. E sono proprio loro gli unici ancora interessati a conservare le poltrone. In questo modo la Rai non sarà mai competitiva, resterà solo uno stipendificio che costa troppo ai cittadini e offre un prodotto scadente». Lo dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, che aggiunge: «Noi di Fli e del Terzo Polo siamo stati chiari: non ci presteremo a questo giochetto della spartizione delle poltrone e chiediamo che il governo proceda subito con la nomina di un amministratore delegato e metta fuori i partiti dal servizio pubblico».
Follini: Commissariare la RAI è coerente con il clima politico - «Mi sembra che in una fase come l'attuale, nella quale si è convenuto di commissariare la politica, il commissario della Rai riveste un senso di coerenza». Lo afferma in un'intervista al Messaggero il senatore del Pd marco Follini. «I partiti maggiori - sottolinea - stanno cercando di dare una risposta eccezionale ad una situazione nella quale erano saltate tutte le regole. La politica un simile colpo d'ala è riuscito a darlo con il governo Monti: non vedo perché per la Rai si debbano adottare soluzioni di vecchio stampo».
Sulla contrarietà del Pdl, secondo cui la legge attuale impedirebbe il commissariamento, Follini spiega che «la legge consente ampi margini per adottare in Parlamento soluzioni innovative. Temo che il vero impedimento sia la difesa un po' pigra delle proprie rendite. Però insisto: da un lato, stiamo parlando della più grande azienda culturale del Paese; dall'altro di un nodo politico che è sempre stato cruciale dai tempi di Filiberto Guala prima ancora che di Bernabei. Rassegnarci a soluzioni pasticciate o minimaliste - conclude Follini - mi sembra indegno rispetto alla scommessa politica che in tanti, anche se non tutti, abbiamo accettato di adottare».