Areanazionale a Fini: Bene il progetto, ma l'identità non è un tabù
Lettera aperta al Presidente della Camera: Siamo pronti, mollato gli ormeggi. Oggi, per dare prevalenza ai progetti rispetto alle identità, rischiamo di far svanire un sogno che si chiama Europa
ROMA - «Caro Presidente, è bello tornare a parlare di progetto, ma anche di identità. In politica esistono idee che si fanno azione ed esistono soprattutto quelle idee per le quali vale la pena rischiare, come tu ami spesso ricordare. Soprattutto esiste il coraggio, quello che tu ci hai insegnato ad avere, il coraggio delle scelte, il coraggio della rinuncia. Progetto ed identità sono concetti che non contrastano tra loro, ma si completano e si rafforzano l'uno con l'altro». E' quanto scrive Fabrizio Penna (Areanazionale, Fli) in una lettera aperta a Gianfranco Fini, pubblicato sul sito di Areanazionale.
«L'identità senza progetto produce qualcosa che non cresce e, come diceva Spengler, tutto ciò che non cresce è destinato a morire. Il progetto senza identità, invece, è mero esercizio matematico», sottolinea Penna, che poi aggiunge: «Hai ragione, Presidente, ad esortarci a non aver paura di navigare in mare aperto o scendere nelle profondità degli abissi, ma ci ricordiamo che anche la più scassata delle navi quando naviga in mare aperto issa sempre le sue insegne».
Identità, insomma, «non è un tabù. Identità, diciamolo chiaramente, non è chincaglieria vetero, neo o post fascista. Identità è l'anima profonda di un popolo e dei suoi uomini migliori, quelli che per il bene comune si mettono in movimento» e «nessun progetto può nascere senza identità».
«Oggi, per dare prevalenza ai progetti rispetto alle identità, rischiamo di far svanire un sogno che si chiama Europa. Perché chi, come te, ha fondato questa Unione non può accettare che l'identità europea muoia bruciata dalle molotov di Atene in quanto progetto senza anima. Caro Presidente, potremmo anche noi raccogliere la tua sfida adulandoti, sarebbe facile, ma non sarebbe finiano, non sarebbe coraggioso. Potremmo anche noi discettare di politologia, ma dubitiamo che un ragazzo di venti anni possa scoprire l'impegno politico e civile senza passione. La generazione dei millennials, quelli che esistono perché socializzano in rete, sa benissimo che quello smartphone che li tiene connessi con il mondo è stato comprato con i soldi di un benessere che rischia di essere un lontano ricordo. Questi giovani sanno che quello che dice Mario Monti sul lavoro è vero, ma vogliono dai politici come te una motivazione per accettarla questa verità», scrive Penna.
«E allora siamo pronti alla sfida. Noi in mare aperto ci stiamo, abbiamo già mollato gli ormeggi, anzi li abbiamo recisi in un solo istante con un solo colpo di ascia. Partendo abbiamo anche bruciato i pontili alle nostre spalle, indietro non si torna. Ma nel mare in tempesta, progettando ovviamente la rotta migliore, isseremo sempre il vessillo della nostra identità. L'identità di una nazione, coesa, solidale e basata finalmente sul merito e sulla legalità. L'identità di chi vuole essere italiano perché ama la Patria dove è nato. L'identità di un popolo forte, creativo, aperto ed unito», conclude.